2020-05-01
Esperti del governo contro sé stessi: «I numeri catastrofisti? Irrealistici»
Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro (Ansa)
L'autore dello studio che paventava 151.000 pazienti in rianimazione e che ha ispirato le scelte di Giuseppe Conte fa dietrofront: «Non era uno scenario realistico». Poi reagisce con spocchia: «Parlo solo con gli scienziati».Potrà sembrare incredibile, ma domenica scorsa il premier Giuseppe Conte ha deciso di tenerci chiusi in casa facendo affidamento su uno «scenario irrealistico». Sono queste le esatte parole pronunciate ieri nel corso della consueta conferenza stampa dell'Istituto superiore di sanità da Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler e coautore dello studio che ha condizionato le ultime scelte dell'esecutivo. Nelle ore successive al lungo discorso del premier, i giornali nostrani hanno rivelato che dietro alla drammatica decisione di Conte ci sarebbe stato un documento nel quale si ipotizzavano «scenari di rilascio del lockdown introdotto l'11 marzo sul territorio nazionale». Un testo senza intestazione né firma, pubblicato per primo dal Fatto Quotidiano nella mattinata di lunedì.Tra tutti i 92 scenari elaborati dagli scienziati per valutare le conseguenze di un allentamento delle misure, l'unico che ha trovato ampio spazio sui media riguardava l'opzione «liberi tutti»: ripresa delle scuole, stop al telelavoro, riapertura di tutti i settori produttivi e rimozione di ogni libertà di movimento. Stando ai calcoli degli esperti, un mix in grado di spedire in terapia intensiva ben 151.000 pazienti da qui all'8 giugno, per un totale di 430.000 ricoveri entro la fine dell'anno. Cifre oggettivamente fuori da ogni comprensione umana, e che nelle ore successive alla sua diffusione sono state contestate da più parti. Tanto per dare un'idea, i posti letto in terapia intensiva in Italia sono circa 8.000, e al picco ne risultavano occupati circa 4.000. Come abbiamo scritto ieri su queste stesse pagine, pur ipotizzando di riuscire a identificare per mezzo del tampone tutti i positivi e assumendo che il 10% necessiti di cure in terapia intensiva (oggi in realtà questo valore si aggira intorno al 2%), significherebbe essere in presenza di 1,5 milioni di casi. Ovvero quasi 40.000 nuovi contagi giornalieri da qui a un mese e mezzo, circa 6/7 volte i numeri fatti registrare nelle giornate più buie dell'epidemia. Cifre contestate anche da Carisma, holding del finanziare bergamasco Giovanni Cagnoli, la quale a sua volta ha pubblicato uno studio che vede «reggere» le terapie intensive in 45 dei 46 scenari elaborati.Critiche che a Stefano Merler, a giudicare dai toni della conferenza stampa tenuta ieri, proprio non sono andate giù. Quello più catastrofico «non è uno scenario che noi abbiamo considerato realistico», ha chiarito Merler, «era solo per dare un'idea di quello che potrebbe succedere ignorando cos'è il Covid, ovviamente nessuno di noi si comporterà in modo così sciocco da non assumere un minimo di protezioni». Un po' come dire: abbiamo scherzato. Nel frattempo, però, è sulla base di questi dati che il governo avrebbe scelto di prolungare la prigionia degli italiani. Ma come sono pervenuti gli scienziati a cifre tanto assurde? Lo studioso ha specificato che nel conteggio sono inclusi tutti i soggetti positivi dei giorni precedenti. Dunque, se abbiamo ben capito, la simulazione prevede che anche i malati appena diagnosticati tornino a circolare tra la popolazione. Un'eventualità, quella di «liberare» i contagiati, a dir poco improbabile. «Scrivano tutto quello che vogliono, io ho imparato a fare le divisioni in quinta elementare», ha chiosato Merler visibilmente piccato, «d'ora in poi io discuto di scienza solo con chi la scienza sa farla».Purtroppo, però, la faccenda non è così semplice. Nel corso di questi mesi, il governo ha colpevolmente ribaltato i ruoli tra consulenti e decisore politico. Risultato: il Paese è rimasto bloccato in balia delle opinioni ondivaghe degli scienziati. Una strategia fallimentare in partenza, che tuttavia il premier Conte insiste nel voler portare avanti. Come dimostra l'intervento pronunciato ieri di fronte alle Camere, durante il quale ha brandito i risultati dello studio «irrealistico» in difesa del proprio operato.Non è l'unica panzana, ahinoi, rimbalzata ieri tra le mura del nostro Parlamento. Nel corso del suo intervento, il deputato grillino Davide Crippa ha riportato a galla la bufala dell'aumento nei giorni scorsi dei contagi in Germania. Quello degli Stati «ribelli» è un tassello fondamentale della narrazione all'insegna del terrorismo psicologico. Fake news smentite dai fatti. La fine del lockdown decretata dieci giorni fa, ha reso noto ieri lo Statens serum institut, non ha provocato nessuna impennata di casi in Danimarca. E dopo essere temporaneamente risalito a 1, l'R0 tedesco è tornato prontamente ai valori di guardia (il tasso di riproduzione indica il numero di persone che vengono contagiate da un infetto, e perché l'epidemia cessi deve essere sempre minore di 1), fissandosi a quota 0,9. Notizia di ieri, l'indice in Germania è sceso addirittura a 0,75, un calo che smentisce platealmente i detrattori delle riaperture.Berlino continua a stare in guardia, ma vede la luce in fondo al tunnel. Si capisce non solo dai numeri confortanti, ma anche dal piano di ritorno alla normalità presentato dal ministro della Salute Jens Spahn: da maggio le strutture sanitarie diminuiranno gli spazi dedicati ai pazienti Covid e riprenderanno a svolgere le operazioni lasciate in sospeso prima dello scoppio dell'epidemia. Nel frattempo, la Germania ha preferito essere previdente in caso di una seconda ondata, portando da 28.000 a 40.000 i posti letto in terapia intensiva. Metà dei quali sono rimasti vacanti anche durante la fase più critica del contagio. Forse in questo caso, anziché criticare i tedeschi, faremmo meglio a copiarli.