2025-07-24
Ecco la delibera che inguaia Ricci
L’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci (Imagoeconomica). Nel riquadro le carte dell’inchiesta in cui si fa riferimento alla delibera di giunta pilotata da Ricci
La Procura di Pesaro accusa di corruzione l’ex sindaco che avrebbe fatto arrivare fondi pubblici a una società fittizia (controllata da un collaboratore), tramite decisioni di giunta. A partire da un atto del giugno 2022. Obiettivo: guadagnare consensi elettorali. Matteo Ricci, candidato governatore delle Marche ed eurodeputato dem, è stato invitato a presentarsi il prossimo 30 luglio davanti al procuratore di Pesaro, Marco Mescolini, e al pm Maria Letizia Fucci. L’accusa di cui deve rispondere è grave: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Tutto ruota intorno a un giro di affidamenti diretti, per un valore complessivo di circa mezzo milione di euro, in cui l’ex primo cittadino di Pesaro è sospettato di avere fatto guadagnare utilità a terzi e aver ottenuto per sé consensi elettorali.La Procura, nell’invito a rendere interrogatorio, ha nascosto i propri assi. I termini per le indagini scadranno in autunno (le prime iscrizioni risalgono a settembre 2024) e per questo non ha ancora chiuso le investigazioni (ha un anno di tempo). Con gli interrogatori, i pm intendono fare la sintesi del materiale raccolto dopo l’arrivo dell’ultima informativa di luglio di Guardia di finanza e polizia di Stato. Ricci & C. sono chiamati a rispondere senza conoscere le carte in mano alla Procura che non ha effettuato la discovery degli atti.Difficilmente gli avvocati di Ricci, Aldo Valentini e Lucio Monaco, consiglieranno al loro assistito di rispondere al buio. Anche perché gli inquirenti, per contestare un accordo corruttivo, hanno certamente raccolto comunicazioni e documenti che consentono di fare questa ipotesi, ma per ora tengono coperte le proprie carte.I magistrati citano solo due elementi chiaramente sfavorevoli a Ricci. E si trovano a pagina 5 dell’avviso di garanzia. All’aspirante governatore è, innanzitutto, contestato di aver fatto «inserire e approvare, quale presidente della riunione di giunta comunale, nel verbale di deliberazione 199 del 30 giugno 2022, una relazione descrittiva asseritamente redatta dal Servizio manutenzioni e viabilità riguardante il progetto di completamento per la riqualificazione di Piazzale D’Annunzio pari a euro 55.000». In quel documento «veniva già individuata l’associazione culturale Opera maestra quale «capo progetto» che si sarebbe occupata della realizzazione di un video promozionale, della lavorazione e di tutto il processo produttivo dell’opera costituita dal casco gigante di Valentino Rossi e lavori annessi». Ieri non siamo riusciti a trovare nel portale del Comune la delibera di giunta incriminata.Il politico dem è accusato anche di aver richiesto «formalmente sponsorizzazioni per conto del Comune di Pesaro a soggetti privati». La Procura ne indica due. Il primo è Riviera Banca da cui il municipio ha ottenuto un importo di 10.000 euro. La richiesta è stata fatta da Ricci, a nome del Comune, con una lettera datata 17 giugno 2022 e «con la quale richiedeva un contributo per vari eventi ed iniziative “non inferiore a 40.000 euro”». Ventimila euro li avrebbe incassati, invece, dalla Tomasucci Spa «per la realizzazione del casco gigante» sopra citato. Il finanziamento sarebbe stato concesso «a seguito di contatti personali avvenuti direttamente nell’aprile 2022 tra Ricci, Franco Arceci (sino al 2021 capo di gabinetto dell’ex sindaco, ndr), i fratelli Tomasucci e Massimiliano Santini», già stretto collaboratore dell’europarlamentare dem.Gli inquirenti precisano che tali «sponsorizzazioni» sono state poi «affidate alla associazione Opera maestra» e che non sono state «contabilizzate dal Comune di Pesaro». Ricci è accusato di aver lasciato, «contrariamente ai suoi doveri di vigilanza e controllo, la gestione degli accordi e dei rapporti di sponsorizzazione a Santini, soggetto non addetto all’espletamento di tali attività». Nel mirino della Procura (che ha iscritto sul registro degli indagati 24 persone, tra cui dieci dipendenti comunali e due dirigenti di partecipate), dunque, sono finiti Ricci (sindaco dal 30 maggio 2019 al 24 giugno 2024), Esposto, presidente delle associazioni culturali non profit Opera maestra e Stella polare (considerate, come vedremo, veicoli costituiti ad arte per drenare denaro pubblico), e quello che sarebbe il braccio armato e operativo del sindaco all’interno del presunto accordo corruttivo: Santini, assunto a tempo determinato a partire dal 9 settembre 2019 (quattro mesi dopo la nomina di Ricci) sino al 17 giugno 2024, con la qualifica di «collaboratore addetto alle attività di coordinamento della comunicazione social e delle iniziative ed eventi presso l’ufficio di gabinetto del sindaco». Per gli inquirenti Santini era «amministratore di fatto» di Opera maestra e Stella polare e Ricci avrebbe consentito al suo collaboratore e a Esposto «di ricevere denaro e altre utilità patrimoniali». L’ex sindaco, invece, sempre secondo l’accusa, avrebbe ottenuto «direttamente un’utilità non patrimoniale, attraverso la realizzazione, con modalità illegittime, di opere ed eventi pubblici del Comune di Pesaro di grande richiamo in grado di conferire un’immagine di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa e politica del sindaco, così arrecando al medesimo un rilevante beneficio in termini di accresciuta popolarità e consenso».La domanda che in tanti, in queste ore, si fanno è la seguente: può il presunto buon governo essere perseguito dai pm? Per gli inquirenti, in ogni caso, bisogna rispettare la legge e non si può governare al di sopra delle regole.In sostanza, Ricci e Santini avrebbero utilizzato delle associazioni costituite ad hoc per ricevere finanziamenti e realizzare lavori (spesso diversi da quelli indicati nelle determine) senza bisogno di indire gare e bypassando l’obbligo di rotazione.In pratica, riassumendo in modo un po’ brutale, Ricci avrebbe costituito una sorta di pro loco o di comitato elettorale permanente a spese dei contribuenti. Un ufficio «panem et circenses» capace di organizzare eventi e abbellire la città con totem e murales in tempi celeri, senza lacci e lacciuoli, e che avrebbe consentito, per esempio, a Santini di portarsi a casa più di 100.000 euro oltre al regolare stipendio, tra soldi cash, vacanze con i parenti e altre utilità.Ufficialmente il collaboratore avrebbe ceduto a Esposto «l’utilizzo del marchio e la gestione del format "Palio dei bracieri" (manifestazione nata nel 2012, ndr) per la durata di anni 5», un pacchetto da lui stesso depositato con la prospettiva di lucrosi affari l’8 settembre 2022. L’avvocato Serena Boresta, consigliere comunale di Fratelli d’Italia e membro della commissione atti e garanzia, con La Verità denuncia una gestione della cosa pubblica «opaca e sommaria», caratterizzata dalle «interferenze da parte di uomini di stretta fiducia dell’ex sindaco». Un sistema alterato «sia nella fase iniziale di individuazione del destinatario della prestazione sia nella fase relativa alla valutazione della congruità dell’importo giacché, all’erogazione del contributo pubblico, si aggiungevano sponsorizzazioni private non comunicate né contabilizzate dall’amministrazione».Per esempio il legale cita la determinazione del 27 maggio 2024: «L’oggetto è la manutenzione/sistemazione di 100 murales in città con lavori da eseguirsi nel biennio 2024-2025, affidati a Stella polare per 43.000 euro circa. L’intero importo è stato corrisposto a giugno 2024 a lavori non eseguiti. Ma compito del dirigente era quello di verificare l’effettiva realizzazione dell’opera prima di erogare l’importo».Per quell’affidamento, il 17 giugno 2024, il funzionario responsabile del Servizio manutenzioni e viabilità del Comune, Ugo Baiocchi, inviò una mail di «asseverazione» con questo testo: «Ok, lavoro eseguito». Seppure, secondo i pm, «con la consapevolezza che in realtà i lavori di manutenzione non erano ancora neppure cominciati».Alle due associazioni arrivavano fondi anche dalle partecipate. Come l’Aspes, che si occupa dei servizi pubblici locali. Ha versato 36.173 euro per l’evento Pesaro nel cuore 2023. A firmare la procedura d’incarico è stato il direttore generale, Antonio Marcello Muggittu (indagato).Anche la Fondazione Peschiera centro arti visive, diretta all’epoca da Silvano Straccinni (indagato) e regolata con una convezione comunale, ha versato il suo obolo a Opera maestra: 39.833 euro per i totem tridimensionali in polistirolo. «Le due associazioni culturali Opera maestra e Stella polare», stando all’accusa, «erano state ideate e fondate come mero veicolo per l’assegnazione di affidamenti diretti o contributi pubblici con il conseguente vantaggio economico che ne derivava».E che abbiano uno statuto identico in tutti i dettagli non è l’unica coincidenza. Si tratta di due creature della stessa famiglia, nate e cresciute sotto lo stesso tetto. Letteralmente. Il consiglio direttivo è un affare domestico: Stefano Esposto è il presidente, sua madre Rosalba Bucari la vicepresidente, il cognato Filippo Gaudenzi ricopre il ruolo di segretario tesoriere. Tutti incarichi fotocopia, prima in una sigla, poi nell’altra. La sede legale è la stessa: un indirizzo privato trasformato in centrale operativa per intercettare denaro pubblico. Due associazioni, una sola regia. Opera maestra viene fondata nel 2020 e il primo esercizio parte il 20 luglio. Stella polare comincia la sua attività il 15 marzo 2023, ovvero quando lo statuto viene depositato all’Agenzia delle entrate, «anche per aggirare le norme che regolano il principio di rotazione in materia di affidamenti diretti», affermano i pm. Subentra quando l’altra associazione, Opera maestra, diventa troppo esposta. Dallo statuto appaiono entrambe come enti senza fini di lucro, non autorizzati a distribuire utili o compensi. I pm hanno accertato che erano «di fatto prive di associati diversi dai fondatori» e le definiscono «strutture logistiche e organizzative idonee per la realizzazione di lavori e l’organizzazione di eventi». Inoltre, sempre stando alla ricostruzione dell’accusa, non presentavano «personale dipendente».L’incasso complessivo ammonta a quasi 510.000 euro di denaro pubblico in appena quattro anni. «Le due associazioni», spiega l’avvocato Boresta, «non hanno il Durc (documento unico di regolarità contributiva, ndr) e non sono iscritte al Runts (il registro nazionale del Terzo settore), anche se l’iscrizione a quest’ultimo organismo è necessaria per intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione». Inoltre, secondo Boresta, «l’oggetto delle due associazioni afferisce “all’organizzazione eventi e realizzazione di murales” e, dunque, erano prive dei requisiti tecnici per poter eseguire determinate prestazioni», come i «lavori di manutenzione straordinaria e di riqualificazione del verde». Anche ad avviso del legale ci troveremmo di fronte a «due associazioni gemelle, perfettamente identiche, programmate per eludere il principio di rotazione negli appalti e negli affidamenti diretti». Adesso Ricci & C. dovranno spiegare ai pm tutte queste stranezze.