2025-03-25
L’economia tedesca festeggia le spese pazze
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Si impenna l’indice manifatturiero. Bruxelles autorizza Berlino a dare 5 miliardi di aiuti di Stato «green».Austerità addio. Ci volevano il piano di riarmo e 5 miliardi di aiuti di Stato, autorizzati anche dall’Ue per il sostegno alle aziende in settori a forte impatto ambientale, per rimettere in movimento l’industria tedesca. L’indice Pmi sulla produzione industriale dell’area euro torna positivo a 50,7 punti a marzo, rispetto a 48,9 punti di febbraio. La soglia di 50 punti è discriminante: sopra indica un’economia in buona salute. Sotto c’è il rallentamento se non addirittura la recessione. Con questo risultato l’Eurozona raggiunge i massimi da quasi tre anni secondo Standard & Poor’s Global. A trainare il convoglio è la Germania, dove l’indice, pur restando ancora nella zona grigia, è salito a 48,3 punti, segnando il livello più alto degli ultimi 31 mesi. «Proprio con l’inizio della primavera potremmo vedere spuntare i primi germogli di una rinascita del manifatturiero», commenta Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank.La rottura dei vincoli costituzionali sul debito e la politica di decarbonizzazione, che fino a ieri sembrava il pilastro fondante delle scelte industriali tedesche, oggi cede il passo a una strategia più orientata alla crescita. Con tanti saluti alla fede green professata fino ai ieri da Ursula von del Leyen.Una dimostrazione, casomai ve ne fosse bisogno, che l’Europa marcia con la cadenza voluta a Berlino. Le decisioni che contano vengono prese alla cancelleria. Il resto è solo l’intendenza che seguirà la strada.Quindici anni fa la povera Grecia venne fatta a pezzi dalla politica dell’austerità a tutti costi voluta da Angela Merkel e dal suo ministro delle Finanze, Wolfgang Scheuble. Il debito non era una voce dell’economia ma un peccato da combattere. Oggi, come in un labirinto di specchi, è Friedrich Merz, allievo prediletto di Scheuble e avversario storico della Merkel, a ordinare la strambata con un deciso colpo di timone: niente più politica della lesina e avanti con il debito. Il peccatore di un tempo si è assolto da solo. Il resto dell’Europa non potrà che adeguarsi.La scelta di sostenere massicciamente le industrie attraverso 5 miliardi di aiuti pubblici destinati a migliorare l’efficienza energetica e a decarbonizzare i processi produttivi potrebbe sembrare un passo avanti verso l’adozione di tecnologie verdi. A ben guardare, l’introduzione di questi incentivi serve solo a sostenere la ripresa dopo tre anni di digiuno. Quindici anni fa gli aiuti di Stato erano vietati. Adesso che servono alla Germania hanno il via libera. L’ipocrisia elevata a sistema.Dopo aver dichiarato la necessità di una trasformazione sostenibile, il governo tedesco sembra ora fare affidamento su una visione più pragmatica e meno ambiziosa, che punta a preservare la competitività del settore industriale nazionale, già messo a dura prova dalla crisi energetica e dalla forte dipendenza dalle importazioni.In parallelo, l’incremento degli investimenti in Difesa e il riarmo sono sintomi di un’evidente virata nella politica tedesca, che è passata dal rifiuto delle armi al sostegno forte all’industria militare. Per finanziarla verranno messi a disposizione 500 miliardi. Per trovarli è stato necessario un bazooka fiscale che, prima ancora dell’insediamento del nuovo Parlamento, ha fatto a pezzi la barriera al debito che aveva resistito quasi ottant’anni. In questo scenario, la visione del futuro che si sta delineando appare più focalizzata sulla sicurezza nazionale e sulla stabilità economica che non sul perseguimento di obiettivi della transizione. L’ambiente può aspettare.Questa evoluzione rischia di compromettere gli impegni assunti a livello europeo riguardo alle politiche verdi e ai target di riduzione delle emissioni. Fino a pochi mesi fa un totem sacro. Adesso un fastidio trascurabile. La crescente enfasi su aiuti di Stato e misure di sostegno al riarmo potrebbe, infatti, minare il progresso già conseguito sul fronte della sostenibilità e della lotta al cambiamento climatico, riducendo la capacità di perseguire strategie realmente innovative in grado di affrontare le sfide ecologiche globali. Ma tutto questo andava bene fino a ieri, Oggi è un altro giorno.La Germania, che sta facendo i conti con una flessione della propria produzione industriale (crollata dell’8% dal 2023), ha bisogno di una ripresa immediata per rilanciare la propria economia. Solo questo ha importanza. Il resto? Ne parliamo un’altra volta.In conclusione, la nuova linea tedesca non fa che allontanarsi dalla visione originaria di una transizione verde e di una leadership europea su questi temi, lasciando un vuoto che dimostra l’ipocrisia del Green deal e dell’austerità. Finché andavano bene alla Germania erano uno standard europeo. Adesso le priorità sono altre. Soprattutto nel contesto di una crescente pressione economica e geopolitica.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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