La Commissione a luglio approverà un piano di emergenza «attraverso la riduzione della domanda». Andiamo verso razionamenti per le imprese. Dopo Mario Draghi, pure Ursula von der Leyen attacca i condizionatori. Berlino pensa di riconvertire il Nord stream 2 per il Lng.
La Commissione a luglio approverà un piano di emergenza «attraverso la riduzione della domanda». Andiamo verso razionamenti per le imprese. Dopo Mario Draghi, pure Ursula von der Leyen attacca i condizionatori. Berlino pensa di riconvertire il Nord stream 2 per il Lng.Su quello che ci aspetta nei prossimi mesi di crisi energetica, al momento restano ancora molti dubbi e poche certezze. Tra queste, che non ci sarà alcun vertice straordinario a luglio sul tetto comune al prezzo del gas, che il pressing di Mario Draghi non è servito a centrare la rete di Bruxelles (ma qualcuno potrà sempre dire «i cattivi non ce l’hanno fatto fare») e che stiamo viaggiando dritti verso il razionamento. A luglio, infatti, la Commissione Ue si è fissata un appuntamento ma per presentare un piano europeo che affronti l’emergenza energetica attraverso la riduzione della domanda. Lo ha annunciato ieri il presidente Ursula von der Leyen al termine del vertice europeo. «Lavoreremo con i Paesi per evitare frammentazioni. Ci dobbiamo preparare ad affrontare nuove interruzioni delle forniture di gas da parte della Russia. Dovremo lavorare duramente assicurandoci che i piani d’emergenza nazionali siano adeguati». In questa ottica, ha poi aggiunto, «lavoreremo su un piano d’emergenza per la riduzione della domanda insieme ai partner industriali e ai Paesi membri». Quanto al price cap, «sarà discusso al prossimo Consiglio europeo di ottobre» insieme all’ipotesi di una «riforma del mercato elettrico» con il «disaccoppiamento di gas ed elettricità per la formazione dei prezzi di mercato». «Verso la fine dell’estate dovremmo essere in grado di presentare le proposte alternative su cui i leader potranno confrontarsi», ha spiegato la von der Leyen. La quale, di fronte ai tagli delle forniture dalla Russia, ha poi lapalissianamente ricordato che «la cosa migliore è sempre prepararsi al peggio». Quale sia il peggio, di fronte all’ipotesi di una riduzione della domanda nei singoli Stati, sembra già chiaro a molte imprese. E insistere sul tetto ai prezzi - è un meccanismo complicato, a detta degli esperti, perché non c’è un sistema collaudato e dovremmo inventarcelo - sta facendo perdere solo altro tempo prezioso. In mezzo, lo stallo politico. «Non siamo contro, ma non siamo nemmeno favorevoli a un tetto al prezzo dell’energia perché pensiamo che gli effetti negativi superino quelli positivi», ha detto ieri il premier olandese, Mark Rutte, «Abbiamo chiesto alla Commissione europea di elaborare un report sugli effetti che questa scelta politica può avere sulla nostra sicurezza energetica. Solo quando il lavoro della commissione sarà terminato prenderemo una posizione comune», ha concluso il premier olandese. Intanto qui da noi il Comitato tecnico di emergenza ha deciso di non alzare il livello di allerta. E il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, anche ieri in un’intervista a La Stampa ha assicurato che «per le scorte siamo quasi fuori pericolo». A differenza nostra, la Germania ha invece rotto gli indugi giovedì dichiarando lo stato di allarme sul gas. E il ministro delle finanze tedesco, Christian Lindner, starebbe studiando un robusto sgravio fiscale di due anni per le aziende energivore in Germania. Secondo quanto ha scritto Der Spiegel, Berlino sta inoltre valutando la possibilità di convertire parti del gasdotto Nord stream 2 in un collegamento per un terminale di gas naturale liquefatto sulla costa del Mar Baltico. In particolare, l’idea del ministero dell’Economia sarebbe quella di espropriare la sezione del gasdotto situata in territorio tedesco e di separarla dal resto della conduttura. Mosca ha detto però che se la Germania dovesse prendere provvedimenti di questo tipo la questione passerebbe in mano ai legali. Il gigante russo del gas Gazprom ha completato il gasdotto Nord stream 2, progettato per raddoppiare il flusso di gas russo diretto in Germania, alla fine dell’anno scorso ma finora non è stato utilizzato e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, aveva annunciato che non sarebbe entrato in funzione dopo la rottura delle relazioni con Mosca in seguito all’invasione dell’Ucraina. Altro tema è il Nord stream 1: «Al momento è inutile speculare sui lavori sul Nord stream 1. La necessità è quella di essere preparati, e noi lo abbiamo fatto velocemente», ha detto ieri Scholz rispondendo a una domanda sui lavori previsti a luglio e ai timori che il gasdotto possa non essere riaperto. Mentre in conferenza stampa la von der Leyen ha sottolineato che «se complessivamente nell’Unione europea riducessimo la temperatura del condizionatore, che a volte abbiamo acceso giorno e notte, solo di due gradi, possiamo risparmiare l’intera fornitura di Nord stream 1. Quindi c’è molto potenziale nel risparmio energetico». Insomma, se l’Europa ha un piano per ora è solo quello di razionare il gas e spegnere i condizionatori. E il petrolio? La proposta degli Usa su «un price cap al petrolio sarà un argomento di discussione al G7, dobbiamo vedere quali sono i possibili vantaggi positivi, ma dobbiamo capire se siamo in sintonia» con gli Usa «e se questa idea è appropriata per arrivare ai nostri obiettivi comuni», ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine del vertice Ue. Con altri «vedremo», «discuteremo», «vi faremo sapere».
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