Energia, materie prime e nuove basi militari: le preoccupazioni della Cina in Africa

I colpi di Stato degli ultimi mesi hanno creato non poche difficoltà a Pechino, impegnato economicamente in Guinea, Gabon e Niger. I cinesi avevano ottenuto il consenso da parte di Ali Bongo Ondimba per la costruzione di una base navale sull'Atlantico, ma è stata bloccata. Come c'è grande preoccupazione per le miniere di bauxite e il nuovo oleodotto di PetroChina.
La raffica di colpi di stato che hanno colpito l’Africa negli ultimi mesi, sta mettendo in seria difficoltà non solo gli affari della Francia ma soprattutto quelli della Cina nel continente. L’ultimo si è registrato in Gabon, dopo Guinea, Mali, Burkina Faso e Niger. Sono tante e variegate le ragioni alla base di questi ribaltamenti di governo, sta di fatto che in questi paesi Pechino rischia di non avere più il mordente che si era costruito in questi anni. Non a caso, nelle ultime settimane il governo cinese ha aperto canali diplomatici molto discreti per cercare di mantenere intatti i suoi interessi, distanziandosi dalle posizioni dei paesi occidentali. Come noto la Cina è da anni impegnata nel continente africano, ma negli ultimi anni ha dovuto anche cambiare approccio, in seguito alla pandemia da coronavirus. Come ricordava mesi fa Ispi, (Istituto per gli studi di politica internazionale), ill Forum on China-Africa Cooperation del 2021 (Focac, che si tiene dal 2000 ogni 3 anni tra la Cina e i paesi africani) aveva annunciato un cambio di passo sottolineando le nuove priorità, «tra cui riduzione dei prestiti pubblici per grandi opere infrastrutturali» oppure «una maggior attenzione verso energia e ambiente per rispondere a esigenze di approvvigionamento di risorse e di posizionamento della Cina come leader nella governance energetico-climatica globale» e infine l'«ambizione di definire una propria visione di ordine globale, ponendosi come leader del sud del mondo, anche attraverso iniziative di sviluppo e sicurezza».
Ebbene, i colpi di Stato rischiano di frenare il nuovo cambio di passo del Dragone, in posizioni strategiche sia per il settore energetico sia per la sicurezza. La Cina è il più grande consumatore e produttore di alluminio al mondo e solo nel 2020 ha importato 52,7 milioni di tonnellate di bauxite (minerale di alluminio) dalla Guinea. Le aziende cinesi hanno investito nel campo dell'estrazione del minerale di ferro, anche attraverso la società cinese Baowu, che ha ottenuto i diritti di esplorazione ed estrazione nella miniera di Simandou sempre in Guinea. Ma non c'è solo questo. Non è un caso che dopo la notizia del colpo di Stato in Gabon, la Cina aveva subito invitato le parti interessate a risolvere la situazione pacificamente attraverso il dialogo. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin aveva soprattutto chiesto di «garantire la sicurezza personale del presidente Ali Bongo Ondimba e salvaguardare gli interessi più ampi del paese. pace nazionale, stabilità e sviluppo». Il Gabon aveva stretto un «partenariato strategico di cooperazione globale» con la Cina. Questa categoria di partenariato rappresenta il livello più alto nella classificazione cinese delle relazioni bilaterali. Anche l’ex ministro cinese degli Affari esteri Qin Gang aveva effettuato una visita in Gabon nel gennaio 2023. E i cinesi, questa estate, prima del colpo di stato, avevano ottenuto il consenso da parte di Ali Bongo Ondimba, per la costruzione di una base navale di Pechino nella penisola di Mandji, a Port-Gentil.
A spiegarlo fu per primo il sito “Africa Intelligence”, citando fonti secondo cui il complesso militare sarebbe stato affidato alla Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Mapl) che avrebbe dovuto stabilire la sua prima base sulla costa atlantica e la seconda nel continente, dopo quella di Gibuti. Ali Bongo, a quanto pare, aveva dato rassicurazioni allo stesso Xi Jinping, per una infrastruttura che sarebbe stata più che mai strategica per Pechino. Port-Gentil è il centro economico del Gabon e la capitale della provincia di Ogooue-Maritime con una popolazione di circa 200.000 abitanti. il porto è un porto per chiatte, che esporta principalmente petrolio e legno. La raffineria di Sogaro è stata fondata nel 1967 e vanta una quota del 25% da parte del governo gabonese, insieme con le raffinerie di Total ed Elf . Se questa base venisse costruita in Gabon, sarebbe la seconda di questo tipo per la Cina in Africa. La prima base militare cinese è stata costruita a Gibuti nell’agosto 2017. Questa base mirava a rafforzare gli interessi economici cinesi nel Corno d’Africa, in particolare per quanto riguarda le importazioni di petrolio dal Medio Oriente. Il 40% di tutte le importazioni cinesi passano attraverso l’Oceano Indiano e questa base è servita come struttura navale a supporto delle operazioni antipirateria. La base ha contribuito agli sforzi diplomatici cinesi in Africa e ha fornito assistenza a un numero crescente di cittadini cinesi che sono coinvolti nel mondo degli affari e vivono in Africa o nell’Asia meridionale, o che lavorano per aziende cinesi statali o private in queste aree. Insomma, la nascita di una nuova base sull'Atlantico avrebbe fatto molto comodo.
Questo intoppo si collega poi al secondo grande tema, ovvero quello energetico, dal momento che la grande compagnia cinese Gezhouba Group Company (CGGC) ha dovuto sospendere il suo progetto di costruzione della diga elettrica di Kandadji, situata a 180 chilometri a nord-ovest della capitale del Niger Niamey. Il progetto della diga ha un costo di 808 milioni di dollari e la società cinese ha annunciato che le sanzioni legate al colpo di stato hanno tagliato il finanziamento principale del progetto. Si prevede che la diga genererà 629 gigawattora (GWh) all’anno e sosterrà il settore energetico del Niger. C’è poi grande incertezza sul futuro degli investimenti legati alla compagnia petrolifera statale cinese Sinopec. Sinopec aveva firmato un accordo con il governo nigerino lo scorso maggio per accelerare lo sviluppo delle risorse di petrolio e gas, data la tradizionale posizione dominante del settore petrolifero in Niger. C'è anche incertezza sul destino dell'enorme progetto di oleodotto PetroChina in Niger, che avrebbe dovuto essere completato entro la fine di quest'anno. Il gasdotto di duemila chilometri, lanciato nel 2019 e attualmente completato al 75%, diventerebbe il gasdotto transfrontaliero più lungo dell’Africa. Collega i giacimenti di Agadem nel Niger sudorientale con il terminal di Port Seme in Benin.






