2019-01-13
Evviva, hanno preso il terrorista Battisti
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E' finita da qualche ora la (troppo) lunga corsa di Cesare Battisti, con protezioni politiche generosamente offerte per anni prima dalla Francia e poi dal Brasile. Dopo la svolta pro estradizione impressa dal neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il 10 dicembre scorso i giudici dell'Alta Corte del Brasile avevano disposto l'arresto del terrorista, denunciando un concreto pericolo di fuga. Pericolo che si è materializzato tre giorni dopo, con la sparizione di Battisti, e voci di uno spostamento in Bolivia, qualcuno ha ipotizzato anche grazie all'aiuto di elementi legati all'intelligence francese.E proprio in Bolivia Battisti è stato finalmente arrestato da agenti italiani e brasiliani, dopo una serrata indagine di Criminalpol e Antiterrorismo. Poi è scattato il blitz, con i poliziotti che lo hanno fermato in strada: alla richiesta di fornire i documenti, Battisti ha risposto in portoghese dicendo di non averli, e solo quando lo hanno portato negli uffici della polizia ha fornito il suo documento brasiliano. L'estradizione dovrebbe avvenire tra stasera e domani. Il deputato federale Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente, si è rivolto su Twitter direttamente a Matteo Salvini, scrivendogli che il «piccolo regalo sta arrivando».E proprio Salvini ha aggiunto che Cesare Battisti è un «delinquente che non merita una comoda vita in spiaggia ma di finire i suoi giorni in galera». Frase a corredo di una foto di Battisti pubblicata sui social del Ministro degli Interni con la scritta "la pacchia è finita".«È fatta. Credo sia la volta buona», ha commentato Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai "Proletari armati per il comunismo" in una sparatoria in cui lui stesso rimase ferito e perse l'uso delle gambe. «Forse davvero è una buona giornata: non oso pensare che ora possa trovare un escamotage. Sarebbe da scriverci un libro».A proposito di libri, è sconcertante che tuttora, digitando su Google il nome Cesare Battisti, esca la definizione «scrittore di romanzi noir». E in effetti per anni numerose testate, con il supporto del consueto giro di intellettuali, hanno cercato di presentare Battisti come un romanziere, un autore di gialli e romanzi neri, e ovviamente come un perseguitato.Da stamattina, in rete e sui social network, è tornato virale un imbarazzante appello pro Battisti del 2004, che tra l'altro recitava così: «Nulla lega Battisti a terrorismi di sorta, se non la capacità di meditare su un passato che per lui si è chiuso tanti anni fa. Trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto».E in calce all'appello, o comunque a supporto di iniziative di solidarietà, molte firme pesanti, da Bernard Henri Levy a Daniel Pennac, da Valerio Evangelisti a Massimo Carlotto, passando per Vauro, Christian Raimo e Roberto Saviano. Qualche anno dopo, un ormai più conosciuto Saviano ha ritirato la sua firma, con questa motivazione: «Mi segnalano la mia firma in un appello per Cesare Battisti (...) finita lì per chissà quali strade del web e alla fine di chissà quali discussioni di quel periodo. Qualcuno mi mostra quel testo, lo leggo, vedo la mia firma e dico: non so abbastanza di questa vicenda (...) Chiedo quindi di togliere il mio nome, per rispetto a tutte le vittime».Ma, nei notiziari televisivi di oggi e su diversi siti di informazione, c'è ancora chi – dando notizia dell'arresto – qualifica Battisti come "ex" terrorista. Come se fosse possibile "dimettersi" da quella condizione.
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