2024-06-21
Emissioni record: comanda la Cina. Mini-tagli e grandi costi in Europa
Il 31,2% arriva da Pechino e il 50% dall’Asia. In 10 anni cali medi del 2% nell’Unione.Record di emissioni mondiali nel 2023. Il rapporto 2024 dell’Energy Institute, la settantatreesima edizione dello Statistical review of world energy, parla chiaro: lo scorso anno le emissioni mondiali di gas serra da uso di energia, processi industriali e metano, espresse come tonnellate equivalenti di CO2, sono aumentate del 2,1% a 40 miliardi di tonnellate. Di queste, il 31,2%, pari a 12,6 miliardi di tonnellate, sono state emesse dalla sola Cina. L’Unione europea pesa per il 6,6% delle emissioni mondiali (2,6 miliardi di tonnellate), mentre gli USA hanno una quota del 12,7% (5,1 miliardi di tonnellate). L’Italia ha emesso nel 2023 312 milioni di tonnellate, pari allo 0,8% del totale mondiale e al 4,7% dell’Unione europea.Il dettagliatissimo report del benemerito Energy Institute mostra un dato ancora più interessante, quello delle emissioni che in Cina sono in costante aumento (+1,9% medio all’anno negli ultimi dieci anni, addirittura +6% nel solo 2023) e in calo in Unione europea (-2,1% medio all’anno negli ultimi dieci, ben -6,6% nel 2023).Il 52% delle emissioni mondiali viene generato in Asia, dove oltre alla Cina si segnala l’India con 3,1 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (7,7% del totale mondiale), mentre il Giappone ha emesso 1 miliardo di tonnellate.L’Energy Institute, per fortuna, non cade nel classico tranello di esporre le emissioni pro-capite, che è un dato inutile e fuorviante. Per essere utile ad un confronto, tale dato dovrebbe essere normalizzato rispetto al mix energetico di un paese ed anche rispetto alla densità industriale. Il rapporto fornisce un altro dato importantissimo per capire come stanno davvero le cose, ovvero i consumi di energia primaria distinti per fonte. Il primo dato notevole è che consumi europei di energia sono in calo dell’1% all’anno negli ultimi dieci anni, mentre quelli cinesi sono in aumento del 3,4% all’anno negli ultimi dieci. Questo è comprensibile, dato il differente grado di sviluppo socio-economico.Il dato fondamentale però è un altro: ben il 53,8% (92 EJ, il joule è un’unità di misura dell’energia) dell’energia primaria cinese proviene dall’uso del carbone. La Cina nel 2023 ha consumato 170,7 exajoule di energia primaria (EJ), il 27,5% del totale dei consumi energetici mondiali (pari a 620 EJ). Il resto dell’energia cinese proviene per il 19% dal petrolio, per il 9,4% dalle fonti rinnovabili (idroelettrico escluso), per l’8,5% dal gas naturale e per il 6,7% dall'idroelettrico. Il mix energetico cinese, composto per più di metà dal carbone, è dunque responsabile dei 12,6 miliardi di tonnellate di emissioni.Lo strabismo di gruppi come Ultima generazione è, ancora una volta, lampante: evidentemente è più facile bloccare il Grande Raccordo Anulare impedendo a qualche povero cristo di andare a lavorare, o imbrattare Stonehenge, piuttosto che incatenarsi ai cancelli di qualche ambasciata cinese.Non sfugga il fatto che una buona parte del problema risiede nella natura stessa della globalizzazione. Da una parte le delocalizzazioni in Cina di tante produzioni industriali occidentali sono avvenute proprio perché in quel Paese è ancora possibile fare dumping ambientale, risparmiando sui costi per ridurre le emissioni.Dall’altra, chiudere produzioni in Occidente ed importare prodotti finiti o semilavorati prodotti in Cina da fabbriche cinesi è stato ed è ancora un fattore chiave della crescita dei profitti. Peccato che quelle fabbriche consumino energia fatta per il 53,8% con il carbone, vale a dire il combustibile più inquinante e a più alte emissioni che ci sia. Lo stesso combustibile che per decenni ha usato la Germania, guarda caso.Il sistema economico globale che si è avvantaggiato del dumping ambientale attuato in Germania e in Cina ora, indossati i panni del salvatore, pretende di farci spendere migliaia di miliardi di euro per abbattere il nostro 6,6% di emissioni, mentre lo stesso sistema economico in Cina brucia carbone come se non ci fosse un domani. L’uso del carbone in Cina è addirittura aumentato del 4,7% nel 2023 rispetto al 2022.Basta guardare i numeri per capire che a fronte di uno sforzo titanico l’Europa può abbattere le emissioni mondiali solo marginalmente. Per farlo, oltretutto, rischia di distruggere la propria industria, disgregando il tessuto sociale e condannando l’Unione all’irrilevanza.La Cina brucia il carbone per fabbricare i pannelli solari e le auto elettriche che poi ci vende, questa è la sintesi. Atteggiarsi a salvatori del pianeta nascondendo la polvere di carbone sotto il tappeto, come sta facendo Bruxelles, è un gioco che ormai tutti hanno scoperto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.