2020-10-14
Errori e fogli segnati. Bonafede alle prese con i concorsi bluff per la magistratura
Il ministro riferirà sugli esami del 2019, in cui molti sono stati promossi nonostante svarioni d'ortografia e pagine marchiate. Oggi la brutta grana delle presunte (e gravi) irregolarità nei concorsi per diventare magistrato plana direttamente sulla testa del ministro grillino della Giustizia. Questo pomeriggio alle 15.30, alla Camera, Alfonso Bonafede dovrà infatti rispondere alle domande di Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia e membro del Consiglio superiore della magistratura tra il 2014 e il 2018. In due interpellanze, in giugno e alla fine di settembre, Zanettin ha preso di mira soprattutto l'ultimo concorso del 2019, segnalando che alcune delle 301 prove scritte sono state giudicate idonee dalla commissione malgrado fossero piene di strafalcioni giuridici e di errori d'ortografia. Un candidato, incredibilmente, ha superato l'esame rispondendo a una domanda non con un testo, ma con uno schemino grafico. In certi casi gli elaborati presentavano addirittura clamorosi segni di riconoscimento. Lo scandalo del concorso magistrati nasce grazie a due candidati bocciati, che sono riusciti a ottenere dal Tar del Lazio i temi dei promossi, in forma anonima. «È così che hanno individuato una serie di anomalie», dice Zanettin. Il candidato numero 336, per esempio, avrebbe citato un'inesistente sentenza della Corte di cassazione; il numero 757 avrebbe sbagliato l'uso di molti congiuntivi; il candidato 1.037 avrebbe impiegato a casaccio gli apostrofi. Altri elaborati presenterebbero sbagli di ortografia anche più marchiani.Si vedrà quale sarà la risposta del ministro Bonafede. Sulla base di queste e di altre prove, però, Zanettin solleva «il legittimo dubbio che decine di magistrati in carica siano stati selezionati per decenni attraverso loschi traffici». E il termine «decenni» pare corretto perché il deputato ricorda l'odissea di «un candidato bocciato al concorso da magistrato nel 1992 e nel 2000 che, dopo un'innumerevole serie di ricorsi, è finalmente riuscito ad acquisirne la completa documentazione». Il candidato si chiama Pierpaolo Berardi, e oggi fa l'avvocato penalista ad Asti. Per 28 anni ha dovuto fare i conti con il peggiore dei muri di gomma. «Ho presentato 15 ricorsi al Tar», dice alla Verità, «ma ho fatto anche denunce penali e svolto indagini, scoprendo di tutto». La Procura di Perugia ha aperto quattro inchieste, ogni volta archiviandole. Eppure, tra le mille irregolarità del suo esame di quasi 30 anni fa, Berardi ha appurato che la commissione - per analizzare collegialmente i tre temi di diritto civile, penale e amministrativo - non superava in media i tre minuti. Alcuni scritti dichiarati idonei, poi, non presentavano né il voto, né le firme dei commissari. Il fascicolo di un concorrente è addirittura scomparso dagli archivi del ministero della Giustizia. Nel 2000 il Tar del Lazio aveva riconosciuto il pieno diritto di Berardi a una seconda valutazione della sua prova, ma il ministro della Giustizia aveva fatto resistenza e ottenuto dal Consiglio di Stato che a ricorreggerla fossero gli stessi commissari che l'avevano valutata inidonea: «Ma visto che a quel punto erano anche indagati», sorride amaro Berardi, «non potevano certo cambiare una virgola del loro giudizio: sarebbe stata un'ammissione di colpevolezza».Tale è la concretezza delle anomalie delle antiche prove d'esame di Berardi, che se n'è detto convinto perfino Guido Neppi Modona, dal 1996 al 2005 giudice della Corte costituzionale, che ha stigmatizzato il «sistema sofisticato e truffaldino» e «la macchina della corruzione che attraverso vari passaggi arrivava ai componenti della commissione giudicatrice del concorso, magistrati e professori universitari». Neppi Modona è rimasto colpito anche dai «segni di riconoscimento» sugli elaborati del 1992 e del 2000: righe saltate, pagine lasciate vistosamente in bianco... Dopo la denuncia di tanta irregolarità, il giurista ha atteso inutilmente una reazione da parte del Csm o del ministero della Giustizia: «Purtroppo», ha scritto, «l'unica risposta è stata un silenzio assordante, il che vuol dire che le rivelazioni erano corrette e non potevano essere smentite». I segni di riconoscimento sui temi sembrano, purtroppo, un elemento di forte continuità con il concorso del 2019. Zanettin sostiene che «dagli elaborati dei promossi spuntano molti segni lasciati sui fogli», come inutili quadratini e altre «stranezze grafiche». Lo scandalo ha investito anche il Csm. Stefano Cavanna, avvocato e consigliere laico per la Lega, dichiara alla Verità che la terza commissione, competente per l'accesso in magistratura, ha ricevuto il «ponderoso esposto dei due candidati bocciati» e sta valutando il da farsi. «Io ho chiesto l'audizione del presidente e dei 28 membri della commissione d'esame», aggiunge Cavanna, «e presto decideremo». Contro ogni approfondimento si è invece schierata l'Associazione nazionale magistrati: «Gli attacchi all'onorabilità dei componenti della commissione esaminatrice sono irricevibili», ha dichiarato il suo presidente, Luca Poniz, «e un tentativo di delegittimazione dell'intero ordine giudiziario». L'unico fin qui a non avere parlato, insomma, è il ministro Bonafede. Oggi Zanettin gli chiederà se abbia disposto un'ispezione e se intenda adottare «iniziative a carattere normativo per evitare che quanto denunciato possa ripetersi in futuro». Viene solo da domandarsi perché, sul caso, non sia già stata avviata un'inchiesta penale.