2021-08-20
Eventi avversi dei vaccini, lite tra scienziati
Il direttore del dipartimento di Patologia dell'ospedale universitario di Heidelberg, Peter Schirmacher (Getty Images)
L'allarme dall'ospedale universitario di Heidelberg: i decessi causati dalla somministrazione potrebbero essere numerosi. Si scatenano le reazioni di buona parte della comunità scientifica. Mancano dati certi. E l'Ema opta per una soluzione pilatesca.E se i decessi causati dalla somministrazione del vaccino anti-Covid fossero in realtà assai numerosi? Una tesi inquietante, sostenuta da un personaggio non esattamente in linea con l'identikit del pericoloso «no vax» bensì da uno stimato uomo di scienza, Peter Schirmacher, direttore del dipartimento di Patologia dell'ospedale universitario di Heidelberg, fiorente cittadina nello Stato federato del Baden-Württemberg. Schirmacher è convinto che il numero di decessi a seguito della vaccinazione sia fortemente sottostimato, e chiede di incrementare il numero di autopsie sui morti immunizzati di recente. Dalla sua, il patologo tedesco ha citato i risultati di 40 autopsie effettuate entro due settimane dalla puntura, a seguito delle quali sarebbe emersa una correlazione con i vaccini in una percentuale che oscilla tra il 30 e il 40% dei casi. Apriti cielo. A poco sono valse le rassicurazioni sull'utilità del farmaco da parte di Schirmacher, il quale ha peraltro dichiarato di essere a sua volta vaccinato. Le dichiarazioni dell'autorevole medico hanno causato un'ondata di reazioni a metà strada tra l'allarmato e lo sdegnato. Si è mosso perfino il dottor Thomas Mertens, capo della Commissione permanente per le vaccinazioni (Stiko), il quale ha smentito l'esistenza di «morti da vaccino» non dichiarate. Parlare di decessi causati direttamente dal vaccino equivale perciò a scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora. Rimane un fatto, e cioè che il metodo più sicuro per scongiurare (o appurare) un'eventuale correlazione tra l'inoculo dell'immunogeno e la morte risulta proprio un approfondito esame autoptico. Esattamente quanto, cioè, sollecita a fare il professor Schirmacher. Un tema che anche i media trattano come una sorta di tabù, ma spulciando nei report ufficiali qualche informazione si trova. Negli Stati Uniti, il Centro di controllo e prevenzione delle malattie (Cdc) informa che, al 16 agosto 2021, sulla piattaforma di segnalazione delle reazioni avverse (Vaers) sono state inserite 6.789 segnalazioni di decessi (tasso «grezzo» pari a 3,43 ogni 100.000 vaccinati). Nella nota di aggiornamento, il Cdc avverte che «la segnalazione sul Vaers di una reazione avversa, incluso il decesso, non significa necessariamente che la vaccinazione abbia causato un problema di salute». Per poi aggiungere, successivamente, che «comunque, studi recenti indicano un possibile nesso causale tra il vaccino Janssen e trombosi». Sul fronte europeo, l'Ema opta per una soluzione pilatesca. Una nota sul sito delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai farmaci (Eudravigilance) avvisa che «non viene fornito il numero totale di casi con esito fatale», ma solo quello per gruppi specifici di reazioni e specifiche reazioni. In altri termini, risulta impossibile determinare la somma di segnalazioni per decesso. Occorre dunque verificare i dati per singolo Paese. L'ultimo rapporto Aifa pubblicato il 4 agosto e aggiornato al 26 luglio scorso sulla farmacovigilanza riporta, in Italia, 498 segnalazioni di casi fatali, pari a 0,75 ogni 100.000 dosi somministrate (1,32 ogni 100.000 vaccinati), con un tasso più alto per Spikevax/Moderna (1,30 casi ogni 100.000 dosi somministrate) e Janssen (1,28 ogni 100.000). Quasi tre segnalazioni su quattro (59%) presentano una valutazione di causalità con l'algoritmo utilizzato nell'ambito della vaccinovigilanza, in base al quale il 59,9% dei casi non è correlabile, il 33,2% indeterminato e il 4,5% inclassificabile. La causalità risulta invece correlabile per sette casi, pari al 2,4% del totale e a 0,2 decessi per milione di vaccinati. Molta attenzione viene rivolta all'argomento anche dal regolatore britannico Mhra, che nell'ultimo rapporto riporta 1.596 segnalazioni (cosiddette «yellow card») di decessi sospetti avvenuti a ridosso della vaccinazione, delle quali quali 1.053 per Astrazeneca e 501 per Pfizer-Biontech, con un tasso di 3,35 casi ogni 100.000 vaccinati. Viene comunque specificato che dal punto di vista statistico è prevedibile che le persone si ammalino e muoiano a prescindere dal vaccino, specie se si considera l'ampiezza e l'età media della popolazione interessata. Discorso a parte per le trombosi, per le quali sono state inserite in totale 412 segnalazioni con 73 esiti fatali (18%), il 40% delle quali in soggetti under-50. L'ultimo aggiornamento del Paul Erlich Institut tedesco parla di 1.028 decessi sospetti (2 ogni 100.000 vaccinati), mentre sono 133 i decessi registrati in Svizzera «a differenti intervalli di tempo dalla vaccinazione», pari a 2,8 casi ogni 100.000 vaccinati. La sanità belga informa che, al 10 agosto, erano state inserite 199 segnalazioni per decesso (2,41 ogni 100.000 vaccinati), di cui almeno 4 sicuramente causate dal vaccino.E in attesa di dati certi sul nesso causale tra vaccino e morti sospette, scoppia una vera a propria guerra a colpi di pubblicazioni scientifiche circa la possibilità che il coronavirus possa interagire con il Dna umano. Lo scorso maggio, un team formato da scienziati provenienti dal Massachusetts institute of technology e da Cambridge ha documentato l'integrazione dell'Rna del vaccino con il nostro codice genetico. Se così fosse, di fatto, più che come un vaccino il farmaco si configurerebbe come una terapia genica «sui generis». Martedì scorso, per contro, un altro gruppo di studiosi ha inviato una lettera alla rivista scientifica Pnas con la quale si richiede il ritiro di questa pubblicazione. Una cosa è certa: visto che nemmeno gli scienziati riescono a trovare il bandolo della matassa, non si stupiscano poi se i comuni mortali si fanno assalire dai dubbi.