2019-02-24
Brunetta: «È ora di chiudere i conti con il comunismo»
L'ex ministro concorda con l'istituzione di una Giornata della memoria per ricordare i crimini delle dittature rosse: «Si tace ancora sugli eccidi del passato e si disconoscono vergogne come i laogai cinesi. In Italia imperano l'arroganza e il conformismo di sinistra». Firme orrori rossi from La Verità Renato Brunetta, ex capogruppo di Forza Italia alla Camera ed ex ministro della Pubblica amministrazione (il primo politico ad avviare una riforma radicale della Pa) è sempre «sul sentiero di guerra» ed è sempre un dirigente di primo piano nel suo partito, molto ascoltato da Silvio Berlusconi. Come economista combatte con gli strumenti delle denunce quotidiane e dell'analisi della attuale situazione economica, convinto che - contrariamente a quanto va affermando ripetutamente il ministro dell'Economia, Giovanni Tria - che sarà necessaria una manovra correttiva («non è un fatto eccezionale, ma un atto dovuto in ragione degli accordi presi con l'Europa»). Ma non è di questo che vogliamo parlare con Brunetta, almeno oggi. Vogliamo sentire la sua opinione sui contenuti della campagna che da un paio di settimane porta avanti La Verità sulla Giornata della memoria per i crimini dei regimi comunisti.«Sono assolutamente d'accordo. Una Giornata che ricordi e faccia riflettere sui crimini delle dittature comuniste e totalitarie mi pare molto importante. Aggiungerei quest'ultima connotazione perché molti governi, anche di Paesi africani, asiatici e dell'America Latina, non si definiscono comunisti, ma hanno caratteristiche simili, con storie e presupposti politici, della stessa natura di quei regimi». Come lei sa, onorevole Brunetta, la disinformazione nel nostro Paese è molto diffusa. Si parla poco nelle scuole della Shoah, degli orrori nazifascisti e quasi nulla dei crimini nell'ex Urss, nei paesi dell'Est europeo, in Vietnam ,Cambogia ,Laos, Corea del Nord , Cuba, Cina...«È vero, ma c'è una ragione precisa. In Europa, ma soprattutto in Italia, i conti col comunismo non sono stati ancora fatti, diversamente di quanto sia avvenuto col fascismo e il nazismo. Molti sono ancora convinti che i comunisti sono tutti brave persone. Purtroppo abbiamo visto che storicamente (ma ancora adesso in diversi Paesi) non è affatto così».Ancora oggi quei crimini si ripetono dove esistono regimi illiberali o bandiere con le facce di Lenin, Stalin e Mao. Ma anche di Che Guevara, che non era proprio uno stinco di santo e neanche, come certa pubblicistica di parte ancora lo mitizza, un guerrigliero buono…«Assolutamente. Era uno che faceva fucilare senza troppi preamboli tutti coloro che non la pensavano come lui. Vorrei anche aggiungere che le radici autentiche del populismo, di cui si dibatte molto oggi - ignorando la storia e l'ideologia marxista - hanno origine proprio nel comunismo, attuato in chiave stalinista, dai fanatici della sinistra storica, con le deviazioni sul campo che ne sono seguite, nei diversi Paesi ed epoche».Ad esempio sono pochi, compresi i militanti della sinistra, ad aver conosciuto l'esistenza di una vasta rete di gulag (campi di lavoro, dove morivano tutti coloro che dissentivano dalle direttive del regime comunista ), così come oggi disconosce l'esistenza dei laogai in Cina (dove sono rinchiusi oltre 2 milioni di studenti, lavoratori, intellettuali, religiosi, difensori dei diritti umani, eccetera).«Ma neanche gli intellettuali sono informati. E poi da chi lo dovrebbero esserlo? I giornali, a parte quelli di nicchia, non ne parlano; le televisioni e le radio tacciono e così anche i social».Cito un esempio. Qualche giorno fa ho partecipato a un convegno al Censis di economisti ed esperti di politica estera. Tutti hanno analizzato i problemi della crescita economica della Cina, anche con riferimento ai rapporti con l'Europa, ma nessuno ha ricordato che la Cina è ancora oggi un Paese comunista (che pratica la pena di morte, che utilizza gli organi dei condannati e persegue un'accanita persecuzione delle minoranze etniche e religiose). Insomma, per i nostri economisti, sociologi e altri esperti l'economia cinese è quella di uno Stato normale, simile a quella di una nazione liberale e democratica…«L'esempio mi trova d'accordo. Quello della Cina ha anche altre spiegazioni non certo encomiabili».Quali ? «Un diffuso comportamento da parte dei giornaloni nei confronti di chi si proclama di sinistra, che spesso è sinonimo di comunista o di ex del vecchio partito di Togliatti e Berlinguer .Un atteggiamento diffuso in vari settori della società (magistratura compresa). Spesso quando si parla, anche con persone che non si conoscono, c'è sempre qualcuno che precisa “Sa, io sono di sinistra". Vi sono anche quelli che inseriscono questa appartenenza politica anche nel proprio curriculum, come se fosse un titolo di merito, quasi l'equivalente di cavaliere della Repubblica».Forse lei è un po' prevenuto, perché, quando era ministro, si è trovato contro i sindacati e tutta la sinistra? «In parte lo riconosco. Ma io ho avviato una riforma della pubblica amministrazione a favore dei cittadini, che teneva conto soprattutto degli interessi della povera gente, che subiva la cattiva burocrazia, la pubblica amministrazione obsoleta».E chi ha trovato contro? «Tutta la sinistra, la stampa di sinistra (compreso L'Espresso, che mi ha dedicato ben quattro copertine) e La Repubblica. I sindacati hanno promosso ben 12 scioperi contro di me e, in generale, contro il governo Berlusconi».Torniamo al tema. Mi sembra che alla Cina abbia riservato solo qualche battuta …«La Cina , effettivamente, richiederebbe un'analisi più approfondita, anche perché l'influenza di questo Paese si va estendendo dall'economia alle arti, allo spettacolo, cinema compreso, in generale, alla cultura. E sono moltissimi gli intellettuali interessati . Questo significa che sono sempre più diffusi, anche nei ceti medio alti e negli intellettuali di sinistra , l'arroganza, il conformismo, l'opportunismo, l'ipocrisia… perché gli interessi personali o di lobby sono sempre più estesi». Questo suo ragionamento mi fa ricordare un saggio di quindici anni fa di Pierluigi Battista (Il partito degli intellettuali, Laterza) che aveva deplorato l'esistenza di una «dittatura marxista» sulla cultura italiana, che vide impegnati nel dibattito anche Norberto Bobbio, Ernesto Galli della Loggia e altri intellettuali laici non allineati. La situazione è molto cambiata però adesso…«Non moltissimo. Sono trascorsi quasi due decenni, ma molti comportamenti sono rimasti immutati perché, come ho detto prima , i conti col comunismo non sono stati ancora fatti».A proposito della Cina, vorrei citare una testimonianza personale. Qualche anno fa, con la trasmissione di Radio1, Zapping, ho condotto una campagna sui diritti umani in Cina. L'iniziativa ebbe molto successo (300.000 firme raccolte in due mesi), ma la maggior parte degli intellettuali si sfilava ogni giorno dagli spot di sostegno, con motivazioni ridicole.«Vede, che cosa le dicevo? Il conformismo e gli interessi privati sono sempre prevalenti. Tutti temono di disturbare il manovratore (in questo caso cinese) e allora guardano altrove. E così si parla dei grandi progressi economici della Cina, e non si dice nulla sulle sofferenze del suo popolo, dei lager ,delle persecuzioni delle minoranze, dei diritti umani violati».Ma anche adesso, con la maggioranza gialloverde di governo, tutti zitti ? «Sarò drastico. I 5 stelle sono figli di una sinistra ridotta a brandelli. E il governo gialloverde è stato partorito da una situazione politica fortemente deteriorata, generata dalla crisi ideologica della sinistra. I 5 stelle sono considerati una sorta di “compagni che sbagliano". Certo nulla a che vedere con quelli degli anni di piombo, dell'estrema sinistra, poi finiti in parte nelle Brigate rosse. Ma quella di oggi è una variante, con molti rischi: sono “compagni che sbagliano", in forma pacifica».In conclusione, tornando al tema centrale , lei sarebbe disposto a presentare alla Camera una proposta di legge per l'istituzione di una Giornata della memoria per i crimini dei regimi comunisti ?«Sì, ma come ho detto, i crimini non sono solo quelli dei regimi comunisti, ma anche quelli di tutti gli altri Stati totalitari, come abbiamo visto con il Venezuela».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson