2025-03-15
L’eurodem che spingeva il 5G a sua insaputa
Giuseppe Ferrandino (Imagoeconomica)
Giuseppe Ferrandino e altri politici sono finiti di striscio (ma non indagati) nell’inchiesta sui lobbisti Huawei all’Europarlamento. In una lettera alla Commissione chiesero tecnologie senza vincoli. «Non ricordo», dice l’ex dem. Ma la domanda è: chi l’ha scritta?Giuseppe Ferrandino detto Giosi. Celebre alle cronache per l’inchiesta Cpl Concordia, quella del pm Woodcock (da cui è stato assolto), per aver fatto il sindaco di Ischia e aver militato in vari partiti di sinistra. In primis il Pd. Non è più eurodeputato dallo scorso anno ma il suo nome è tornato sui quotidiani, preso di striscio dalla maxi operazione della polizia belga contro i lobbisti di Huawei. Ieri ha pensato bene di rilasciare una intervista a Repubblica per spiegare ai lettori che non è coinvolto nelle accuse di corruzione e che non ha mai accettato regalie. E che, se ha firmato qualcosa, ecco lui non lo sa e, se l’ha fatto, è stato per confusione. «Voglio dire: può accadere che un collega parlamentare ti chieda di firmare un appello, una richiesta o, magari, lo facciano gli assistenti autonomamente. È successo in decine di occasioni», commenta ancora l’ex deputato del Pd. «Quando si tratta di discussioni sulle nuove tecnologie, com’era nel caso del 5G, tra l’altro, non penso ci fosse nulla di male».La lettera in questione risale al 4 gennaio del 2021. Carta intestata dell’Europarlamento. Oggetto: implementazione delle tecnologie di telecomunicazioni in Ue. Destinatari: Margrethe Vestager, Valdis Dombrovskis e Thierry Breton. Il contenuto: sono due pagine sintetiche, mirate a descrivere l’importanza della tecnologia 5G in termini di creazione di posti di lavoro, miglioramento dei servizi pubblici e sviluppo del Pil. Una digressione sul ruolo del 5G nel settore medicale e della telemedicina e, «last but not least» prosegue la lettera, la messa a terra della nuova tecnologia consentirà ai circa 500 milioni di cittadini Ue di avere una reale connettività in termini scolastici e di superamento dei confini fisici.Ovviamente la seconda parte della missiva spiega che, per raggiungere tali obiettivi, bisogna avere a disposizione il 5G. Beh, lapalissiano. Ecco perché, secondo i deputati sottoscrittori, è arrivato il momento di togliere vincoli di ingresso a tecnologie estere. Proteggere i cittadini, si legge, non significa solo mettere barriere ma avviare cooperazioni. Ed evitare di prendere decisioni bloccanti per fare piacere a terze parti. Il testo chiude con il consueto augurio di dare ai nostri figli un futuro più brillante, ma senza mai citare Huawei o la concorrenza americana (la terza parte in questione). Ovviamente non serve citare il colosso cinese. Nella partita del 5G non ci sono altri player in ballo.La lettera non ha avuto seguiti. Ma torna oggi interessante perché, a firmare la missiva di quattro anni fa sono otto deputati i cui nomi si incrociano con quelli degli assistenti che, l’altro ieri, hanno subito la visita della polizia belga. C’è Fulvio Martusciello di Forza Italia, Giuseppe Milazzo all’epoca del Ppe, Herbert Dorfman della Südtiroler Volkspartei, Aldo Patriciello (Fi), tre deputati romeni e, infine, Ferrandino. È probabile che tutti abbiano aggiunto la firma camminando per i corridoi anche se la domanda vera sarebbe: chi ha redatto il testo? È esattamente quello che stanno cercando di capire gli inquirenti belgi. Ora, ribadiamo che nessuno dei deputati citati in questo articolo è coinvolto direttamente nell’inchiesta, tanto meno è indagato, e che non sarà facile, in caso, dimostrare che la partecipazione finanziaria a convegni sia una forma di corruzione. Certo, le regalie lo sono. Basta che superino la soglia prevista dal Parlamento e scatta l’irregolarità. Ma se il sostegno di convegno è normato, sarà molto difficile arrivare ad accuse precise. Anche perché, allora, gli inquirenti dovrebbero estendere il raggio d’azione. Huawei spende in un solo anno 2 milioni per fare lobby a Bruxelles. Ieri pomeriggio il sito Euractive si è divertito a fare un po’ le pulci. Ha segnalato che il celebre think tank Bruegel è sponsorizzato e che la testata di sinistra Politico riceve denaro da Huawei per diramare una newsletter sponsorizzata. La lista è lunga e, in ogni caso, non bisogna pensare che altri grandi colossi non sostengano think tank o non facciano pubblicità digitale. È il modo che tutti i lobbisti hanno a Bruxelles per potersi sedere al tavolo. Non è il massimo, ma l’Europarlamento funziona esattamente così. È un po’ il mercato delle vacche. L’inchiesta avviata in Belgio contro i lobbisti di Huawei vuole, però, capire se i cinesi abbiano cercato di infilarsi sotto il tavolo per dettare regole o sussurrare dettagli tecnici utili per normative. La differenza non è banale. E gli interessi in ballo sono enormi. Ecco perché l’intervista di Ferrandino ci lascia basiti. Come se non sapesse nulla del mondo che lo ha circondato per ben due legislature. E non serve il microscopio per capire come funziona nella città più europea di tutte. Anche se la forma resta la salvezza della politica. Ieri, in attesa degli sviluppi dell’inchiesta, ai lobbisti di Huawei è stato proibito entrare nell’Aula e la Commissione ha annunciato di aver sospeso i contatti con il colosso cinese. Quali contatti? Non è dato sapere.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.