2023-06-27
L’accordo tra il «cuoco» e lo Zar prevede lo spezzatino della Wagner
Evgenij Prigozhin riappare via audio: «La marcia sulla capitale per impedire che ci distruggessero, non contro Putin». Mercenari divisi in tre: la maggior parte a contratto dell’esercito, alcuni con il leader a Minsk, il resto in Africa.Evgenij Prigozhin ha dimostrato di poter attaccare i vertici militari russi. Ma la trattativa sotto il cappello bielorusso prevede lo spezzatino di Wagner. Una parte sarà inglobata nell'esercito, un'altra resterà per ora al comando del fondatore, mentre gli uomini dislocati in Africa avranno a breve un nuovo capo. Cominciano a sedimentare le notizie. E, sebbene si mischino ancora informazioni corrette dalla propaganda sui vari fronti, appare più chiaro che il blitz di Prigozhin sia stato tutto fuorché una farsa. Il fondatore e capo dei mercenari della Wagner ha dimostrato da un lato di riuscire a dislocare migliaia di uomini in posizioni strategiche, potenzialmente limitanti per le attività dell’esercito russo in Ucraina. D’altro canto, la marcia indietro improvvisa indica almeno tre cose. La prima, che nel corso della sua marcia nessun generale né reparto regolare dell’esercito si è unito alla Wagner. La seconda, che il confronto era diretto ai vertici dell’esercito - vale a dire il ministro Sergei Soigu e il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov - ma non a Vladimir Putin. Terzo aspetto: pur con tutti i suoi contatti nell’intelligence, Prigozhin non è riuscito a mettere in salvo i suoi familiari che, nel tardo pomeriggio di sabato, si sono trasformati in ostaggi.Da lì l’inversione a «U» e l’ok alle trattative gestite dal numero uno della Bielorussia, Aleksander Lukaschenko. Così ieri il capo di Wagner ha diffuso un audio di 11 minuti, in cui ha spiegato le ragioni della rivolta contro le truppe russe. La milizia era destinata a cessare di esistere il primo luglio, nessuno dei suoi uomini aveva accettato di firmare il contratto con il ministero della Difesa russo come ordinato. Da qui, la decisione di marciare «contro la Federazione per combattere l’ingiustizia e salvare il gruppo, non per rovesciare la leadership a Mosca. Non abbiamo mostrato alcuna aggressione ma siamo stati colpiti da missili, ci siamo ritirati per evitare di far correre il sangue di soldati russi», ha concluso Prigozhin nella sua ricostruzione. Una ricostruzione che, a tratti, sembra essere lineare. Ad esempio, fonti di intelligence occidentali spiegano che gli abbattimenti dei quattro elicotteri d’attacco siano stati tutti difensivi. Cioè, i «musicisti» della Wagner avrebbero innescato i lanciarazzi Strela per non essere colpiti. Un dato interessante, ma di per sé non esaustivo. Perché non risolve il nodo vero della questione. Quale accordo è stato preso, esattamente, sabato sera? Probabilmente quello di portare avanti uno spezzatino della stessa milizia privata. Secondo Prigozhin, il presidente bielorusso ha «teso una mano e ha offerto soluzioni» per permettere a Wagner di continuare a operare «all’interno di una cornice legale». Questo e la conferma che diverse unità di «musicisti», compreso lo stesso Prigozhin, sono state avvistate vicino a Minsk, confermerebbero che il primo gruppo di miliziani possa aver ricevuto la protezione bielorussa e rimanere sotto l’ala del fondatore. Diversa, invece, la situazione di tutti quelli rimasti sul territorio russo o ucraino. Per loro l’ordine di farsi incorporare nell’esercito regolare resta valido. Dalla prossima settimana si troveranno, così, a incassare il 15% della paga attuale. Questo potrà rivelarsi un elemento di destabilizzazione e, almeno a livello teorico, di attività d’infiltrazione delle intelligence anglosassoni. Infine, c’è il terzo pezzo della Wagner, quello dislocato in Repubblica Centrafricana, Mali, Burkina Faso e Sudan. Ieri il titolare degli Esteri, Sergej Lavrov, ha diffuso una nota spiegando che i mercenari continueranno a essere attivi in Mali e Repubblica Centrafricana. Probabilmente una sintesi per il tutto. Volutamente non sono stati citati gli altri Paesi, ma ciò che è interessante è che la nota lascia aperta la questione leadership. Secondo fonti consultate da La Verità, potrebbe spuntare, nel breve termine, una nuova figura, magari tra gli attuali adepti di Prigozhin, in grado di tenere le fila dei «musicisti» presenti in Africa. La nota di Lavrov, infatti, ribadisce l’importanza di Wagner nel contesto internazionale. L’aver concentrato migliaia di uomini in Ucraina con funzioni da esercito regolare ha significato il disarticolamento della natura maligna di Wagner. I mercenari in Africa servono per destabilizzare i governi e per acquisire materie prime assieme a nuova influenza pro Cremlino. La scelta dello spezzatino sembra voler conservare in pieno le capacità destabilizzanti di Wagner nei confronti dell’ecosistema Sahel e, quindi, del fianco Sud della Nato. Insomma, il problema per l’Italia continuerà a sussistere indipendentemente da chi saranno i pretoriani.Bisogna, infatti, capire che fine faranno nel medio termine Evgenij Prigozhin, da un lato, e Soigu e Gerasimov dall’altro. Dentro l’esercito russo non ci sono state fratture, ma al tempo stesso l’immagine ne è uscita ammaccata. Comprenderemo meglio quando gli avatar di Putin e di Soigu saranno a breve sostituiti da discorsi reali e in diretta. A quel punto sarà più facile tirare le somme vedere pure che impatto ci sarà sul terreno ucraino e delle regioni del Donbass.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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