2024-01-18
Escono gli indiani da Taranto. Entrano gli ucraini a Piombino
Intesa con Metinvest e Mimit per rilanciare il sito toscano Commissario a Taranto. Oggi incontro con i sindacati per la Cig.Se Piombino ride, Taranto piange. Tirando le somme della giornata è questa la sintesi più fedele dell’andamento delle trattative che vanno avanti ormai da settimane per salvaguardare il futuro della siderurgia nel Paese e il destino dei due siti dell’acciaio che in questo momento sono più in difficoltà. Le buone notizia, che a dir il vero erano abbastanza attese, ci dicono che è stato siglato il protocollo d’intesa tra ministero delle Imprese e del Made in Italy, Regione, Comune di Piombino, Metinvest e gruppo Danieli per rilanciare il sito toscano. Il progetto industriale, si legge in una nota, ha come finalità «lo sviluppo, la costruzione, la proprietà, l’esercizio e la manutenzione di un impianto ambientalmente sostenibile per la produzione di prodotti finiti di acciaio ottenuti dalla trasformazione di materiali ferrosi in coils laminati a caldo soggetti ad ulteriori lavorazioni, da realizzare a Piombino su una superficie di circa 260 ettari». E i soldi? Nella nota si chiarisce che il progetto sarà finanziato con il sostegno di fondi esterni e sovvenzioni governative e che una volta che il progetto sarà pienamente operativo darà lavoro a circa 1.500 persone. Ognuno farà la sua parte. Metinvest (la holding dell’acciaio ucraina proprietaria dello stabilimento di Azovstal a Mariupol) e Danieli (costruisce acciaierie) dovrebbero investire circa 2 miliardi, mentre il Mimit coordinerà un tavolo di lavoro partecipato da tutte le istituzioni nazionali e locali competenti. «L’accordo segna un passo significativo verso la realizzazione di uno degli impianti più green d’Europa», ha evidenziato Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato di Metinvest, «il progetto, con una capacità di circa 3 milioni di tonnellate di acciaio, svolgerà un ruolo cruciale nella transizione verde dell’Italia implementando pratiche industriali sostenibili e rispettose dell’ambiente». «L’intesa segna un passo cruciale per il rilancio del polo di Piombino, che assumerà un ruolo sempre più centrale nel contesto del piano siderurgico nazionale», ha invece rimarcato il ministro Adolfo Urso, «Il nostro obiettivo è orientato verso una siderurgia competitiva, sostenibile e all’avanguardia: un vero e proprio motore di crescita e sviluppo per il nostro sistema produttivo e per l’eccellenza del Made in Italy». Si tratta di un importantissimo passo in avanti ma di cose da fare ne restano. Servirà tempo, i nuovi impianti partiranno fra svariati mesi, e bisognerà trovare la quadra nei rapporti con Jsw Steel Italy, l’azienda (il vicepresidente esecutivo è Marco Carrai) che detiene le concessioni sulle aree dell’impianto. Ma anche da questo punto di vista sono stati fatti notevoli passi in avanti e un accordo tra le parti sembra ormai alla portata. Stiamo quindi parlando finalmente di una prospettiva. Quella che invece manca da anni all’ex Ilva, ormai destinata all’amministrazione straordinaria e all’arrivo dell’ennesimo commissario.Facile però dire amministrazione straordinaria e annunciare l’ennesimo uomo della provvidenza. Molto più difficile circostanziare e individuare cornice e contenuto di una gestione straordinaria che corre il rischio di incorrere in una serie di contenziosi con ArcelorMittal che nonostante il disimpegno ormai acclarato è ancora il primo azionista a Taranto con il 62% contro il 38% di Invitalia (ieri c’è stato un consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia). Quindi anche se c’è un decreto (asset) ad hoc che dà la possibilità allo Stato socio di minoranza di intervenire, i rischi di infiniti contenziosi legali sono dietro l’angolo. E per questo motivo lo Stato ha provato a seguire la strada del divorzio consensuale che però si è scontrata contro le pretese di Mittal che voleva restare azionista, anche se di minoranza, avere poteri di gestione e non metterci però un euro rispetto ai futuri investimenti. Su questa prospettiva il governo ha fatto giustamente un passo indietro (o avanti a seconda della prospettiva) e ha deciso di tirare dritto sull’amministrazione straordinaria. Attenzione anche alla figura del commissario o dei commissari. Perché, come ha ricordato ieri anche il ministro Giorgetti («Sull'Ex Ilva di Taranto noi ci stiamo impegnando al massimo per fare chiarezza perché per fare l'acciaio green servono tanti investimenti, quindi abbiamo bisogno di partner che insieme a noi facciano investimenti importanti», la priorità è andare avanti con la produzione. Insomma, siamo di fronte a una situazione completamente diversa rispetto a quella di 10 anni fa (precedente commissariamento) quando invece la questione fondamentale era quella legale e della sicurezza. Serve un manager vero e possibilmente con competenze specifiche nel mondo dell’acciaio. Di questo e altro ancora sapremo di più dopo l’incontro di oggi tra governo e parti sociali. Ma probabilmente parliamo di dettagli, si parlerà sicuramente di Cig. Perché dopo l’ennesima rottura (questa volta sembra proprio definitiva) con il colosso indiano dell’acciaio, questo è il momento di ponderare bene le prossime mosse strategiche. Da domani le società dell’indotto sospenderanno le loro attività a oltranza proprio in protesta con il commissariamento. Sbagliare ancora è vietato.