2023-05-25
L’Ue ci riprova con il catasto. Occhio alla carta del ricatto con il nuovo patto di Stabilità
Nelle Raccomandazioni della Commissione c’è un invito a rivedere gli estimi. Ora ce ne infischiamo, ma la trappola può scattare con le regole sui conti pubblici.Si è riaperta la stagione di caccia, con i proprietari di immobili nella scomodissima parte della preda. Intanto – come La Verità racconta da mesi – c’è la tremenda spada di Damocle rappresentata dalla direttiva Ue sulla casa green: purtroppo l’Europarlamento ha votato un testo pessimo, e ora si entrerà nella oscura fase del negoziato con le altre istituzioni europee.In più – come accade a scadenze regolari – non appena un’istituzione internazionale si pronuncia sull’Italia, torna il mantra della “riforma del catasto”. A chiacchiere, solo a scopo di monitoraggio (ma allora non si vede perché agire sui valori catastali): ma nei fatti il retropensiero è sempre lo stesso, e cioè quello di innalzare ancora la patrimoniale sul mattone degli italiani (che già costa uno sproposito: 21 miliardi l’anno di gettito). Si ricorderà che nella scorsa legislatura ci aveva provato il governo di Mario Draghi: all’ultimo momento, per fortuna, una ritrovata compattezza del centrodestra riuscì a evitare che il colpo di mano avesse luogo all’interno della vecchia delega fiscale. Adesso ci riprova la Commissione Ue attraverso le periodiche “Raccomandazioni” rivolte all’Italia, e pure stavolta non manca un passaggio sull’allineamento dei valori del catasto. La formula usata dalla Commissione è come sempre ipocrita: si sostiene che sia «importante affrontare alcune sfide da parte dell’Italia che non sono incluse nelle riforme già incardinate da Roma, in particolare gli estimi catastali che sono largamente superati e che servono come base per calcolare le imposte sugli immobili». Chiosa perfettamente il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa: «La Commissione europea, che non brilla per originalità, chiede nuovamente all’Italia di intervenire sul catasto per aumentare ancora di più la tassazione sugli immobili. Copia-incolla fatto anche stavolta, passiamo oltre». Spaziani Testa si riferisce al fatto che ormai non si contino più, e arrivino ogni anno puntuali e fastidiose come cartelle dell’Agenzia delle Entrate, documenti in fotocopia che chiedono sempre le stesse cose (devastanti per i contribuenti italiani, se fossero realizzate): riforma del catasto; ripristino della tassazione sulla prima casa (e, come sappiamo, già ora non tutte le prime case sono esenti); incremento della tassa di successione; e il mitico spostamento della tassazione «dalle persone alle cose». Con lo Stato italiano che – in genere – ricorda bene di incrementare la tassazione «sulle cose», e curiosamente dimentica di alleggerire quella «sulle persone». Memoria intermittente. E così, anno dopo anno, si ricomincia (dicevo della stagione di caccia), con Ocse, Fmi e Commissione Ue ben armati di fucile. Ogni anno ci sono le Raccomandazioni-paese di Bruxelles. Ma poi non mancano pressioni ulteriori. È di inizio 2018, per fare un solo esempio e per restare a tempi tutto sommato recenti, il documento Ocse The role and design of net wealth taxes (l’Ocse ha un vero e proprio feticismo per la patrimoniale): nel documento si spiegava che le patrimoniali servivano a ridurre le diseguaglianze. C’è del vero: nel senso che contribuiscono a mettere tutti in miseria. Poco tempo dopo arrivò il Fmi, con un paper dal soave titolo Verso una riforma fiscale favorevole alla crescita. E come volevano «favorirla» la crescita gli scienziati del Fmi? Introducendo una nuova tassa sulla prima casa, con tanto di riforma del catasto. Da quel momento, a scadenze regolari, la giostra ricomincia a girare. E non manca mai chi – a sinistra – è pronto a recitare il mantra: «Più tasse, più vincolo esterno». A maggior ragione, dunque, la destra non può accontentarsi di giocare di rimessa. Da questo punto di vista, è estremamente positivo che nella nuova delega fiscale predisposta dal viceministro Maurizio Leo non ci sia la riforma del catasto. Tuttavia occorre evitare che da Bruxelles scatti la via di mezzo tra una trappola e un ricatto, magari usando – non appena sarà stato modificato entro fine anno – il famigerato Patto di stabilità. Come i lettori della Verità ricordano, nella (pessima) bozza predisposta da Paolo Gentiloni, si prevede un percorso (di quattro anni che possono diventare sette) per un rientro dei paesi indebitati (quei governi dovranno via via ridurre deficit e debito). Il futuro negoziato tra ciascuna capitale e Bruxelles prevede aggiustamenti legati alle solite fantomatiche “riforme”. Ecco, occorre evitare che al momento opportuno qualcuno, da Bruxelles, per concedere all’Italia flessibilità minima rispetto alle prossime leggi di bilancio, usi il ricatto della richiesta di riformare il catasto. Dunque oggi (rispetto alla coazione a ripetere delle solite Raccomandazioni) è sufficiente ignorare il documento proveniente da Bruxelles. Ma domani – se la minaccia dovesse essere reiterata e resa ultimativa al momento della legge di bilancio e con l’arma del nuovo Patto di stabilità – occorre essere pronti a dire no. E ricordare che noi siamo l’unico paese a proprietà immobiliare diffusa (con il 70% degli italiani proprietari di un immobile). Peggiorare la situazione dei proprietari significa dare un colpo alla ricchezza dell’Italia e alla sicurezza economica dei cittadini.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.