2019-07-25
Eterna Fede, la Dea dell’acqua umilia il tempo
Ennesimo oro di Federica Pellegrini ai mondiali di nuoto in Corea del Sud. A 31 anni è il più grande atleta italiano di sempre, per vittorie e costanza. Da teenager metteva in fila le veterane, oggi tiene a distanza le nuove leve. La leggenda non lascia spazio al gossip.«Prima della gara me la stavo facendo sotto. Me la faccio sotto anche a 31 anni». Piange la Divina perché le sorprese moltiplicano le emozioni e quei trofei non sa più dove metterli. Colpa dell'incontinenza da vittoria. Piange alla fine della piscina di Gwangju in Corea del Sud mentre guarda il tabellone e legge per l'ennesima volta «Federica Pellegrini gold medal». Ecco un altro capolavoro, a ripetizione come Pablo Picasso, ancora più astratto nel risultato, ancora più rigoroso nella fatica. Non se l'aspettava, ha fatto centro nei 200 stile libero mondiali, casa sua, dove nessuno ha imparato a batterla. Ed è difficile trovare nuove corone, nuovi podii, nuove metafore per questa donna dal profilo dolce e dai nervi d'acciaio che ai giochi di Pechino nel 2008 entrò nella storia, due anni fa ai mondiali di Budapest entrò nella leggenda. E adesso? Fatele posto sull'Everest da dove possa contemplare il mondo sottostante, nella solitudine suprema degli immortali. Accanto a lei soltanto Roger Federer, che peraltro qualche volta si degna di perdere.La Divina è immensa e sta tutta in una frase ormai definitiva: è la più grande atleta italiana di tutti i tempi, per qualità di vittorie e per capacità di prolungarle nel tempo. Sei ori mondiali (quattro nei suoi 200), uno olimpico e sette europei, medaglie dal fascino pazzesco spalmate in 15 anni di nuotate con il cuore in gola. La prima volta che salì sul podio c'era Silvio Berlusconi al governo e gli smartphone erano un'ipotesi per ricchi: Atene 2004, aveva solo 16 anni e vinse l'argento nei 200 stile. Non si è più fermata. E a dimostrazione della sua infinita leggerezza sull'acqua, sono cambiate le avversarie ma lei è sempre lì qualche centesimo davanti. Prima era una teenager e metteva in fila le veterane, oggi è una signora che tiene a distanza aggressive caimane di tutte le età. Due anni fa mise in fila Katie Ledecky (una leggenda), Emma Mc Keon (una top model), Veronika Popova (una evergreen). Questa volta ha affondato Ariarne Titmus (una teenager) e Sarah Sjostroem, solida e stremata, che alla fine ha dovuto ricevere l'ossigeno per riprendersi dalla fatica.«Non corro più i 200», aveva detto Federica dopo Budapest, lasciando intendere di voler approcciare gare più lunghe e meditate. Mentiva a sé stessa, il suo fisico da dominatrice quella distanza chiede, quella distanza aggredisce. E lo farà anche il prossimo anno alle olimpiadi di Tokyo, ultimo valzer della signora delle acque, il momento ideale per dimostrare che i giochi non sono un cruccio psicologico, ma un arco di trionfo personale. Alla fine lei stessa osserva il tabellone e si stupisce, anzi si gratifica davanti ai microfoni della Rai. «Io infinita? Sì, è incredibile. Ho deciso di fare questi 200 stile libero solo un mese fa ai Settecolli, il tempo mi sorprende (1'54''22, ndr), mi sembra tutto incredibile. Prima di partire non ero sicura di niente, me la stavo facendo sotto anche a 31 anni. Non ci credo ancora, mai avrei immaginato di vincere l'oro».Questa umiltà, questa capacità di ricominciare tutti i giorni, di rendere speciale la routine e di giocare d'azzardo con il destino fanno della Pellegrini un fenomeno da studiare. Ma non in acqua, nelle università. Non per l'approccio sportivo, ma per l'intelligenza serena, la grinta che fa capolino dietro la femminilità, l'autocontrollo, la capacità di gestire fisico e anima. In definitiva, gli studenti rimarrebbero a bocca aperta davanti alle sue lezioni di armonia. Sulla gara c'è poco da dire e lei lo dice. «In acqua ho fatto quello che ho voluto, sentendomi come volevo 50 dopo 50. Questa medaglia si chiama amore. È un grande risultato, ci abbiamo creduto sempre. Sono contenta per me, per lo staff e per la mia famiglia. Anche perché questo è il mio ultimo mondiale. Le lacrime non sono di tristezza, ma di felicità, di soddisfazione, di fatica. Ho fatto tanta fatica in questi anni, a me piace fare fatica».Trentuno anni il 5 agosto, fuori tempo massimo. Nessuna come lei. Per la facilità della vittoria e il mito della fatica; per la capacità di stracciare la carta d'identità e di dominare il cronometro l'unico volto leggendario che ci riesce di affiancarle è quello di Pietro da Barletta, quel Mennea che i giornalisti tedeschi chiamavano per rispetto der Alte, il Vecchio. Come Bruegel. Ma perfino lui vinse meno e vinse in un arco di tempo più breve rispetto alla Federica, che ti stronca con un sorriso e ti dà ancora un decimo in virata. La regina è tornata, ma non se n'era mai andata. Per la ragazza di Mirano (Venezia) con il ciuffo biondo sull'occhio come una modella di René Gruau non c'è mai un'ultima volta. Niente viale del tramonto sul navigatore. Lo aveva detto dopo il fallimento ai Giochi di Rio de Janeiro, mentre sembrava un'anatra bagnata dalla tempesta: «Non esagerate con le critiche, ho solo sbagliato l'approccio. Non usate parole definitive, poi dovreste rimangiarvele». Critiche sbriciolate come Pavesini. La ferocia di sempre, il sorriso di sempre. Una nuotatrice sublime che ha smesso di far parlare di sé per la vita privata ed è tornata a spaccare i cronometri. Negli ultimi tempi è stata vista silenziosa, in disparte, concentrata. Non ballava sotto le stelle. Adrenalina giusta, quella che le faceva ripetere: «In piscina non posso essere amica di tutti, anzi sono molto antipatica». Quell'atteggiamento che ha sempre rassicurato gli allenatori, dai tempi dell'indimenticabile Alberto Castagnetti, il suo secondo padre che lassù oltre le nuvole avrà risvegliato le anime del paradiso facendo il tifo per lei. «Quando Federica è scostante significa che è pronta a esplodere». Centro.Ci sono giornate perfette e giornate sbagliate. Quella di Gregorio Paltrinieri le assomma tutte e due. Perfetta perché ha centrato l'oro mondiale negli 800 stile libero con il record italiano, sbagliata perché ogni suo urlo è soffocato da quello di Federica, che si staglia con la sua lunga ombra a oscurare la vallata, ad accaparrarsi tutto, a concentrare su di sè ogni attenzione. «Questa medaglia si chiama amore». Poi un sorriso da Divina. Il resto è silenzio.