2022-10-08
Londra si sveglia dall’ipnosi green. Imitiamola e puntiamo sul carbone
Liz Truss. Dietro di lei, Jacob Rees-Mogg ministro dell'economia (Getty Images)
Il nuovo ministro inglese dell’Energia è uno coi piedi per terra e non si farà abbindolare dalla fuffa verde. In Italia bruciamo, invece, ancora 8 miliardi all’anno per finanziare i dubbi impianti eolici e fotovoltaici.Almeno un’economia sviluppata si sta svegliando da un torpore energetico indotto dall’ossessione per il cambiamento climatico. Si tratta della Gran Bretagna, che ha già avuto la lungimiranza di tirarsi fuori da questa Unione europea in mano a burocrati ottusi. Il nuovo primo ministro britannico, Liz Truss, ha nominato ministro dell’Energia Jacob Rees-Mogg, uno coi piedi per terra, perfettamente consapevole della fuffa sul cambiamento climatico di cui si nutrono i geni d’Oltremanica. C’è voluta una pandemia - pessimamente gestita - e una guerra, che poteva benissimo evitarsi se solo si fosse avuto più cervello e meno ideologia, per indurre la Truss a suonare il campanello di fine ricreazione. Chi sta ancora giocando affida l’anima a Dio e spera ora nel global warming e nell’inverno mite, ma alcuni amici climatologi mi dicono che il fenomeno della Niña - che sarebbe la fase fredda di un ciclo che coinvolge correnti suboceaniche -comporterà un inverno più freddo dello scongiurato.Gli accordi di Parigi del 2016, che contro ogni scienza si prefiggono l’illusorio obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, hanno indotto i fenomeni che li hanno sottoscritti a ridurre la loro - e purtroppo la nostra - dipendenza dalle fonti energetiche fossili. Gli impianti a carbone sono stati smantellati, le miniere di carbone sono state chiuse, le tasse sulle emissioni di CO2 sono state elevate, e la transizione energetica verso l’uso delle rinnovabili costose, inefficienti e inaffidabili è stata resa obbligatorio per legge. Addirittura, ci si è proposti la volontà di ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050.Ora che la scriteriata utopia dei Verdi si rivela in tutta la sua tragica magnificenza, coi prezzi delle bollette che almeno raddoppieranno per gli utenti domestici e quadruplicheranno per le attività produttive - molte delle quali sono destinate a chiudere se non fallire - i politici della Ue sono con le spalle al muro. I più invasati continuano a sostenere che «non è stato fatto abbastanza su eolico e fotovoltaico». Non ci si può credere: ma ci sono o ci fanno? Fino a quando possiamo sopportare costoro? Quando mai pagheranno dazio? La Francia sta preparando per l’inverno le proprie centrali nucleari ora in manutenzione e in fase di ricarica di combustibile, la Germania ha già aumentato la propria dipendenza dal carbone e coi 200 miliardi impegnati sta affrontando l’emergenza del momento. Ma meglio di tutti sta facendo il Regno Unito, che ha avviato un programma di estrazione di gas col fracking, una tecnica già impiegata su larga scala negli Usa e, manco a dirlo, osteggiata dal verdume ambientalista, che non sembra voler mai interrompere la propria esiziale esistenza. Chissà, forse è il tempo di finirla col perseguire la scellerata e utopica politica energetica cosiddetta carbon free. Oggi i politici - ne basterebbe uno solo - avrebbero l’opportunità di dirlo che il re è nudo. Uno c’è, e si chiama Liz Truss. Ce ne vorrebbe un altro, in Ue, che dia quella scossa. Ma ci vogliono gli attributi: tatto ma fermezza, guanto di velluto ma pugno deciso. Forse non una scossa ma quattro. Nell’immediato:1 Dichiarare - in sede Nato e in sede Ue - la propria neutralità nel conflitto e ricucire i rapporti con la Russia, del cui gas, per le scelte avventate del passato, abbiamo bisogno vitale. 2 Tagliare le sovvenzioni ad eolico e fotovoltaico: se dopo 20 anni di sovvenzioni una tecnologia si rivela fallimentare, forse lo è tale di suo. O no. Per l’Italia significa recuperare 8 miliardi l’anno, da impiegare nel punto successivo 3. E chi vi aveva confidato, direte? Si rubrichino i loro atti come «incauto investimento».3 Si rimborsino la prossima bolletta dell’elettricità e del gas a tutte le partite Iva: se ne faccia carico in parte lo Stato e in parte gli stessi fornitori. Un sopruso necessario: l’alternativa è la morte di molti.4 Al momento in cui scrivo non è stata presa alcuna decisione al fantomatico tetto al prezzo del gas europeo. Mi auguro di sbagliarmi nelle mie nere previsioni. Ma se non mi sbaglio, si agisca a livello nazionale: si limiti la vendita del gas ad un prezzo incrementato di un tot (50%, per esempio) per legge del prezzo col quale quel gas è stato acquistato. Un sopruso necessario: l’alternativa è la morte di molti. I consumi di gas in Italia si attestano a qualcosa dell’ordine di 80 miliardi di metri cubi l’anno, ma i volumi di gas scambiato si attestano a 400 miliardi di metri cubi l’anno: è evidente che v’è un numero spropositato d’intermediari (di fatto oltre 600 a fronte di soli 3 soggetti che importano l’80% del gas da noi importato). Trivellare gas? Certamente! Ma bisogna essere consapevoli che il volume totale delle riserve di gas italiano basterebbe a soddisfare il fabbisogno di... un solo anno! Bisogna essere consapevoli che l’Italia non ha ricchezza di rendita (oro, diamanti, petrolio, gas, carbone), ed è per questo che è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma il lavoro richiede energia, tanta. Quindi: a mare ogni sogno di decrescita felice.Rigassificatori? No, e abbiamo già detto perché. Termovalorizzatori? Sì, ma non ci azzeccano con la politica energetica. Essi attengono alla gestione dei rifiuti.Nel medio termine: riprendere l’uso intenso del carbone, unico competitivo col gas in assenza di nucleare. Nel lungo termine: avviare il nucleare, unico competitivo con carbone e gas. Per soddisfare la produzione elettrica fornita dagli inutili 33 gigawatt eolici e fotovoltaici installati basterebbe l’energia elettrica prodotta da una sola centrale nucleare con quattro reattori.O si fanno tutte insieme le azioni sopra elencate o saremo votati perennemente alle braghe di tela, se non peggio.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)