2019-03-29
È fallita la coop regina dei Renzi. Per i pm la guidava babbo Tiziano
Il tribunale di Firenze ha dichiarato il crac della Marmodiv. Secondo l'accusa l'azienda truccava i bilanci. Contestata un'insolvenza da mezzo milione. Un'altra inchiesta in arrivo per i genitori dell'ex premier.E tre. Da ieri (anche se la sentenza è del 20 marzo) è ufficialmente fallita la terza cooperativa fondata da persone di fiducia di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Dopo la Delivery service Italia e la Europe service (secondo gli inquirenti gestite di fatto dai Renzi sino al 2012) è arrivata l'ora della Marmodiv, considerata amministrata di fatto dagli stessi genitori dell'ex premier, almeno sino al marzo 2018. Il collegio del tribunale fallimentare presieduto dal giudice Silvia Governatori ha deciso il crac per insolvenza, dopo una battaglia legale durata circa sei mesi.Il procuratore aggiunto, Luca Turco, nella sua istanza di fallimento aveva evidenziato che l'utile nel bilancio del 2017 sarebbe stato frutto di «aggiustamenti contabili». I giudici alla fine gli hanno dato ragione ritenendo non attendibili i conti presentati dall'azienda. E alla fine hanno sentenziato: «In particolare ritiene il tribunale che i consistenti debiti erariali e previdenziali nei confronti di Agenzia delle entrate, Ae Riscossione, Inps, Inail, nonché le posizioni debitorie taciute dalla società ed emerse soltanto a seguito di accertamenti del pm e del ctu (il perito incaricato dal giudice ndr), nei confronti del sistema bancario dimostrino la sussistenza del requisito dell'insolvenza, non risultando a tal fine rilevante l'avvenuta cessione di ramo d'azienda in favore della società Dmp Italia».buchi neriNell'elenco dei debiti presentato dalla Marmodiv non erano stati inseriti quelli con gli istituti di credito. Un capitolo che è stato aperto grazie alla querela della Banca di Cambiano, di cui è dirigente Marco Lotti, padre dell'ex ministro Luca. In conclusione i debiti che hanno affondato la Marmodiv ammontano a un totale di 493.377,51 e vedono come principali creditori la Banca di Cambiano (184.284,86), l'Inps (152.457,65) e la Cariparma (115.042,42). Inoltre i giudici hanno rilevato che «dagli atti prodotti sono emerse delle discordanze fra il bilancio approvato dalla società per l'anno 2017 e la situazione contabile allegata dalla Procura alla propria istanza». «Criticità e/o perplessità» evidenziate anche dal perito.Lo stato di insolvenza è emerso durante le indagini preliminari in sede penale del dottor Turco, «con conseguente legittimazione del pm a esercitare l'iniziativa prefallimentare». Il magistrato ha, infatti, allegato alla propria istanza «degli stralci e dei brogliacci di intercettazioni».Per i crac della Delivery e della Europe service, avvenuti rispettivamente nel 2015 e nel 2018, i due genitori sono stati prima arrestati (era il 18 febbraio scorso) e poi interdetti per otto mesi dall'attività imprenditoriale. Nel default della Marmodiv la gestione dei Renzi sarebbe arrivata a ridosso del fallimento e per questo la posizione giudiziaria dei genitori rischia di peggiorare sensibilmente. Il procuratore aggiunto Turco, dopo aver fatto istanza di fallimento, aveva già aperto un fascicolo per bancarotta e aveva iscritto sul registro degli indagati l'imprenditore piemontese Daniele Goglio, l'uomo che avrebbe sostituito i genitori nella gestione di fatto dell'impresa, e il presidente Aldo Periale, considerato un prestanome. Turco, se si comporterà con la Marmodiv come con le altre due coop già fallite, iscriverà tutti gli amministratori precedenti e quelli di fatto. Renzi compresi. I genitori sono già stati indagati per le fatture false emesse a favore della Marmodiv da cooperative e società opache.fine delle speranzeCon il crac della Marmodiv finiscono le speranze per i 23 lavoratori della ditta di distribuzione di volantini che erano stati illusi dalla promessa dell'intervento della Dmp di Massimiliano Di Palma, ex socio d'affari di Tiziano Renzi e Mariano Massone, coindagati per gli ultimi crac.La Marmodiv era stata fondata a fine 2013 con l'obiettivo di diventare il braccio operativo della Eventi 6, la ditta di famiglia dei Renzi. Un ex stretto collaboratore di Tiziano, Antonello Gabelli, ha dichiarato ai pm: «Mariano Massone, Giovanna Gambino (ex moglie di Massone, ndr), Tiziano Renzi e Laura Bovoli creavano società cooperative al fine di svolgere il lavoro operativo, concentrando tutte le criticità su queste e lasciando “pulite" le menzionate società capofila». Il primo presidente della Marmodiv fu Pier Giovanni Spiteri, fotografo di Rignano sull'Arno. Poi la presidenza toccò all'avvocato Luca Mirco (indagato pure lui per le false fatture) e infine a un'altra vecchia conoscenza di babbo Tiziano, Pino Mincuzzi. Ora per tutti si aprono le porte di una nuova inchiesta.Ma i guai giudiziari per Renzi senior non sono finiti. Come anticipato mercoledì da Panorama il babbo dell'ex premier è indagato a Firenze anche per traffico di influenze illecite, insieme con l'imprenditore Luigi Dagostino, da cui, secondo gli inquirenti, avrebbe percepito 195.200 euro per un'illecita attività di lobbying. L'atteso interrogatorio di Dagostino, previsto per ieri, si è concluso a tempo di record. Cinque minuti per dichiarare alla pm, Christine von Borries, l'intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere. strategie difensiveLa strategia era stata decisa poche ore prima nello studio dell'avvocato Alessandro Traversi e tiene conto del fatto che per le medesime fatture contestate in questo procedimento è già in corso un altro processo, dove l'ipotesi di reato è quella di aver prodotto documenti contabili fasulli per abbattere le imposte. «Abbiamo preferito non difenderci al buio», fa sapere Traversi. Infatti nel nuovo filone la pm non ha ancora depositato nessun atto.«Il 20 maggio inizierà il dibattimento per le false fatture», continua Traversi. «In quella sede la situazione sarà diversa e il mio cliente potrà difendersi a carte scoperte».