2024-11-07
Auguri a denti stretti dall’Europa. Crisi a Berlino: cacciato ministro
Emmanuel Macron e Olaf Scholz (Ansa)
Congratulazioni di malavoglia al neo presidente Usa da Francia, Bruxelles e Germania. Gongola Orbán. Intanto, il governo tedesco va in pezzi: Scholz, messo alle strette, licenzia Lindner, il titolare delle Finanze.Non vorremmo essere nei panni dei leader europei più scottati dalla vittoria di Donald Trump, costretti a fare i complimenti al tycoon e per di più a farli su X, il social di Elon Musk. Giornataccia, quella di ieri, in particolare a Bruxelles, Parigi e Berlino, con l’asse franco-tedesco, quello sul quale si fonda la seconda presidenza della Commissione europea di Ursula von der Leyen, già assai traballante, stritolato dal trionfo di The Donald. Partiamo proprio da Ursula. Nostra Signora dell’Ipocrisia riesce a restare gelida e finge sincera gioia per i risultati delle presidenziali Usa: «Mi congratulo vivamente», scrive la Von der Leyen, «con Donald J. Trump. L’Ue e gli Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da una vera partnership tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Lavoriamo quindi insieme su un’agenda transatlantica forte che continui a dare risultati a loro favore». Sembra di vederla, la Von der Leyen, la teorica della «pace giusta», formula ipocrita e priva di senso utilizzata dai sostenitori della guerra eterna alla Russia, mentre immagina quali saranno le prime mosse di Trump, mosse che non le piacciono per niente. Ursula ora dovrà pure mettere da parte i toni minacciosi, sprezzanti e ricattatori utilizzati nei confronti del premier ungherese Viktor Orbán, uno di quelli che (pensate un po’) è convinto che per fare la pace bisogna parlare con entrambe le parti in guerra, Russia compresa, e che per questo è stato etichettato come putiniano servo del nemico, una specie di appestato indegno pure di esercitare il suo ruolo di leader del Paese presidente di turno dell’Unione europea. Da Bruxelles a Parigi altro giro altra depressione, quella di Emmanuel Macron, che a differenza della von der Leyen nella dichiarazione di auguri di rito si lascia andare a una considerazione polemica: «Congratulazioni, presidente Donald Trump. Pronto a lavorare insieme», scrive Macron su X, «come abbiamo fatto per quattro anni, con le vostre convinzioni e le mie. Con rispetto e ambizione. Per più pace e prosperità». Più formale il il cancelliere tedesco Olaf Scholz: «Mi congratulo con Donald Trump», scrive Scholz, «per essere stato eletto presidente degli Stati Uniti. La Germania e gli Stati Uniti collaborano da tempo con successo per promuovere la prosperità e la libertà su entrambe le sponde dell’Atlantico. Continueremo a farlo a beneficio dei nostri cittadini». Meno scontata la considerazione successiva: «Sicuramente molte cose cambiano», ammette Scholz, «sotto un governo retto da Donald Trump, questo lo ha sempre detto in modo chiaro. I nostri messaggi sono chiari: per prima cosa la Germania resta un partner transatlantico affidabile. Sappiamo quale contributo dobbiamo garantire per questa partnership e lo garantiremo anche in futuro. E questo anche in relazione alla minaccia che la Russia rappresenta per tutti i partner Nato». Macron e Scholz sono stati in collegamento continuo nelle ore immediatamente successive alla vittoria di Trump, e tengono tantissimo a farlo sapere, così come da Parigi annunciano un incontro per oggi tra il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, e quello francese, Sébastien Lecornu. L’idea che l’accordo di ferro tra Francia e Germania possa contrastare la nuova amministrazione americana è però tanto suggestiva quanto falsa e propagandistica, considerata la estrema debolezza politica, interna e sulla scena internazionale, sia del presidente francese che del cancelliere tedesco. Scholz, in particolare, è alle prese con una crisi di governo molto grave. Il ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, minacciava di lasciare il suo incarico se le sue proposte di riforma non fossero state accolte. Ieri mattina Scholz, Lindner e il vicecancelliere verde Robert Habeck si sono riuniti, ma i nodi non sono stati sciolti. Un altro vertice di maggioranza, iniziato ieri sera, era ancora in corso quando siamo andati in stampa. Habeck ha invitato gli alleati alla ragione, sottolineando che con il ritorno di Trump al potere «il governo deve essere pienamente in grado di agire. Questo è il momento peggiore per il fallimento del governo» ha detto. Lindner ha proposto elezioni anticipate a inizio 2025 agli alleati di governo. Ipotesi nettamente rifiutata dal cancelliere che, in risposta, ha licenziato il ministro delle Finanze. Un vero e proprio terremoto per la Germania, esploso in poche ore. Tornando alle elezioni Usa, gongola, invece, a giusta ragione, Viktor Orbán: «La lunga attesa è finita», esulta il magiaro, «il presidente Donald Trump è tornato!». Per il semestre di presidenza ungherese Orban aveva scelto come slogan «Make Europe Great Again», e come sempre va subito al sodo: «I repubblicani hanno vinto negli Stati Uniti il che pone all’ordine del giorno per noi leader europei la questione se l’Europa da sola sia in grado di mantenere il sostegno finanziario e militare all’Ucraina, che c’è stato finora. Ne dubito fortemente, quindi sarà necessaria una nuova strategia europea. La questione più difficile è che dobbiamo capire il destino del prestito di 50 miliardi di dollari all’Ucraina, che, secondo la decisione del G7, dovrebbe essere finanziato congiuntamente dall’Ue e dagli Stati Uniti». Dalla Cina arriva la nota del ministero degli Esteri di Pechino: «Rispettiamo la scelta del popolo americano», recita il comunicato, «ed estendiamo le nostre congratulazioni al signor Trump per la sua elezione alla presidenza degli Stati Uniti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.