2025-04-02
Equalize, spuntano anche le manovre per piazzare Legnini al vertice di Bpb
Giovanni Legnini (imagoeconomica)
Un verbale del cda della ex Banca popolare di Bari conferma le dichiarazioni rese agli inquirenti da Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci. I due hanno parlato dell’idea di far nominare l’ex vicepresidente del Csm, indicato da Gianluca Jacobini.Prime importanti conferme alle dichiarazioni degli indagati (pentiti) di Equalize Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto morto il 9 marzo scorso, e Nunzio Samuele Calamucci, l’hacker del gruppo, arrivano da Bari. E più precisamente dai verbali del Consiglio di amministrazione della vecchia Banca popolare (prima che finisse a gambe all’aria), dove si trova conferma dei presunti tentativi di portare Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm in quota renziana, ai vertici dell’istituto. Gallo, per esempio, il 22 gennaio scorso, ha ricostruito che nel 2019 Legnini sarebbe stato in predicato per assumere la presidenza dell’istituto barese su spinta di Gianluca Jacobini, all’epoca vicedirettore generale della banca. E a confermarlo c’è un verbale del Cda della banca, riunito il 26 giugno 2019, nel pieno della crisi che avrebbe poi portato al commissariamento (nel dicembre di quello stesso anno), a causa di un buco di bilancio da 1,1 miliardi di euro che ha richiesto l’intervento dello Stato per un salvataggio da parte del Mediocredito centrale. La preselezione dei candidati era stata affidata alla Korn Ferry, che, a seguito di una ispezione di Bankitalia, doveva valutare il successore di Marco Jacobini, papà di Gianluca. A pagina tre del verbale si dà atto della «candidatura spontanea presentata da Legnini». Subito dopo uno dei consiglieri, Gianfranco Viesti, spiega che «la banca si trova in una situazione particolarmente grave […], che l’operatività ordinaria rimane confusa e il conto economico passivo». E usa queste parole: «Si è in un cammino lungo un percorso molto stretto e angusto». Gallo riesce a fissare il suo racconto orientandosi nel tempo: «Parliamo del governo Conte… perché dico governo Conte?». Il pm lo stoppa: «Quindi Covid? 2020 più o meno? 2019-2020?». E Gallo replica: «Prima che venisse arrestato Jacobini, che è stato arrestato nel 2020 credo». L’inchiesta barese, infatti, deflagrò con la misura cautelare a carico di Jacobini che, nel settembre 2020, finì ai domiciliari. Prima di accettare l’incarico e probabilmente dopo aver presentato la candidatura (fatta passare come «spontanea» ma, secondo Gallo, in realtà sollecitata da Jacobini), Legnini avrebbe preso tempo. «Lui disse (Legnini, ndr), prima di esprimersi […]», ricorda l’ex superpoliziotto, «vorrei chiederlo al presidente del Consiglio Conte (Giuseppe Conte, ndr), ma senza specificare il motivo». Una versione che trova conforto in un secondo verbale, quello di Calamucci, lo stesso che ha raccontato anche di come sarebbero state individuate le modalità attraverso le quali il Csm avrebbe scelto l’istituto di credito per il servizio di tesoreria. Il 17 dicembre 2024, dopo un primo fraintendimento con il pm Francesco de Tommasi sul nome della banca, il racconto di Calamucci prende la direzione della vecchia Popolare. E ricorda di una riunione a casa dell’imprenditore del 110% Lorenzo Sbraccia, il cliente gold della Equalize (ex amico di Jacobini che ha poi fatto pedinare da Gallo insieme alla moglie Amalia Alicino, una dipendente della Popolare di Bari passata a lavorare per Sbraccia), con «Matteo Renzi e non so chi altro… fanno questa riunione da lui… dove consigliano Legnini che questo ruolo non lo deve prendere perché (omissis) sta andando verso un disastro e Sbraccia era il portavoce e factotum di Jacobini e quindi ha riferito a Legnini non avrebbe preso nessun ruolo». Calamucci, per la verità sembra fare un po’ di confusione: «Non so se fosse Renzi o Conte…». Mentre in un passaggio successivo, parlando della stessa riunione, afferma: «Renzi e non so chi per esso all’epoca, si trovano a casa di Sbraccia e dicono questa cosa qua, che Legnini deve prendere un ruolo all’interno della Popolare di Bari, non si deve fare. E quindi non viene fatta». Il pm cerca di inquadrare meglio la questione temporalmente e gli chiede in che anno. Calamucci precisa: «Di sicuro esisteva ancora la Popolare di Bari e non aveva fatto nessun crac». Si tratta comunque di una conoscenza de relato, che Calamucci avrebbe appreso durante una cena, ricorda l’hacker, con Sbraccia e Gallo al ristorante «Bolognese» di Milano. Il pm infatti lo sottolinea: «Questo gliel’ha raccontato Sbraccia…». E Calamucci conferma: «Sbraccia mi ha detto questo, che Legnini doveva, quando lui era in buoni rapporti con Jacobini, prendere un ruolo all’interno della Popolare di Bari». In un successivo incontro, questa volta a casa di Sbraccia in via Torlonia a Roma (un attico, racconta Calamucci, «che affaccia su villa Torlonia»), pur non riuscendo a riferire precisamente quale esponente di governo era presente («non mi ricordo se ha citato Matteo Renzi o Conte... uno dei due»), rammenta che era stato «consigliato» a Legnini di tirarsi indietro «perché non erano in una buona situazione, da lì a poco sarebbe successo diciamo qualche problema». E infatti arrivò il commissariamento. «Fonti interne alla banca», ha ricostruito ieri la Gazzetta del Mezzogiorno, «ricordano che la «candidatura spontanea» di Legnini fu avanzata proprio attraverso Gianluca Jacobini. Ma non ebbe alcun seguito, come le altre proposte da Korn Ferry, perché all’interno del Cda nacque una cordata alternativa». L’operazione di Jacobini per piazzare Legnini alla guida della Popolare di Bari era ormai tramontata. Ma i verbali dell’inchiesta Equalize gettano una nuova luce su quella stagione e sui tentativi di influenzare il futuro della banca, proprio un attimo prima che il dissesto si trasformasse in un caso nazionale.