2022-05-15
«Ermini contesta il metodo Palamara. Ma lui fu eletto nell’identico modo»
L’affondo di Matteo Renzi nel suo ultimo libro, «Il Mostro»: assurdo che il vicepresidente del Csm distrugga documenti della Procura su una loggia segreta. Colpa mia, gli ho fatto fare una carriera che non meritava.Diciamolo una volta per tutte: la consigliatura Csm che va dal 2018 al 2022 è stata in assoluto la più scandalosa della storia repubblicana. Quando nel 2019 si prova a decapitare due correnti lo si fa con un’inchiesta imbarazzante il cui simbolo è un trojan, vale a dire uno strumento di intercettazione pervasivo perché costante e onnipresente.Aver cercato di dire che il solo Luca Lotti, tra i politici, parlasse coi magistrati è una barzelletta che non fa ridere. Posso fare un elenco di almeno venti nomi di politici di primo piano, attualmente in vista, che hanno cercato di mettere il naso, senza riuscirvi, nella partita Csm 2018. E vi sono nelle mosse di molti deputati e senatori gli appetiti per la prossima designazione del nuovo Csm 2022. Chi vi dice che la politica deve restare fuori vi prende in giro. La Costituzione prevede che la politica sia decisiva nella scelta del Csm. E da che Roma è Roma le decisioni si prendono spesso – per me troppo spesso – nelle tavole di commensali dove – parlando di magistratura – giudici e politici dialogano su tutto, da sempre. Questa idea che uno solo fosse il manigoldo che metteva il naso nelle vicende politiche non sta in piedi.E ancora più grave è il tentativo di far passare Luca Palamara e Cosimo Ferri come i soli responsabili di un sistema, che io giudico sbagliato e che volevo cambiare, ma che va avanti da anni: il sistema delle correnti.All’hotel Champagne, luogo degli incontri tra Palamara, Ferri, Lotti e tanti altri, andavano personaggi di ogni colore politico. Non vi stupirà sapere che all’hotel Champagne si era recato anche il professore amico di Conte e indicato dai Cinque Stelle tra i laici del Csm che ambiva al ruolo di vicepresidente Csm e che pertanto – dopo un’autorevole raccomandazione giornalistica – si recava in processione da Cosimo Ferri nelle sale dello Champagne. Ironia della sorte, sarà proprio lui a presiedere il disciplinare contro Ferri. Ah, se il trojan lo avessero messo a quelli delle altre correnti o ai collaboratori dell’allora ministro Bonafede, la storia del Csm sarebbe andata diversamente. E del resto quando i magistrati di Brescia chiedono all’ex procuratore di Milano Greco e al procuratore generale della Cassazione Salvi se gentilmente possono consegnare i telefonini per verificare alcuni tabulati del passato – è il gennaio del 2022 – entrambi rispondono all’unisono che purtroppo hanno smarrito i cellulari e dunque non hanno più la memoria telefonica. Dunque il procuratore generale della Cassazione può sostenere credibilmente (si fa per dire) di aver smarrito il telefono, gli amici di Renzi se lo vedono sequestrato per mesi. La differenza è che il trojan lo mettono solo a Palamara, senza alcuna ragione di urgenza, non con l’obiettivo di cristallizzare una presunta corruzione risalente ad anni prima ma con il desiderio di far saltare la candidatura alla procura di Roma di Marcello Viola che Palamara, Ferri e altri sostenevano più o meno apertamente.C’è un simbolo su cui si potrebbe fare una serie televisiva e questo simbolo è il trojan intermittente. Per far fuori Palamara si inventano un’ipotesi di reato assurda. Nei giorni della scelta del Pm di Roma attivano il trojan e registrano non atti di corruzione per i quali il trojan era stato autorizzato ma le riunioni di alcune componenti del Csm che si incontrano per discutere di incarichi e spartirsi i posti. Un metodo poco elegante e per me da cancellare ma assolutamente legittimo e soprattutto lo stesso che si era sempre usato in passato.Se il giudizio etico può essere di disgusto o quello politico può essere di condanna la cosa squallida della quale nessuno parla è che il trojan funziona in modo intermittente. A volte sì, a volte no. Registra alcune riunioni e altre no. Cattura e registra i momenti in cui Palamara fa sesso ma non cattura i momenti in cui Palamara parla con Pignatone. Vi sembra naturale? O anche in questa circostanza crediamo nel caso? Sono sempre e solo tutte dannatissime coincidenze? E soprattutto vi sembra normale che un trojan, strumento che serve a registrare ogni istante della vita dell’indagato, possa funzionare a volte sì, a volte no come le frecce delle auto nelle barzellette sui carabinieri? Accanto a questo c’è il tema dei due pesi e delle due misure. Pubblico ludibrio per Palamara e Ferri. E invece tutti zitti su Legnini ed Ermini, vicepresidenti del Csm nominati dall’accordo tra la politica e le correnti. Legnini non faceva una cena ogni tanto, come i commensali dell’hotel Champagne. Le cene romane cui partecipava Legnini – e con lui molti altri esponenti della politica e della magistratura ancora con rilevanti cariche istituzionali – erano almeno un paio alla settimana.A me non la raccontano. Le cene erano perfettamente legali e legittime. Ma erano legali e legittime anche le cene di Ferri e Palamara. E quando vedo Legnini che oggi pontifica nel ruolo di commissario per la ricostruzione mi domando perché a Palamara spetti l’onta della radiazione e a Legnini gli onori di uno degli incarichi più delicati del Paese, peraltro dopo la sconfitta alle regionali dell’Abruzzo.Su David Ermini fatico a trovare le parole. Sono responsabile della sua carriera politica. E l’ho visto prendere le distanze alla velocità della luce da un metodo – quello dell’accordo tra Palamara e Ferri, con Lotti come suo interlocutore politico – che era lo stesso metodo per il quale lui era stato votato di misura vicepresidente del Csm. Tra un mediocre e un cattivo bisognerebbe sempre preferire il cattivo: almeno il cattivo ogni tanto si riposa. David Ermini passerà alla storia come il vicepresidente del Csm che riceve un membro del Csm, uno dei più autorevoli e visibili peraltro, Piercamillo Davigo, e brucia o distrugge il materiale ufficiale, proveniente dalla procura di Milano, che Davigo gli consegna, comprovante l’esistenza di una loggia segreta che avrebbe impattato sulla vita delle istituzioni.Sorvolo sul gesto di distruggere dei verbali, che è una cosa che avevo visto fare solo nelle primarie del Pd campano. Non apro il capitolo Davigo, che pure sarebbe il simbolo di un sistema, per le sue intemerate uscite contro di me quando ero premier, per i suoi continui attacchi in tv a La7, dei quali prima o poi dovrà rispondere in un’aula di tribunale, per l’arroganza con la quale si è rivolto ad altri soggetti istituzionali. Dico solo che anche Davigo parlava con la politica, eccome. Nel 2020, l’anno dopo lo scandalo hotel Champagne, mentre sto chiedendo le dimissioni di Bonafede perché il capo del Dap da lui nominato ha consentito di scarcerare alcuni boss mafiosi, Davigo si incontra riservatamente con un senatore, allora grillino, Nicola Morra, e gli mostra (qualcuno dice che gli consegna ma non è provato) dei documenti. Tutto questo accade nel sottoscala del Csm con un comportamento quantomeno singolare per due membri delle istituzioni.Mi limito a questo. Se davvero quei verbali costituiscono la prova di un reato, il fatto che David Ermini, esponente più importante dell’organo di autogoverno della magistratura, distrugga il corpo del reato dovrebbe indignare almeno qualche studente di giurisprudenza. Luca Lotti – suo grande sponsor – è a processo per molto meno. Ma nella logica due pesi e due misure: Ermini è il buono, Lotti il cattivo. Chi decide cosa in questo Paese? Ma soprattutto chi paga per gli errori quando tra i membri del Csm è finito persino un accusatore di Enzo Tortora? E ancora come mai da tutto il caos dell’hotel Champagne – nato per bloccare la candidatura di Viola alla prestigiosa procura di Roma – siamo arrivati tre anni dopo alla vittoria di Viola per la prestigiosa procura di Milano? Se non c’era nulla di personale contro Viola, magistrato degnissimo e allievo di Paolo Borsellino, perché tutto questo clamoroso scandalo? Solo per cercare di far fuori Palamara, Ferri e Lotti? Prima o poi qualcuno scriverà la storia di questi anni e perché si è fatto di tutto per cambiare la maggioranza del Csm che era uscita dalle urne. Prima o poi qualcuno avrà il coraggio di raccontare le chat, le cene, le vere vicende dei membri del Csm. E si smetterà di ballare il valzer dell’ipocrisia, avendo finalmente il coraggio di cambiare la legge. E soprattutto di cambiare lo stile e i comportamenti di magistrati e politici.