2024-04-12
Facciamo valere la voce della ragione di fronte agli «esperti» con l’elmetto
Andrea Margelletti (Imagoeconomica)
In un articolo inquietante, Andrea Margelletti, già consigliere strategico della Difesa, auspica il conflitto contro la Russia. Si dimentica però di dire come resisteremo a un’eventuale reazione nucleare di Mosca.In un articolo comparso sul Riformista del 5 aprile, a firma di Andrea Margelletti, si leggono le seguenti affermazioni: «L’inquilino dell’Eliseo ha detto apertamente che, qualora l’Ucraina non fosse più in grado di difendersi e le truppe russe minacciassero Kiev e Odessa, i Paesi europei dovrebbero considerare concretamente la possibilità dell’invio di truppe a supporto degli uomini di Zelensky… Macron ha, finalmente, esorcizzato il tabù dell’invio di truppe in Ucraina, ponendo sul tavolo un fattore troppo a lungo trascurato, ovvero il limite di quello che si è disposti a fare per tutelare il proprio interesse nazionale e collettivo… Anche se sono tantissimi i passaggi e tantissime le sfumature che separano la situazione attuale dall’eventuale necessità di inviare truppe in Ucraina, quest’ultima non può e non deve essere più trattata come un semplice scenario puramente teorico o come una prospettiva accademica. Anche se è spaventoso e fa paura, l’Europa si prepari alla guerra e non tema di farlo». Si rimane francamente sgomenti, a fronte di tali parole, nel constatare con quale noncurante disinvoltura si prospetti come concreta possibilità quella che l’intera Europa, dopo quasi ottant’anni, torni a sperimentare gli orrori della guerra; una guerra a seguito della quale non avrebbe più senso alcuno lo sventolio di una bandiera o di un’altra sulle macerie in cui sarebbero inevitabilmente ridotte la maggior parte delle sue città, popolate soltanto da pochi superstiti alla disperata ricerca di quanto possa farli stentatamente sopravvivere giorno dopo giorno. E lo sgomento risulta ancora maggiore ove si consideri che l’autore di una tale prospettiva non è un qualche sconclusionato epigono del dottor Stranamore, ma è - come si legge nel suo curriculum reperibile su Internet - il fondatore e presidente del Centro studi internazionali; ha rivestito per lunghi anni la carica di Consigliere strategico del ministro della Difesa ed ha prestigiosi incarichi di insegnamento in Università e scuole militari. Il che fa ragionevolmente pensare che la sua non sia, purtroppo, un’opinione isolata, ma rispecchi orientamenti diffusi in ambienti che contano, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa, e dai quali, quindi, potrebbe scaturire la decisione di dar fuoco alle polveri, senza che le popolazioni chiamate a subirne le tragiche conseguenze siano state, di fatto, adeguatamente informate e messe quindi in grado di esprimere con cognizione di causa la loro volontà. E un’adeguata informazione richiederebbe anzitutto la risposta all’interrogativo circa la consistenza numerica delle truppe che i Paesi europei dovrebbero essere disposti a inviare per fronteggiare efficacemente l’ipotetico attacco russo su Kiev, Odessa o altre importanti città dell’Ucraina; consistenza che dovrebbe necessariamente raggiungere, per ottenere lo scopo, il livello delle centinaia di migliaia di uomini, posto che a centinaia di migliaia si contano i soldati che la Russia già attualmente impiega sul fronte di guerra. Una seconda, ma non certo meno importante, domanda alla quale dovrebbe rispondersi è quella sul se e come possa escludersi la possibilità che la Russia, per chiudere definitivamente la partita a sua favore, faccia ricorso al suo arsenale nucleare, la cui consistenza è tale da poter ridurre in cenere, praticamente, l’intera Europa; il che essa potrebbe fare senza gran timore di subire, per rappresaglia, analoga sorte, dal momento che quell’arsenale è incomparabilmente superiore a quelli, riuniti, della Francia e della Gran Bretagna (unici Paesi, in Europa, a disporre di armamento atomico). Né un tale timore potrebbe, presumibilmente, nascere dalla possibilità che la rappresaglia venga dagli Usa, dovendosi dare per scontato che - come più volte assicurato dal presidente Joe Biden - è escluso l’invio di truppe americane in Ucraina. La Russia, quindi, non avrebbe ragione alcuna di lanciare i missili intercontinentali, di cui pure dispone, contro gli Usa, con la prospettiva di subirne la ritorsione, e lo stesso, all’inverso, varrebbe per gli Usa, che certo non si esporrebbero ad analoga ritorsione solo per dare man forte agli Europei cacciatisi, per loro scelta, nei guai. Terzo interrogativo, infine, è quello sul come un’iniziativa bellica a sostegno dell’Ucraina possa conciliarsi con gli statuti della Nato e dell’Unione europea, nei quali è espressamente previsto che la forza militare possa essere impiegata solo quando oggetto di ingiusta aggressione sia taluno dei Paesi che fanno parte dell’uno o dell’altro di quegli organismi; e tra essi l’Ucraina non è compresa. Ai suddetti interrogativi non risulta fornita, a tutt’oggi, risposta alcuna, né da parte di politici (a cominciare dal presidente francese Macron), né da parte di più o meno autorevoli opinionisti ed «esperti», tra i quali va annoverato il nostro Margelletti. Appare, quindi, assolutamente necessario che la voce della ragione e del buon senso si faccia sentire con la maggior forza possibile, prima che accada l’irreparabile, rammentando ancora una volta - e nella speranza che abbia, stavolta, miglior fortuna - il famoso monito lanciato dal papa Pio XII alla vigilia dello scoppio del secondo conflitto mondiale: «Nulla è perduto con la pace; tutto può esserlo con la guerra»; con la sola differenza che, oggi, alle parole «può esserlo» andrebbero sostituite, almeno per quanto riguarda l’Europa, quelle «lo sarebbe». Pietro Dubolino, presidente di sezione a riposo della Corte di Cassazione
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In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.