2023-10-23
Europa islamica
Musulmani riuniti in preghiera fuori dalla moschea Mevlana a Rotterdam in Olanda (Ansa)
Dall’Inghilterra al Belgio, dalla Germania alla Francia, sono in aumento i quartieri delle nostre città in cui vige di fatto la sharia. E dove un non musulmano non osa più avventurarsi. Con la complicità di sindaci e governi di sinistra.Il saggista Magdi Allam: «Abbiamo perso la nostra identità, come accadde all’Impero romano. Quando c’è un vuoto, questo viene colmato».Lo speciale contiene due articoli.L’attacco in pieno centro a Bruxelles di un terrorista islamico con l’uccisione di due svedesi ha riacceso i riflettori sulle cellule di integralismo radicalizzate in tutta Europa. Sono gruppi più o meno organizzati ma anche lupi solitari che hanno trovato in numerose città europee terreno fertile per radicarsi, fare proseliti e agire per diffondere la religione di Maometto. Che l’islam stia avanzando come un’onda inarrestabile nelle grandi capitali, prima, ma anche nei piccoli centri, è una realtà sotto gli occhi di tutti. Questa espansione è favorita dalla granitica compattezza delle comunità musulmane che riescono a fare breccia con un’ideologia ferma e forte sulla fragilità culturale dell’Occidente che in nome dell’inclusione delle diversità, spesso cede sui propri valori. Nella Ue i musulmani hanno superato da tempo i 20 milioni, oltre il 5% della popolazione. In Italia sono quasi 3 milioni, pari al 4,9% della popolazione residente, l’islam è la seconda religione più diffusa secondo uno studio del Pew research center. Si stima che il numero sia destinato a raddoppiare entro il 2050. In diverse scuole del continente, gli studenti di religione islamica sono la maggioranza. Marco Martiniello, professore di Sociologia dell’immigrazione dell’Università di Liegi, sostiene che ci sono centinaia di Molenbeek (il quartiere di Bruxelles ad alta densità di musulmani) in Europa; non covi di jihadisti, ma luoghi dove la popolazione musulmana segue le regole dell’islam nelle sue forme più radicali. Gran parte delle comunità islamiche conservano gelosamente e difendono le proprie regole come dimostra la battaglia scatenata in Francia, per portare il velo a scuola o l’abaya, la tunica molto diffusa tra le donne in Medio Oriente. Dalla loro hanno il supporto della sinistra, sempre in nome dell’inclusione e del rispetto alle diversità, anche se questi sono simboli della soggezione delle donne. Il velo come l’abaya, lungi dall’essere innocui simboli religiosi, sono parte di una precisa strategia di radicamento nelle società europee che rivendica visibilità attraverso una politica dei simboli. A Clermont-Ferrand, il padre di una studentessa con l’abaya è arrivato a minacciare il provveditore agli studi ed è stato arrestato. Che dire poi del caso dell’imam di Birmingham che con un sermone choc, ha descritto, con dovizia di particolari, come si lapida una donna adultera. Qualche polemica poi tutto è stato archiviato. Anzi alcuni musulmani intervistati hanno sottolineato che le parole del religioso riflettono fedelmente le tradizionali interpretazioni islamiche e che la comunità dovrebbe essere libera di esprimere opinioni religiose anche se controverse. Le autorità inglesi hanno addirittura aspettato qualche settimana prima di decidere come reagire, per poi bloccare i finanziamenti alla moschea. Priorio a Birmingham peraltro è stata recentemente inaugurata una statua che celebra le donne che indosano l’hijab, il velo musulmano. Che dire poi del rito che si ripresenta ogni anno del sacrificio di centinaia di migliaia di pecore e capre in occasione dell’Eid al Adha, lasciate morire dissanguate con il taglio della giugulare. In Italia l’operazione è legale se fatta nei macelli ma spesso la pratica è svolta in modo abusivo nelle case. Quando Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, intervenne per denunciare questa pratica primitiva, fu sommerso da una valanga di polemiche, da ironie e perfino insulti.Le comunità sono così chiuse nelle loro consuetudini che anche un semplice avvicinamento è visto con sospetto, come una indebita ingerenza. Ne sa qualcosa la giornalista Eugenia Fiore che durante un recente servizio per la trasmissione Fuori dal Coro di Mario Giordano, è stata aggredita davanti a una moschea a Roubaix (cittadina a due ore da Parigi), da un gruppo di nordafricani perché «un’intrusa», cioè giornalista, europea e per giunta senza velo. «Stavamo girando immagini generiche, non davamo fastidio a nessuno. Eravamo davanti a una moschea che solo successivamente ho scoperto essere attenzionata per estremismo», racconta Eugenia Fiore. «Una poliziotta mi ha detto: quella zona è loro non puoi andarci». «Ci sono città dove l’islamizzazione è a un livello tale che permea la vita quotidiana», spiega Giulio Meotti, giornalista, autore de La dolce conquista (Cantagalli) e studioso del fenomeno oltre che collaboratore di think tank e istituti di ricerca internazionali. «A Bruxelles e nelle città belghe, numerosi parlamentari e consiglieri comunali di fede islamica, portano il velo. A Seine Saint Denis, nell’Ile-de France, da sempre feudo della sinistra, ora si dice che Marx è stato sostituito dall’islam. Spesso gli eletti della sinistra hanno i voti musulmani con una sorta di clientelismo, un voto di scambio per cui garantiscono i permessi per le scuole islamiche, per i cimiteri, per le moschee. La sinistra ha scoperto che morta la classe operaia, i voti si pescano tra i musulmani. È in atto una lenta sostituzione. Basti pensare che a Marsiglia il 30% della popolazione è islamica, a Parigi il 12%». Meotti poi sottolinea che «in Belgio il partito socialista sarebbe morto se non ci fossero i musulmani. Dove la presenza demografica è forte, si crea un fenomeno di resa da parte degli europei, delle proprie tradizioni. In Francia i sindaci della sinistra concedono i terreni comunali per costruire moschee, a cifre irrisorie». Il relativismo etico dell’Occidente è un varco alla diffusione del verbo islamico. Le comunità sono una sorta di Stato dentro lo Stato. Questo fenomeno è palpabile in quartieri come Molenbeek e Scharbeek a Bruxelles, veri e propri ghetti musulmani nel cuore dell’Europa. L’ex ministro degli Interni, Jan Jambon, disse che Molenbeek è un territorio «che le autorità non controllano», una sorta di mondo a parte. Nel quartiere ci sono 16 luoghi di culto musulmani, un decimo dei marocchini del Belgio vive qui. Da questa area, dal 2001, sono passati gli autori di quasi tutti gli attentati jihadisti. Negli anni Novanta è nato il Centro islamico belga, fondato da Bassam Ayachi, personaggio attivo nel reclutamento di combattenti jihadisti per Al Qaeda. Vicino a Molenbeek, c’è Schaerbeek. È la zona più popolata di Bruxelles. I residenti sono quasi tutti marocchini, turchi e africani. Secondo il governo belga, qui lo Stato islamico arruola i suoi foreign fighter.Anche Madrid ha la sua Molenbeek: il quartiere di Lavapiés. La capitale spagnola ha 85 moschee e 102 entità musulmane, ma secondo alcuni studi indipendenti, ci sarebbero ben 230 luoghi di culto clandestini. Una ricerca del Real Instituto Elcano, specializzato in studi internazionali, ha indicato che a Madrid il 46,4% della popolazione musulmana è costituito da jihadisti o elementi radicalizzati, cifra che in Catalogna scende al 17,8% e nella Comunità Valenciana al 12,5%.A Parigi le banlieu sono polveriere. La più nota è Saint-Denis, nascondiglio spesso dei terroristi. A Marsiglia vive la più alta percentuale di fedeli di Maometto di tutta la Francia, per lo più algerini e tunisini. Alcune stime dicono che potrebbe diventare la prima città a maggioranza musulmana dell’Europa occidentale. Ci sono già 73 luoghi di culto, dieci soltanto in centro. Fin dagli anni Sessanta è stata un polo di attrazione dell’immigrazione nordafricana. «La porta dell’islam in Europa», la definì lo sceicco Bachir Danmani.La colonizzazione è anche in altre città francesi. A Grenoble, Eric Piolle, sindaco ecologista, nell’estate del 2022, in barba a qualsiasi principio di laicità, autorizzò nelle piscine pubbliche l’utilizzo del burkini, il costume da bagno islamico che lascia scoperto soltanto l’ovale del viso, le mani e i piedi. L’anno precedente aveva accolto nella sua città il «mese decoloniale», raduno «anti razzista» dove l’uomo bianco era sul banco degli imputati.In Germania è stato avviato un progetto per creare una scuola di imam tedesca con l’obiettivo, secondo il governo, di combattere l’estremismo. A Colonia, il sindaco ha autorizzato la chiamata del muezzin, alla preghiera il venerdì, con gli altoparlanti, nelle 35 mosche, come «segno di rispetto verso i numerosi residenti musulmani». Nei Paesi del Nord Europa si è discusso della possibilità di togliere alcune festività per lasciar spazio a un giorno di Ramadan.A Göteborg, in Svezia, domina la famiglia musulmana Ali Khan che controlla tutto. Sono 120 persone guidate da un imam e con il terrore tengono sotto scacco un’area con oltre 50.000 abitanti; sono tutti coinvolti in attività criminali, omicidio, droga, minacce, possesso illecito di armi. Sono una sorta di mafia ma pochi ne parlano.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/europa-islamica-2666040883.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="a-condannarci-sono-relativismo-religioso-e-crisi-demografica" data-post-id="2666040883" data-published-at="1698022452" data-use-pagination="False"> «A condannarci sono relativismo religioso e crisi demografica» Magdi Allam (Imagoeconomica) «Il tracollo demografico e il relativismo etico e religioso stanno favorendo l’espansione dell’islam in Europa. Il futuro dell’Occidente è segnato. La nostra è una civiltà decaduta proprio per la scarsa natalità. L’Europa diventerà islamica». Magdi Allam è tranchant. «Le popolazione europee fanno sempre meno figli. Su circa 450 milioni di abitanti nei 27 Paesi membri della Ue, solo il 16%, pari a circa 80 milioni, hanno meno di 30 anni in un contesto in cui il relativismo religioso ha fatto sì che non abbiano la certezza di chi siano sul piano della fede, dell’identità, delle radici e dei valori. Invece sulla sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, su circa 500 milioni di abitanti, il 70%, pari a 350 milioni, hanno meno di 30 anni. E quando si mettono sul piatto della bilancia, da un lato 80 milioni di giovani europei under 30, disorientati e senza una certezza della propria identità, e dall’altro lato della bilancia 350 milioni di giovani musulmani che invece hanno la certezza e la convinzione che l’islam è l’unica religione che deve trionfare nel mondo, il risultato è inequivocabile». Un esito inevitabile. «Noi europei siamo condannati ad essere islamizzati demograficamente. In tutte le civiltà, la decadenza ha avuto origine nel tracollo demografico. È quello che è accaduto all’Impero romano di occidente a causa di una pandemia nel 165 fino al 185 e che ha portato nel 212 l’imperatore Caracalla ad emanare un editto con cui concesse la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’impero. E fu così che Roma fu invasa da berberi dal Sud e da Nord dai barbari. E fu uno di questi barbari, il generale Odoacre che nel 476 pose fine all’Impero romano d’occidente. Quindi è il tracollo demografico il punto da cui partire». C’è una parte politica che dice: apriamo le porte a chi fa più figli per risolvere il nostro problema demografico. «È una strategia deliberata, pianificata, finanziata che si impone a prescindere da chi c’è al governo e promuove come prospettiva quello che è chiamato ufficialmente, il nuovo ordine mondiale». Complottismo? «No, nessun complottismo. A dirlo è il fondatore del World economic forum, Klaus Schwab. Nuovo ordine mondiale, secondo le dichiarazioni di Schwab, significa abbattere gli Stati nazionali, scardinare le identità, creare un grande meticciato globale, omogeneizzando le popolazioni. Siccome le popolazioni europee sono le più anziane e quelle che costano di più come lavoro pensioni e sanità, la strategia è di sostituire le popolazioni europee con quelle provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente perché si accontentano di molto meno. Ma costoro hanno la particolarità che sono prevalentemente uomini e musulmani. Se si mette a confronto la piramide demografica delle popolazioni europee che evidenzia un assottigliamento crescente della fascia dai 20 ai 30 anni, con i migranti accolti, perché è vietato dire che sono clandestini, la conseguenza è inequivocabile. Non centra niente l’ideologia, l’esito sarà la nostra sostituzione etnica e l’islamizzazione demografica». È possibile mettere un argine a questa colonizzazione? «Noi abbiamo accolto con speranza la posizione del premier Giorgia Meloni quando parlò di blocco navale nel Mediterraneo per impedire l’arrivo dei clandestini. Ma i fatti dicono altro. Secondo i dati del ministero dell’Interno, dal 1° gennaio al 29 settembre 2023 sono entrati illegalmente 133.171 clandestini contro i 71.325 del stesso periodo del 2022 e i 46.167 del 2021. Significa che rispetto allo stesso anno gli ingressi illegali sono raddoppiati e triplicati su due anni fa. I dati, seppur sconvolgenti, rischiano di essere parziali perché riferiti a ingressi accertati mentre tanti arrivano in sordina. Questo ci dice che anche Giorgia Meloni, a dispetto delle buone intenzioni, cioè per chi crede che si debba investire nella crescita della popolazione italiana per salvaguardare la nostra civiltà, subisce le conseguenze di una strategia globalista». L’Italia è quindi centrale nella strategia dell’accoglienza dell’Europa? «Il nostro Paese è il porto franco dei clandestini che arrivano dal Mediterraneo e diventa il luogo più pericoloso perché è assodato che da Lampedusa arrivano i terroristi che compiono attentati in Europa. È il caso del tunisino che ha ucciso i due svedesi a Bruxelles. Era arrivato nel 2011 con un barchino a Lampedusa. Questi personaggi beneficiano di un sostegno logistico e l’Italia è un colabrodo». Siamo condannati? L’Europa è condannata? «La nostra civiltà decaduta per il tracollo demografico trova nel relativismo religioso una ulteriore debolezza. Le chiese si svuotano e vengono messe all’asta, sostituite da moschee oppure trasformate in supermercati o night club. Questa è un’Europa che ha rinnegato il cristianesimo. Basta pensare che nella sede del Parlamento europeo non c’è un luogo di culto cristiano ma solo una generica sala della meditazione. L’Europa è allo sbando sulla propria identità e quando c’è un vuoto, viene sempre colmato. Questa Europa diventerà islamica».