2023-11-30
Nella Milano di Sala dilaga l'ecofanatismo
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Corso Venezia, Milano
Nell'ambito del progetto della transizione green, la giunta guidata dall'ex commissario straordinario di Expo 2015 vuole trasformare il Quadrilatero della moda, il quartiere milanese delle attività commerciali di lusso, rendendolo inaccessibile alle auto private. Una mossa che stravolgerebbe totalmente la viabilità delle vie limitrofe, tra cui Corso Venezia.
Nell'ambito del progetto della transizione green, la giunta guidata dall'ex commissario straordinario di Expo 2015 vuole trasformare il Quadrilatero della moda, il quartiere milanese delle attività commerciali di lusso, rendendolo inaccessibile alle auto private. Una mossa che stravolgerebbe totalmente la viabilità delle vie limitrofe, tra cui Corso Venezia.A Milano, ormai, la sicurezza e il buon senso cedono sempre più il passo alla folle ideologia verde. Tra piste ciclabili di difficile comprensione, carreggiate per le automobili ridotte, spazi adibiti al parcheggio eliminati, area B e C, è sempre più evidente che il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, continui la sua utopica guerra contro le macchine. Il risultato? Più incidenti e traffico, minor incolumità ed equilibrio.Emblema della dissennatezza e scellerataggine della giunta milanese è Corso Buenos Aires, uno degli snodi principali di collegamento tra il centro della città e la periferia nord, nonché rilevante arteria commerciale. Qui, da entrambi i lati della carreggiata, tra un marciapiede già parecchio ampio e la pista ciclabile, è stata inserita un’ulteriore corsia, che percorre l’intera via dello shopping, dove è raffigurato un omino stilizzato. Da questa trovata alquanto “curiosa”, emergono due questioni. Innanzitutto, sorge spontaneo chiedersi a cosa effettivamente serva questo spazio adiacente al marciapiede. Forse è per il sorpasso da parte dei pedoni frettolosi? O magari è destinata agli animali a passeggio? Utilizzando un po’ di logica, o forse è più tanta fantasia, potrebbe essere una corsia per i runners e per chi fa jogging. Soluzione comunque bislacca dal momento che a poca distanza è presente un parco in cui è possibile correre liberamente, senza fare lo slalom tra biciclette che sfrecciano in ogni dove, monopattini elettrici confusi e auto parcheggiate illegalmente.A quanto detto dell’assessora alla Mobilità, Arianna Censi, questo è solo il primo passo di «un intervento che prevede la sistemazione della parte pedonale, con l’allargamento dei marciapiedi». Ciò, ovviamente, ha scatenato l’indignazione e l’ira degli automobilisti diretti al lavoro, ancora una volta sottomessi a quell’ecologismo radical chic che li vede come il nemico numero uno da combattere ed eliminare.Il secondo aspetto, invece, riguarda il restringimento della carreggiata. In una via che è già di per sé molto frequentata dalle vetture a motore, ridurre la viabilità ad una sola corsia implica un congestionamento del traffico che ha ricadute in primo luogo sui servizi di emergenza. Infatti, non essendoci un corridoio riservato ad ambulanze, vigili del fuoco e forze dell’ordine, molto spesso questi rimangono imbottigliati negli ingorghi, impiegando tempi paradossali per percorrere poche centinaia di metri e ritardando, così, negli interventi richiesti. Ma ciò ha conseguenze e ripercussioni anche sull’inquinamento, tanto che quella del Pirellone rimane una delle città in cui si superano più frequentemente i limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla concentrazione di polveri sottili e i cui i livelli di inquinanti dell’aria sono quasi quattro volte superiori alla soglia di sicurezza. Situazione che non può che peggiorare se si iniziano anche a inserire dei «pre-marciapiedi» inutili. Insomma, una corsia aggiuntiva per i pedoni che non serve a nulla di concreto, se non a rendere difficoltosa la circolazione della mobilità non dolce, creando solo un corto circuito urbanistico che non agevola nessuno.Se l’obiettivo di Sala e della sua giunta è quello di rendere Milano città simbolo dell’ideologia green, con più spazio pubblico e meno traffico, forse dovrebbe rivalutare i vari fanatismi salottieri, riconoscere il flop di questi diktat quanto mai fragili e pensare a qualche soluzione che effettivamente aiuti i suoi cittadini. Stessa sorte è toccata a Corso Venezia, una delle vie più eleganti di Milano. Anche qui, tra i Giardini Pubblici Indro Montanelli, palazzi storici e costruzioni in stile liberty, vi è da ambo i lati della strada, adiacente a un marciapiede già di per sé molto largo, una sicuramente ampia ma altrettanto inutile pista pedonale. Il risultato? Senza neanche a dirlo, l’anarchia e il paradosso: macchine parcheggiate con le doppie frecce in mezzo alla strada, moto lasciate sulla pista ciclabile, traffico congestionato. Ma Corso Venezia, negli ultimi giorni, è protagonista di un’ulteriore proposta ecofanatica: la giunta di Sala, infatti, vuole trasformare il Quadrilatero della moda, quartiere milanese delle attività commerciali di lusso, Zona a traffico limitato (Ztl), rendendolo inaccessibile alle auto private. Il capogruppo di Forza Italia del Municipio 1 di Milano, sui suoi account social, si è detto contrario a questa proposta, poiché «la pedonalizzazione di questa area stravolgerebbe totalmente la viabilità delle vie limitrofe», tra cui proprio Corso Venezia. Le iniziative di Sala e della sua giunta sono quindi definibili abbastanza sicure, ragionevoli e attente alle esigenze delle persone da legittimare (o quantomeno giustificare) il progetto di transizione green?Il primo cittadino, infatti, sembra non considerare un dettaglio per nulla irrilevante: Milano non è Amsterdam. Una metropoli come quella meneghina non può essere oggetto di iniziative che la vogliono interamente percorribile in bici o a piedi, proprio in virtù delle sue caratteristiche urbanistiche e del suo stile di vita, sociale e produttivo. Ecco che, dunque, la linea di confine tra una città che tenta di promuovere l’efficienza e l’attrattiva dello spazio pubblico ad una metropoli fluida, politicamente corretta, ma dove l’ipocrisia e la non sicurezza ne fanno da padrona, è stata più che superata.
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