2020-02-07
Esperti, sciacalli e piagnoni. Con la scusa del morbo la realtà diventa una recita
L'infezione è ancora un'incognita, ma c'è chi la usa per regolare i propri conti: educare «l'ignorante», sciogliere il cuore del «cattivo», aprire le frontiere «rimaste chiuse».Come molti, cerco anch'io di tenermi informato sull'evolversi dell'epidemia di coronavirus 2019-nCoV, sulle probabilità di contrarlo e sulla sua gravità. Ma non è facile. Mentre mi districo tra gli aggiornamenti e le raccomandazioni delle autorità sanitarie, il seme del microbo ha attecchito sul terreno di un'opinione pubblica affamata di simboli e di ossessioni e da lì ha generato una foresta narrativa che nulla ci dice degli eventuali pericoli della malattia, moltissimo di quelli di una società imprigionata nelle trame immateriali dello «spettacolo» (Guy Débord).I primi a muoversi sono stati gli alfieri delle vaccinazioni obbligatorie. Ancora non esiste un vaccino per difendersi dal Coronavirus cinese quindi (!, ndr), spiegava il nostro rappresentante Oms ai microfoni di Radio Radicale, «il rimedio principale è il vaccino contro l'influenza» e «a maggior ragione» contro la polmonite, cioè contro altre malattie. Tradotto: se ci fa male un dente fasciamoci un piede, che male non fa. Del resto, ha poi aggiunto, «noi siamo un Paese vulnerabilissimo. Dal 1999, quando il Parlamento ha sospeso o attenuato l'obbligo di vaccinazione per entrare nelle scuole, ci sono decine di migliaia di giovani… non vaccinati. Queste sono vittime predestinate». Mentre cerchiamo di capire che ci azzecca con l'epidemia cinese, facciamo timidamente osservare che dal 1999 al 2017 (quando fu rintrodotto l'obbligo) il tasso di adesione alla vaccinazione anti-polio-tetano-difterite è invece rimasto invariato, mentre quello all'anti-morbillosa è addirittura cresciuto di 20 punti percentuali. Mais passons. Altri hanno fatto il salto ancora più lungo, brandendo il vaccino immaginario per annichilire i propri nemici immaginari. «Desidererei», scrive un noto virologo su Twitter, «che si trovasse immediatamente un vaccino contro il coronavirus [anche] per il piacere di vedere gli antivaccinisti implorare la vaccinazione in ginocchio sui ceci». Il riferimento di questo tecnico e olimpico auspicio è, con tutta evidenza, il fiabesco sottogruppo di coloro che rifuggirebbero qualsiasi vaccino siccome i vampiri l'aglio, non chi vorrebbe solo scegliere se e quali farne, o più semplicemente discuterne col proprio medico senza fargli rischiare la radiazione e la gogna. Giacché questo secondo gruppo ha il difetto di esistere, mal si presterebbe al copione.il fortino dell'amoreCi sono poi quelli asserragliati nel fortino dell'amore, i sempre-buoni che lottano contro il Paese incattivito e crudele. Ecco il sindaco di Firenze apparire in video con un signore dai tratti orientali per denunciare «lo sciacallaggio che alcuni fanno per trovare soltanto una scusa per l'odio e l'esclusione». Il virus è «una scusa», l'hashtag #AbbracciaUnCinese (sul serio). Ecco, ogni aggressione o ipotesi di aggressione a persone con gli occhi a mandorla diventare un'«emergenza sinofobia», il sintomo di una «psicosi razzista» che va espiata in pubblico con apposite mangiate riparatrici di involtini primavera, a favor di Instagram. Ed ecco i cronisti a caccia di mamme preoccupate dal rientro in classe di un compagnuccio dalla Cina. «C'è il rischio di una caccia all'untore», ammoniscono gli stessi che esultano se invece si cacciano migliaia di bambini sani dagli asili, chiamandoli «piccoli untori» in prima pagina. Secondo l'Oms circolerebbero anche portatori asintomatici ma Alberto Villani (Sip), già fervente sostenitore della legge che vieta la frequenza scolastica a chi non si vaccina contro malattie scomparse da decenni nel nostro Paese o per le quali non è in corso alcuna epidemia, fa sapere dalle pagine del Corriere che se invece incombe un'epidemia è ingiusto e «non ha senso» imporre una breve quarantena agli alunni provenienti dalle zone dove infuria. Perché adesso invece sì, il rischio è solo «teorico» e comunque «se esiste è altamente improbabile».Per l'eurodeputata dem Alessandra Moretti, «se ogni Stato rimane sovrano, limita l'autorevolezza dell'Europa a essere rilevante anche per questi casi». Si chiede perciò se «saremo capaci di rinunciare… a un pezzo di sovranità anche per quanto riguarda la salute e la sicurezza sanitaria… per diffondere un sistema di tutela europeo». Chiaro: se la malattia vola sulle ali del globalismo, ci vuole più globalismo. All'appello non manca il clima, che sta oggigiorno alle cronache come il curry alla cucina indiana: «L'epidemia da Coronavirus in atto», scrive un medico sul Fatto Quotidiano, «rientra tra le conseguenze del cambiamento climatico in atto». Lo ha detto anche Al Gore, sicché. E per chiudere il cerchio, un lettore mi scrive preoccupato: «Ma il contante? Possibile che nessuno abbia ancora detto che veicola i virus?». No, ma siamo fiduciosi. isolato! e quindi?Nel frattempo arriva almeno una buona notizia: in un istituto di Roma si sarebbe isolato il genoma del virus. Che cosa è emerso? Quali sono i risvolti pratici della scoperta? Non si capisce, non si sa, perché il vero scoop è ben altro: che la squadra di ricerca sarebbe composta da sole donne, pare addirittura «meridionali». A parte il chissenefrega, sentirlo annunciare come un fatto straordinario dai difensori della parità di genere fa sempre un certo effetto.Più di un commentatore ha lamentato la troppa politicizzazione della vicenda, ma francamente mi sembra un understatement. Ciò che vedo è piuttosto un evitamento sistematico e centrifugo dell'oggetto, l'incapacità di considerare il suo dato e la compulsione di dissolverlo in una griglia immateriale di desideri, rappresentazioni e ossessioni per deformarlo fino a renderlo irriconoscibile e perciò inerte, prostituibile alla qualsiasi. Vedo un teatro senza finestre sulla realtà, dove della realtà entrano solo poche ombre per farsi pretesto di un copione già scritto. Come a teatro, tutto diventa appunto spettacolo con i riti collettivi clowneschi sui social, le formule ripetute in coro, i battimano a comando, le star da acclamare, i figuranti e l'azione che converge implacabile sul finale escogitato dagli autori e atteso dal pubblico, tra peripezie libere di svilupparsi senza vincoli di verosimiglianza, raziocinio e coerenza.il circo dei sogniIn questo teatro o circo ci si diverte e ci si rassicura a vicenda, si gode nell'assistere all'elegante farsi dei propri sogni sul palco. Resta però il problema della finzione che, per quanto collettiva e ripetuta, non può incidere sulla realtà a cui così liberamente si ispira. Non so quanto sia grave l'epidemia di Coronavirus, ma il fatto di non riuscire a focalizzarla nella sua sostanza tutto sommato banale segnala a mio avviso un problema che supera per gravità ogni eventuale emergenza sanitaria: quello di una civiltà accecata dalle proprie consolanti finzioni e sprezzantemente ignara di tutto ciò non le avvera. E perciò destinata a subirlo.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)