2022-02-18
Emergenza blindata a colpi di fiducia. La Lega tenta il blitz contro la tessera
L’emendamento del Carroccio: «Abolirla al termine del regime speciale». Il governo si oppone, ma spunta una fronda grillina.Tutto secondo copione: e, sia chiaro, non è un bel copione. Nell’accavallarsi di decreti pandemici (in arretrato ce ne sono ormai cinque variamente intrecciati e avvoltolati, e non di rado con il successivo che finisce per incapsulare il precedente, nel processo di conversione parlamentare), il governo ha giocato la consueta carta della fiducia ieri alla Camera. Si trattava di una scelta scontata: il decreto in esame era quello del 24 dicembre; in Senato, su quel testo, specie su iniziativa della Lega, si erano ottenute la scorsa settimana piccole ma non irrilevanti modifiche (isole, Palio di Siena, eccetera); ma il passaggio di ieri a Montecitorio vedeva ormai un provvedimento blindato.Inevitabile il gioco delle parti, a quel punto: con la parte di maggioranza più ostile al green pass (Lega in testa) a rivendicare l’intenzione di fare il possibile nelle prossime settimane, e l’opposizione di Fratelli d’Italia - altrettanto comprensibilmente - a sparare contro il governo. Quando tutto è bloccato, il gioco della propaganda incrociata avviene attraverso lo strumento più tenue e irrilevante, e cioè gli ordini del giorno, blandi impegni che i singoli parlamentari chiedono al governo di assumere. A seconda dei casi, o il governo li accoglie, oppure li respinge, specie quando i parlamentari di opposizione li infarciscono di giudizi pesanti contro l’esecutivo. Ma poi non succede nulla: l’impegno resta scritto sull’acqua, e quasi mai il governo dà seguito a quei pezzi di carta. Pezzi di carta che però alimentano un po’ di fuoco verbale incrociato. A nome di Fdi, la prima a dare battaglia è stata la deputata Augusta Montaruli: «Tutti i partiti di maggioranza», ha tuonato, «hanno appena votato contro la revoca del green pass alla data della scadenza dello stato di emergenza». Peccato che però si trattasse solo di un ordine del giorno pressoché irrilevante. Ed è quello che ha fatto notare, senza arroventare il clima, Claudio Borghi (Lega): «Vedo che stanno uscendo messaggi su green pass e stato di emergenza. È la solita propaganda. Sono i soliti ordini del giorno che non servono a niente». Poi Borghi ha fatto riferimento a un’opportunità più consistente da cogliere prossimamente, ma ci arriveremo tra poco. In compenso, propaganda per propaganda, pure la Lega ha messo in campo i suoi ordini del giorno. In particolare, ci hanno provato i deputati trentini Diego Binelli, Vanessa Cattoi, Martina Loss e Mauro Sutto, che hanno sollecitato il governo (ottenendo un sì: ma il valore è sempre quello spiegato prima, poco più che simbolico) ad allentare le misure attualmente in vigore e ad abrogare il green pass entro e non oltre il 31 marzo 2022, oltre che a cancellare l’obbligo di utilizzo delle mascherine Ffp2 sugli impianti sciistici. Ma torniamo a Borghi, che nel suo tweet dava appuntamento in commissione Affari sociali dove sarà in discussione non un odg, ma un emendamento (quindi con reale possibilità di cambiare le cose) a uno degli ultimi decreti, quello riguardante l’obbligo vaccinale (provvedimento che ha finito per incorporare, nell’esame parlamentare, anche diverse altre disposizioni in materia di didattica a distanza). Attenzione, perché stavolta sarà la Camera a poter esaminare in prima lettura il decreto, con qualche chance di cambiarlo, mentre toccherà realisticamente al Senato un pacchetto chiuso. E in questo caso cosa propone la Lega? Il Carroccio chiede che «le disposizioni in materia di impiego delle certificazioni verdi» siano «abrogate a decorrere dalla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica», che com’è noto scade il 31 marzo. E la richiesta è stata anche politicamente rafforzata da una dichiarazione di Matteo Salvini. La proposta ha una sua razionalità forte, nel senso che costringe il governo a un bivio: o accetta (bene), oppure deve intestarsi la follia di prorogare ancora lo stato di emergenza (il che sarebbe letteralmente surreale, mentre tutto il mondo riapre). Quale che sia l’esito del voto in Commissione, la Lega ritenterà anche in Aula. Interpellata dalla Verità, là vicepresidente leghista della Commissione, Rossana Boldi, ha confermato che l’emendamento andrà al voto in Commissione lunedì. Ma la brutta notizia è che il governo, attraverso i sottosegretari Andrea Costa e Caterina Bini, ha preannunciato parere contrario: e questo arroccamento sarebbe una scelta gravissima da parte dell’esecutivo. A quel punto - inutile girarci intorno - sarà decisivo l’atteggiamento dei 5 stelle, che tuttora contano ben 157 deputati. E, a fronte delle timidezze di Giuseppe Conte, non sono pochi i parlamentari pentastellati che da giorni manifestano una qualche insofferenza (meglio tardi che mai…) rispetto alle restrizioni pandemiche. Sono piccoli segnali ma vanno colti: in questo senso, pure i grillini hanno partecipato al mini rodeo degli ordini del giorno, e il deputato Davide Serritella, rallegrandosi per l’accoglimento di un odg grillino, ha insistito affinché il governo «elimini totalmente l’impiego del green pass dopo il 31 marzo». Ora però il punto è non limitarsi a scriverlo in un odg, ma votare un emendamento. Da questo punto di vista, la chiosa di Borghi è ineccepibile: «Se il M5s fosse coerente e votasse con noi l’emendamento per lo stop al green pass con la fine dello stato di emergenza, sarebbe fatta».
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)