2023-09-08
La Commissione Ue stringe l’assedio: legge sulle case green entro la fine dell’anno
Ditte Juul Jorgensen, direttrice generale DG Ener della Ue (Getty Images)
Direzione energia in pressing: se la normativa non passa a breve inizia la campagna elettorale e rischia di essere cancellata.La Commissione europea e la maggioranza di centro-sinistra, o per meglio dire ciò che ne resta, al Parlamento europeo provano a forzare la mano sulla contestata direttiva europea sul rendimento energetico nell’edilizia, meglio nota come direttiva «case green». La Energy performance of building directive (Epbd) imporrebbe, se approvata, onerose ristrutturazioni edilizie a gran parte dello stock immobiliare dei 27 stati membri. Per l’Italia si tratterebbe di milioni di case, da adattare in modo che le case ristrutturate rispondano a requisiti di efficienza energetica stringenti, per una spesa media stimata di 35.000 euro per ogni casa.Qualche giorno fa, come rivelato dalla Verità, era emersa una email inviata dai Verdi a tutti i parlamentari Ue che fissava una serrata agenda di incontri prima del trilogo del prossimo 6 ottobre per cercare un compromesso. Il testo, infatti, è fermo a livello di trilogo (negoziato Parlamento e Consiglio europeo mediato dalla Commissione) ma l’attivismo del gruppo ambientalista (il relatore del provvedimento è il pittoresco architetto irlandese Ciarán Cuffe) spingerebbe per un calendario impegnativo di incontri per riuscire a chiudere il negoziato prima della fine dell’anno.A suffragare l’ipotesi di un tentativo di accelerazione sono arrivate le dichiarazioni di Ditte Juul Jorgensen, direttrice generale della direzione generale energia (DG Ener) della Commissione europea, in audizione in commissione Industria ed energia (Itre) del Parlamento europeo.La funzionaria danese ha affermato che sulla revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia «abbiamo fatto un buon lavoro, si è tenuta di recente una riunione interistituzionale al trilogo e dovremmo essere in grado di finalizzare un accordo entro la fine dell’anno». Dunque, a dispetto della evidente sfaldatura della maggioranza Ursula (quel centro-sinistra che regge la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen) la Commissione e i Verdi cercano di forzare la mano per riuscire ad approvare la controversa direttiva prima che inizi l’ultimo semestre della legislatura. Le elezioni europee si terranno ai primi di giugno 2024 e il nuovo Parlamento europeo potrebbe avere una maggioranza di segno politico molto diverso.«È grave e inaccettabile forzare la mano per accelerare il via libera alla direttiva case green nel tentativo di chiudere la partita frettolosamente, per evitare che una nuova maggioranza europea possa ridiscutere, con buonsenso, realismo e senza furia ideologica, provvedimenti folli e insostenibili destinati a impattare in modo pesantissimo su cittadini e imprese». Così ha commentato Isabella Tovaglieri (Lega), componente della commissione Industria ed energia del Parlamento europeo, relatrice ombra per il gruppo Identità e democrazia. «A nove mesi dall’ok del Parlamento Europeo, la direttiva non ha fatto passi avanti nel negoziato con Commissione europea e Consiglio, e l’ultimo incontro di agosto è terminato con un nulla di fatto: questo dimostra quanto il testo sia divisivo e richieda un confronto più lungo e approfondito» ha proseguito Tovaglieri, che ha concluso: «Il blitz tentato dai Verdi a pochi mesi dalle elezioni europee è la prova che la famigerata maggioranza Ursula sia venuta meno: hanno paura che il prossimo responso delle urne possa mettere in discussione l’agenda politica degli ecologisti da salotto, nemica degli Stati e dei cittadini che lavorano».Dopo che parti del Partito Popolare Europeo si sono dissociate dalla maggioranza di cui fanno parte su alcuni provvedimenti ambientali, di fatto la maggioranza che regge la Commissione è arenata in una impasse.La direttiva sulle case green è un assurdo economico e lo è pure dal punto di vista della presunta lotta ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo, considerati vari elementi. Il primo è che tali ristrutturazioni avrebbero l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2, ma in realtà, le case di per sé non emettono, anzi il cemento ha delle lievi proprietà assorbenti. Le case emettono CO2 se esistono due condizioni: se sono abitate, cioè se le persone che vi abitano consumano energia per viverci, e se l’energia utilizzata dagli abitanti non è prodotta da fonti rinnovabili o da nucleare (al netto delle emissioni intrinseche).Dunque, la direttiva in realtà punterebbe a ridurre i consumi di energia, almeno in teoria. Ciò significherebbe risparmiare un pugno di euro all’anno a fronte di un investimento elevatissimo. In termini di ritorno economico, nessuno mai farebbe questo investimento. Ecco allora che, per spingere a buttare via denaro inutilmente, la direttiva pone degli obiettivi obbligatori per i singoli Stati. In questo modo, chi non esegue le ristrutturazioni vedrà abbassarsi il valore della casa. Sta già accadendo, come riportato da questo giornale nei giorni scorsi. Al di là degli aspetti tecnici, il dato politico è quello di una maggioranza risicata al Parlamento europeo che cerca di salvare il salvabile dei provvedimenti più ideologici e costosi per i cittadini, con l’ottusa connivenza degli alti funzionari della Commissione.
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