Ancora una volta, il Comune di Milano guidato da Beppe Sala si dimostra sordo al grido d’allarme di centinaia di famiglie lasciate sospese nel limbo delle inchieste sull'urbanistica. Mentre prosegue l’impasse legato all’inchiesta sugli abusi edilizi che ha travolto l’amministrazione, ieri il Comitato “Famiglie Sospese – Vite in attesa” è stato finalmente ricevuto dalla Procura di Milano. Dall'incontro è emerso ancora una volta senza un intervento concreto, nazionale e amministrativo, i cantieri resteranno bloccati, le case irraggiungibili e le famiglie senza appartamenti.
«Non siamo aggiornati dal Comune, ci aspettavamo un dialogo aperto, cosa che ancora non si è concretizzata, e di fatto siamo un po’ amareggiati» ha dichiarato Filippo Maria Borsellino, portavoce del Comitato, all’uscita dal Tribunale. Parole che risuonano come una condanna per l’amministrazione comunale, che negli ultimi mesi ha collezionato promesse e rassicurazioni mai seguite da fatti.
Dall’incontro con i magistrati, guidati dal Procuratore Aggiunto Tiziana Siciliano, è emersa la necessità urgente di una soluzione legislativa nazionale a efficacia retroattiva. «Usciamo con la rafforzata consapevolezza che l’unica soluzione al nostro problema risieda nell’istituzione di una nuova legge nazionale», ha aggiunto Borsellino. Serve in pratica una legge che permetta alle famiglie danneggiate di vedere riconosciuto il diritto alla casa. Ma basterebbe anche subito un atto amministrativo per sbloccare alcuni cantieri sotto sequestro.
Ma se Roma tentenna, Palazzo Marino appare paralizzato. «Presumo ci siano conversazioni tra Comune e Procura sulle opzioni che possono essere messe in atto per sbloccare i cantieri», ha osservato Cristian Coccia, altro membro del Comitato, auspicando però «un atteggiamento celere per agevolare il progresso delle pratiche ferme e delle situazioni di stallo».
La responsabilità dell’Amministrazione comunale non può essere scaricata solo sullo scenario nazionale. «Un intervento deciso dell’Amministrazione potrebbe contribuire a sbloccare nell’immediato alcune situazioni specifiche, in particolare alcuni cantieri attualmente sotto sequestro”, ha precisato Coccia. «Tuttavia, questa strada, pur utile, affronta solo una parte del problema: da sola non basta». Il tempo passa, ma dalle stanze di Palazzo Marino non arriva ancora nessuna risposta concreta. Mentre le famiglie aspettano. E Sala tace.