2024-04-06
«Emiliano è felice del boom di voti»
Regione Puglia, l'assessore ai Trasporti Anita Maurodinoia (Imagoeconomica)
Una intercettazione agli atti dell’inchiesta sulle urne pilotate in Puglia imbarazza il governatore. Il cui autista si incontrava con il marito dell’assessore finito nei guai.«I termini della superba vittoria di Antonio Donatelli e delle liste a lui collegate venivano da Sandro Cataldo portali a conoscenza anche del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che, a suo dire, si sarebbe detto felice per l’andamento dello scrutinio». In Procura a Bari hanno riassunto così una delle telefonate intercettate sul telefono di Cataldo, referente del movimento politico Sud al centro e marito dell’assessore regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, soprannominata Lady preferenze per i risultati ottenuti alle amministrative di Bari nel 2019 e alle regionali del 2020, pure lui ai domiciliari. Cataldo l’altro giorno è finito agli arresti domiciliari per un’inchiesta sul voto di scambio nella quale è indagata anche sua moglie (che si è dimessa). Il risultato elettorale al quale fanno riferimento gli inquirenti è quello per le elezioni amministrative a Triggiano, dove Cataldo avrebbe messo in campo le sue brigate raccatta voti, finite con oltre il 20 per cento di scarto sul contendente. Donatelli (finito pure lui ai domiciliari), così, si è ritrovato per la seconda volta sulla poltrona da sindaco. L’altro telefono rovente è quello di Giovanni Paulicelli detto Gianni, ovvero l’autista di Emiliano, che gli inquirenti indicano come «un uomo di fiducia del governatore». I rapporti tra Cataldo e Paulicelli poi devono pure essere abbastanza stretti, tanto che i due a un controllo stradale sono stati trovati insieme in auto l’11 marzo scorso. Cataldo, secondo chi indaga, aveva «interesse a evidenziare ai vertici della politica regionale la sua forza, consapevole di quanto tale ascesa sia proporzionale agli incarichi giocoforza destinati ai suoi candidati di punta eletti». E proprio con l’autista di Emiliano si sarebbe palesato «come il vero artefice di quel successo maturato dietro le quinte in quella che a tutti gli effetti è “casa sua”, Triggiano». Lì, secondo la Procura di Bari, Cataldo avrebbe utilizzato una rete di sgherri per scegliere gli elettori disposti a vendere il loro diritto al voto in cambio di 50 euro. Ma la truppa ingaggiata da Cataldo comprendeva anche «referenti costituiti da ragazzi che in cambio di 10 euro accompagnavano le persone che poi avrebbero dato il voto». Ci sarebbe stata infine anche un’attività di verifica, che avveniva, secondo l’accusa, ai seggi, con dei gregari fissi alle sezioni loro assegnate a prendere nota su chi tra gli elettori da pagare effettivamente era andato a votare. E al momento dello spoglio veniva controllata l’effettiva corrispondenza voti-euro. Un meccanismo che ha avvantaggiato il centrosinistra. E Paulicelli non è l’unico uomo vicino a Emiliano che ha rapporti con Cataldo. Terminate le consultazioni elettorali e sancita la vittoria di Donatelli, Cataldo è stato investito da uno tsunami telefonico. E tra le chiamate viene annotata quella di Rocco De Franchi, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Puglia, che, evidenziano gli inquirenti, «ci teneva a partecipargli i propri complimenti, oltre che a esternargli alcuni commenti espressi a caldo dal presidente all’esito delle urne, allorquando, parlando allo staff, avrebbe espresso soddisfazione per la rielezione di Donatelli, alla testa di una coalizione di otto liste con il sostegno del governatore». Ma avrebbe anche «mosso critiche», viene sottolineato negli atti giudiziari, «a chi avrebbe inteso appoggiare l’altro candidato, sempre di centrosinistra, facendo l’errore di competere anche col sostegno del Pd». Una telefonata che, in vista delle elezioni amministrative di Bari, appare come particolarmente imbarazzante per l’area dem che sostiene Emiliano. E non è finita. Cataldo, nel corso di una breve conversazione intrattenuta con la moglie, «la esorta, una volta giunta presso gli uffici della Regione Puglia», è scritto negli atti giudiziari, «a recare immediatamente un non meglio precisato documento all’attenzione del presidente, ovvero di farglielo firmare, così come da accordi intercorsi in mattinata con tale Domenico». E quel Domenico, che non è stato identificato, gli inquirenti non escludono che sia De Santis, vicecapo di gabinetto di Emiliano.
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