
Quasi un anno di promesse non mantenute nella gestione dell'emergenza Covid. L'unico successo è stato il suo «scudo» verso le inchieste della Corte dei conti.Non si sa per che cosa verrà ricordato Domenico Arcuri, il manager di Stato che il 18 marzo 2020 è stato scelto dalla defunta maggioranza giallorossa come commissario straordinario all'emergenza Covid. Forse per la sua capacità di resistere alle polemiche che ha suscitato. Voluto dall'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, Arcuri è passato indenne attraverso controversie roventi, che avrebbero fatto evaporare chiunque altro: su mascherine, vaccini e primule, ma anche su banchi a rotelle, siringhe, stipendi...Ora che Mario Draghi ha preso in mano Palazzo Chigi, il centrodestra in Consiglio dei ministri (ma anche quello che ne è rimasto fuori) chiede conto dell'operato di Arcuri, e se possibile anche una sua veloce messa alla porta, definitiva e ingloriosa. Non soltanto per le inchieste giudiziarie sui vari mediatori vicini agli uffici del commissario, che si sono arricchiti con l'opaca importazione di centinaia di milioni di mascherine cinesi. Ma per le severe critiche all'operato di Arcuri. Insomma, il suo posto comincia davvero a traballare.Dal 2007 Arcuri è al vertice di Invitalia, l'Agenzia di Stato che dovrebbe sovrintendere al lancio e rilancio di aziende strategiche: pare vi sia entrato per i rapporti con l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema. Quei rapporti sono tornati utili nella primavera 2020, quando il governo Conte 2 ha sbattuto nel Covid e ha cercato l'uomo cui affidare gli immensi appalti pubblici per l'emergenza. Tra gli sponsor di Arcuri è stato l'allora ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, del Pd e dalemiano antemarcia.Nel suo decreto di nomina, Arcuri ha ottenuto qualcosa che somiglia al contestatissimo «scudo protettivo» che Silvio Berlusconi, da premier, non era riuscito a garantirsi una dozzina d'anni fa. Il commissario non ha potuto chiedere la sospensione dalle inchieste penali, visto che quella era stata negata dalla Corte costituzionale a un capo di governo. Ma Arcuri ha avuto la garanzia, inedita, che la Corte dei conti non potesse ficcare il naso in nessuno dei suoi atti: acquisti, contratti, appalti. Malgrado la loro battaglia per la trasparenza, il M5s non ha avuto nulla da eccepire. Ma si sa: la trasparenza, a sinistra, ha sempre fatto rima con intermittenza.La Corte dei conti, in realtà, qualche conto in sospeso con Arcuri ce l'ha comunque: dal 2016 conduce verifiche sugli stipendi dei vertici d'Invitalia, e nel luglio 2020 è uscita la notizia che ha chiesto ad Arcuri e altri 14 manager la restituzione di 1,9 milioni, versati di troppo.Almeno come commissario, comunque, Arcuri non dovrebbe aver ricevuto nulla in più, rispetto al suo stipendio di manager pubblico. Il decreto assicura che «l'incarico è svolto a titolo gratuito» e che «i rimborsi spese sono a carico delle risorse» destinate alla struttura. A meno che non ci pensi Draghi, un'operazione verità sarà difficile: un'interrogazione presentata oltre un mese fa da Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia, non ha mai ottenuto risposta. Segnalava che «l'ammontare complessivo dei compensi di Arcuri è poco chiaro».Pur se in parte «scudato», Arcuri non è rimasto indenne alle accuse dei critici. Enzo Ravellino, eurodeputato di Fratelli d'Italia, in un esposto gli ha rinfacciato di aver acquistato per i vaccini siringhe di precisione «luer lock», quelle dove l'ago s'avvita e rimane bloccato: «Sono stati spesi quasi 10 milioni per procacciarne 157 milioni», ha scritto Ravellino, «e pare che la spesa sia di sei volte superiore a quella delle siringhe tradizionali». Arcuri l'ha subito negato: le siringhe in realtà permetterebbero di utilizzare fino in fondo ogni fialetta di vaccino, ricavandone sei dosi anziché le cinque ufficiali. Non s'è ancora capito chi abbia ragione.Ma poi s'è scoperto che certe società d'intermediazione, usate per importare centinaia di milioni di mascherine, sono avvolte dai misteri. E Fuori dal coro, il programma di Mario Giordano, ha scoperto nell'inverosimile assenza di controlli da parte delle autorità sanitarie che un'altra immane partita di mascherine, destinata in parte al personale ospedaliero in prima fila contro il Covid, ha una qualità pessima: «Sono una merda», ha dichiarato testuale il tecnico incaricato dell'analisi.Per non parlare dei banchi a rotelle, la geniale soluzione ai problemi del distanziamento nelle aule di scuola concordata dal commissario con l'ex ministro grillino dell'Istruzione Lucia Azzolina. Nel luglio 2020 Arcuri ne ha acquistati 3 milioni, da usare nell'anno scolastico in corso. Sono arrivati in ritardo, ma si sono dimostrati inutilizzabili. In più casi - come a Padova, dove ne sono arrivati 560 per un costo di 84.000 euro - sono rimasti nei magazzini perché scomodi, se non addirittura pericolosi.Il più controverso tripudio dell'Arcurismo, però, sono state le «primule». Non si sa dove sia stata partorita la bizzarra idea dei grandi tendoni a forma di fiorellino, che avrebbero dovuto accelerare le vaccinazioni. Nel bando si legge avrebbero dovuto essere da un minimo di 21 a un massimo di 1.200. La somma prevista al metro quadrato era 1.300 euro. Considerando che ogni struttura disegnata (si spera gratis) dall'archistar Stefano Boeri è di 315 metri quadrati, il costo senza Iva per 21 padiglioni sarebbe stato di 8,5 milioni: se fosse passata la paradossale idea di fabbricarne 1.200, si sarebbe buttato via quasi mezzo miliardo. Per fortuna le Regioni si sono ribellate, preferendo banali tendoni militari. Poi Draghi è apparso all'orizzonte. E Arcuri ha cominciato a cercare un tendone dietro al quale nascondersi.