2023-07-12
F-16, dossier curdo e un posto nell’Ue: con l’ok alla Svezia, Erdogan fa bingo
Giorgia Meloni e Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
Dopo il via libera all’adesione di Stoccolma al Patto atlantico arrivano i jet. E le assicurazioni svedesi sul Pkk e sull’avvicinamento di Ankara a Bruxelles. Positivo il bilaterale Erdogan-Meloni. Ira di Mosca.È un leader controverso. E non è neanche il massimo della simpatia. Ma che Recep Tayyip Erdogan sia un abile stratega è fuori discussione. Con il suo ok all’ingresso della Svezia nella Nato dell’altro ieri, il sultano è riuscito a ottenere una serie di vantaggi non indifferenti. Innanzitutto, guarda caso, ieri il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha reso noto che gli Usa andranno avanti con il trasferimento dei caccia F-16 alla Turchia. È pur vero che Washington e Ankara continuano a ripetere che la questione dei jet non c’entrerebbe nulla con il semaforo verde di Erdogan alla Svezia: si tratta tuttavia di una versione a cui è onestamente difficile credere, anche perché, con questa mossa, Joe Biden dovrà probabilmente affrontare i malumori di alcuni settori bipartisan del Congresso, che non vedono di buon occhio il sultano. Ma non è finita qui. Oltre a ottenere rassicurazioni da Stoccolma sulla spinosa questione curda, Erdogan è riuscito a spuntarla anche sul piano economico. «La Svezia e la Turchia», si legge in un comunicato congiunto di Stoccolma e Ankara, «hanno convenuto di intensificare la cooperazione economica attraverso il Comitato misto turco-svedese per l’economia e il commercio». Infine, Stoccolma si è impegnata a favorire l’avvicinamento di Ankara all’Ue. «La Svezia», si legge, «sosterrà attivamente gli sforzi per riavviare il processo di adesione della Turchia all’Ue, compresa la modernizzazione dell’unione doganale Ue-Turchia e la liberalizzazione dei visti». Ricordiamo che, poche ore prima di revocare il veto sull’ingresso di Stoccolma nella Nato, Erdogan aveva subordinato il suo via libera alla ripresa del processo di ammissione di Ankara all’Ue. La Commissione europea si era affrettata a rispondere picche. Tuttavia il fatto che Stoccolma si sia impegnata a far riprendere il processo dimostra che questo dossier è ormai tornato sul tavolo. Tra l’altro, subito dopo aver dato l’ok alla Svezia, Erdogan ha avuto un incontro con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in cui i due hanno dichiarato di voler «ridare energia» ai rapporti tra Ankara e Bruxelles. Insomma, grazie alla sua strategia di pressione, il sultano è riuscito a ottenere molto di quello che voleva da Biden, dalla Nato, dalla Svezia e (forse) da Bruxelles. Il suo peso politico nell’Alleanza è quindi cresciuto ulteriormente, mentre ieri, a margine del vertice di Vilnius, ha avuto dei bilaterali con Biden, Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Rishi Sunak e Giorgia Meloni, alla quale ha detto di voler «continuare la forte cooperazione con l’Italia», discutendo con lei anche di commercio, industria della difesa, Mediterraneo e contrasto all’immigrazione clandestina. E invitandola presto ad Ankara. Non solo. Erdogan è riuscito a mettere sotto pressione anche la Russia. Negli ultimi giorni, aveva restituito alcuni combattenti del battaglione Azov a Kiev e aveva affermato che l’Ucraina «merita di essere ammessa nella Nato». Il sì a Stoccolma rappresenta poi un altro schiaffo al Cremlino, che non ha nascosto una certa irritazione. Guarda caso, proprio ieri, la Russia ha posto il veto al consiglio di sicurezza Onu sul rinnovo per nove mesi di un’operazione di assistenza per il Nordest della Siria attraverso il territorio turco. Se la tensione tra Mosca e Ankara sta aumentando, non è un mistero che Erdogan abbia sempre tenuto un atteggiamento di equilibrismo tra Nato e Russia. E non si può neppure escludere che abbia voluto approfittare della debolezza di Vladimir Putin, a seguito del tentato golpe di Yevgeny Prigozhin. D’altro canto, il sultano sa che, allo stato attuale, lo zar non può realmente fare a meno di lui. Erdogan rappresenta infatti l’unico ponte concreto tra il Cremlino e l’Alleanza atlantica al momento. Chiaramente il presidente turco non auspica il caos in Russia. Ma gli fa senza dubbio comodo un Putin azzoppato, magari per guadagnare terreno in Libia e Siria. Il sultano continua a giocare su più tavoli per massimizzare l’interesse turco. Sbagliava chi lo vedeva ieri come filorusso e sbaglia chi lo vede oggi come filoccidentale. L’ok alla Svezia, lo abbiamo visto, non è avvenuto «gratuitamente». Né il rinnovato tentativo di entrare nell’Ue va visto come un’improvvisa conversione ai valori liberaldemocratici. Ricordiamo che Erdogan ha messo in passato sotto pressione Bruxelles, facendo leva sulla minaccia dei flussi migratori. Inoltre, vista la situazione economica turca, è difficile credere che se dovesse un giorno entrare nell’Ue Ankara accetterebbe di sottostare al Patto di stabilità. È poi assai inverosimile che, nel caso, la Turchia subordinerebbe i propri interessi in Libia a quelli di Bruxelles (e di Roma). In altre parole, Erdogan sa perfettamente che sia Putin sia l’Occidente hanno bisogno di lui. E lui se ne approfitta. Il sultano è una mina vagante astutamente razionale. Piaccia o meno, è un interlocutore ineludibile per tutti. Ma bisogna saperci trattare con pragmatismo e spregiudicatezza. Altrimenti si rischia di venire usati. L’Occidente faccia quindi ben attenzione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.