2024-07-06
La Cassazione boccia il ricorso. La faida Agnelli può continuare
John, Lapo e Ginevra Elkann (Ansa)
John, Lapo e Ginevra volevano fermare l’indagine per frode fiscale avviata dalla Procura di Torino dopo la denuncia della madre Margherita. Hanno perso la causa e adesso rischiano davvero grosso.Un altro schiaffo a John Elkann e ai suoi fratelli Lapo e Ginevra che perdono un round forse decisivo nella furibonda battaglia legale che ha messo la madre Margherita contro i figli per l’eredità dell’Avvocato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso degli Elkann e quindi può proseguire l’inchiesta della Procura di Torino nata dalla denuncia di Margherita contro i figli.La Suprema Corte, infatti, ha confermato la validità del sequestro effettuato dai Pm di Torino nell’ambito dell’indagine sull’eredità di Gianni Agnelli. I giudici hanno anche convalidato la decisione del tribunale del riesame che aveva riconosciuto la legittimità solo parziale di un sequestro eseguito nei giorni precedenti.Il procedimento è stato avviato a seguito della denuncia presentata a Torino nel dicembre 2022 da Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato e madre di John e Lapo e Ginevra. La Procura aveva iscritto nel registro degli indagati i tre Elkann, e il commercialista di famiglia, Gianluca Ferrero (che è anche presidente della Juventus). Sono accusati di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato. Avrebbero «camuffato» la residenza di Donna Marella Caracciolo vedova dell’Avvocato: formalmente viveva in Svizzera, in realtà stava in Italia. E quindi avrebbe dovuto pagare le tasse nel nostro Paese (per i reati è indagato anche il notaio che ha redatto il testamento della signora, Urs von Groeningen). La lite, però potrebbe destabilizzare anche la proprietà di Stellantis. Il fatto che Donna Marella risultasse residente in Svizzera ha consentito anche di aggirare la legge sulle successioni in Italia In questa maniera è stato possibile scavalcare i diritti di Margherita, erede principale in quanto unica figlia sopravvissuta dopo il suicidio del fratello Edoardo. A ricevere il patrimonio sono stati i tre figli Elkann escludendo completamente gli altri cinque avuti da Margherita nel secondo matrimonio con Serge de Palhen.In seguito alla morte dell’Avvocato, Margherita aveva ereditato il 33 per cento del patrimonio del padre, per poi cedere per 105 milioni di euro le proprie quote della holding di famiglia «Dicembre» alla madre Marella che, a sua volta, le aveva girate ai nipoti Elkann. Nel 2004, poi, attraverso un patto successorio Margherita aveva rinunciato all’eredità ricevendo in cambio un miliardo e 300 milioni di euro.A spingerla a fare questa scelta erano le difficoltà della Fiat che, dopo la morte dell’Avvocato e di Umberto, sembrava sull’orlo del baratro. Lo spettro che agitava Margherita era quello della famiglia Ferruzzi-Gardini che avevano perso gran parte del loro patrimonio nel crack del gruppo Ferruzzi-Montedison. Da qui la decisione di farsi liquidare in anticipo.Nel 2007 il ripensamento. La cura di Sergio Marchionne aveva funzionato e il gruppo torinese aveva superato il guado. Così Margherita torna alla carica sostenendo che al momento della divisione dell’eredità le fosse stata nascosta una parte del patrimonio di famiglia. Aveva chiesto la rendicontazione dei beni supponendo l’esistenza di cospicui fondi neri. E qui ci ricolleghiamo al dicembre 2022, quando Margherita denuncia alla Procura di Torino la presunta residenza fittizia della madre in Svizzera e quindi una possibile evasione fiscale. In particolare, riguardante la rendita vitalizia di 583 mila euro l’anno che la donna versava a Marella sulla base del patto di successione. Da qui parte l’inchiesta della Procura di Torino.Nel febbraio scorso, la Procura aveva incaricato la Guardia di finanza di effettuare un primo sequestro in favore di Margherita e contro i figli. Successivamente, il tribunale del riesame aveva dichiarato la legittimità solo parziale dell’atto. Nonostante ciò, i pubblici ministeri avevano trattenuto il materiale sequestrato e, agli inizi di marzo, avevano disposto un secondo sequestro, che è stato poi interamente confermato dai giudici. Ora, l’operato del tribunale del riesame di Torino ha ottenuto l’approvazione della Cassazione.La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura contro il primo provvedimento del tribunale e ha respinto il ricorso contro il secondo provvedimento, presentato dagli indagati John, Lapo e Ginevra Elkann e Gianluca Ferrero commercialista della famiglia e presidente della Juventus.