2020-04-04
«Erano già arrivati i militari per la zona rossa a Bergamo. Poi Conte ha cambiato idea»
Parla il governatore della Lombardia Attilio Fontana: «Avevamo chiesto di blindare il focolaio, Palazzo Chigi era d'accordo, poi il dietrofront. Sala squallido, non lo chiamo più».Il giorno in cui indossò la mascherina in diretta Facebook, anche dentro la Lega ci fu chi lo guardò male. Figuriamoci fuori: uno scandaloso errore di comunicazione, stabilirono il 27 febbraio sia a destra che a sinistra, un colpo all'immagine dell'Italia pur di attirare l'attenzione. Ma il governatore della Lombardia, in autoquarantena per il virus contratto da una sua collaboratrice, delle critiche se ne fece un baffo. «E adesso che potrei togliermi non un sassolino, ma un macigno dalla scarpa, sto zitto. Però almeno non fatemi incazzare dicendo che la Regione Lombardia ha preso le cose sotto gamba». Avviso di Attilio Fontana a tutti quelli che in questi giorni, a cominciare dal commissario all'emergenza Domenico Arcuri, puntano il dito contro il Pirellone.Ci spieghi presidente. Arcuri dice che le mascherine sono state inviate e protocollate da giorni. E cita la Costituzione sui «poteri concorrenti» nella gestione della sanità tra governo e Regioni.«Arcuri dimentica che i poteri concorrenti sono sulla gestione ordinaria. Altrimenti non ci sarebbe motivo di avere nominato un commissario per l'emergenza, non cerchiamo di confondere la Costituzione. In quanto al resto, a me dicono per esempio che 900 mila mascherine comprate da noi sono arrivate in Italia, sequestrate dalla Protezione civile e poi date alla Regione come fosse un dono. Ma erano già nostre».Nella rincorsa ai decreti, quello regionale rimasto in vigore fino al 4 aprile non era molto diverso, sulle restrizioni, da quello nazionale.«Beh insomma, io ho fatto chiudere gli uffici pubblici, gli studi professionali privati, gli alberghi e tutti i cantieri edili. Mi sono portato avanti per conto mio». [...]Ha perso la pazienza anche quando hanno detto no alla chiusura dei comuni della Bergamasca?«Lì non ho perso la pazienza perché sembrava che volessero la zona rossa per tutta la regione. Il provvedimento che il governo stava per prendere andava verso quella direzione». E invece…«Se ne era parlato a lungo, ne avevano discusso i nostri tecnici con quelli di Palazzo Chigi, pure loro ritenevano valida la richiesta, anche perché su Codogno la zona rossa stava dando risultati molto positivi. C'è stato un sì-no, sì-no per due o tre giorni, poi si è deciso per la zona arancione, e cioè protetta, in tutta la Lombardia. Niente zona rossa su Bergamo».Non poteva fare lei la zona rossa, i poteri li aveva dice Conte...«Io non potevo perché non ho la competenza, ma anche se avessi fatto un provvedimento ai limiti della legittimità, come lo facevo eseguire? Non ho a disposizione polizia, esercito e carabinieri per far rispettare una zona rossa così vasta. Oltretutto sono stato colto di sorpresa».In che senso di sorpresa?«Ero convinto che quella sera sarebbe stata disposta la zona rossa perché mi arrivavano telefonate dal territorio, c'erano molti militari che alloggiavano negli alberghi lì attorno, quindi ero praticamente convinto che ci sarebbe stato il provvedimento. Forse erano lì per quello, ma poi qualcuno ha dato disposizioni diverse».Il sindaco di Bergamo, dove il virus ha ucciso senza pietà, ha detto che la Regione non è stata e non è all'altezza di gestire la pandemia.«Se è per le proteste dei medici di base, condivido la loro rabbia perché non hanno ricevuto i presidi che erano necessari per poter lavorare, e lo dico dal primo giorno. Le mascherine dovevano essere fornite dalla Protezione civile e quindi dal governo e quindi dallo Stato». Giorgio Gori si riferisce soprattutto alla politica dei tamponi, ai suoi accorati appelli di farne molti di più.«Quella dei tamponi è una questione molto complicata. Anche se riuscissimo a farne settemila al giorno invece che cinquemila, non sarebbero significativi per impostare il discorso epidemiologico. Oltretutto il tampone è valido un solo giorno. Avrebbe senso se io potessi tenere sotto controllo un'intera popolazione, se potessi fare tutti i giorni un milione di tamponi. Il resto sono chiacchiere».[…]Tra i sindaci che interrogano c'è anche quello di Milano, Beppe Sala.«Ho trovato il suo atteggiamento di cattivo gusto. Con Sala ho sempre avuto un buon rapporto, lo chiamo la sera quando lascio l'ufficio. Dopo questa uscita non gli telefonerò più. Ha dimostrato di mettere l'interesse politico al primo posto, una squallida mistificazione. Ma, come scriveva Leonardo Sciascia, ci sono uomini di diverse categorie e ognuno verrà valutato per come si è comportato».[…]Perché nel pieno dell'emergenza sanitaria, con il numero drammatico dei decessi e dei pazienti in rianimazione, la politica si divide?«Io ho cercato di tenere i toni più bassi possibili, ma devo fare polemica quando vengo accusato senza ragione».[…]La guerra al virus sta dimostrando che le regioni, se vogliono, possono fare meglio da sole?«Assolutamente sì. Da un anno chiedo più autonomia perché avevo e ho la necessità di assumere dipendenti che una legge nazionale mi impedisce di assumere. Se ci fossimo approcciati a questa emergenza con maggiore autonomia, prima di tutto avremmo avuto più medici e infermieri e non avremmo costretto il nostro personale a essere in affanno per il lavoro troppo intenso. E poi forse, visto che io ho avuto subito paura di questo virus, avremmo fatto qualche passo importante da soli».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)