2019-04-05
È ancora battaglia sugli sbancati. La paura dell’Ue impantana la norma
In Cdm deflagra lo scontro tra Giovanni Tria e il resto dei gialloblù. Giuseppe Conte prova a mediare sullo «scudo» da garantire ai funzionari del Mef. Resta il nodo su platea dei rimborsi e arbitrati. Probabile un nuovo incontro dell'esecutivo.Nel dl Crescita fondi per le opere degli enti locali. Poi riduzione Ires e agevolazione Imu per i capannoni. Il pemier: «Con le nostre misure, redditi su di 1.621 euro in due anni».Lo speciale contiene due articoli. La partita sui risarcimenti non è ancora arrivata a una conclusione definitiva: mentre questo giornale andava in stampa, ieri sera, il match era a mala pena alla fine del primo tempo. Infatti, secondo le indiscrezioni della serata di ieri, dopo ore di discussione sullo «scudo» da assicurare ai funzionari pubblici e su un collegio di saggi che dovrebbero occuparsi degli arbitrati, su gran parte dei punti decisivi (chi riceve, quando riceve, quanto riceve) si era ancora in alto mare. Probabile una nuova convocazione del Cdm il 9, preceduta da un incontro di Conte con le associazioni dei risparmiatori.Pare dunque destinato ad aprirsi un secondo tempo di intensi negoziati e battaglie, tra Mef, presidenza del Consiglio, partiti di maggioranza, e - cosa che non va mai esclusa - uffici del Colle. Ciascuno comprende, vista la delicatezza del tema, che l'ultima parola sarà stata detta - e scritta - solo quando leggeremo il provvedimento vero e proprio. Ed è in ogni caso probabile che, su tutto, venga usata l'espressione «salvo intese»: è la formula pudica (utilizzata da anni, da tutti i governi) per adottare formalmente un provvedimento, ma in realtà riservandosi di scriverlo o completarlo nei giorni successivi (a volte, nelle settimane successive). Certo, ancora ieri fonti M5s si affannavano a dire che la norma c'è già, riferendosi a quanto si era stabilito (con relativo stanziamento di 1,5 miliardi) al tempo della manovra di fine 2018. Ma resta il «dettaglio» che senza un decreto attuativo tutto resta fermo. Insomma, sbancati senza pace e governo senza tregua, in una giornata ancora largamente dominata dall'ormai consueto botta e risposta tra Giovanni Tria e il resto della compagine governativa. In mattinata, da San Patrignano, Giuseppe Conte aveva cercato di medicare le ferite e spargere ottimismo: «Sulle banche stiamo lavorando alacremente. C'è una forte unità d'intenti da parte del governo nel procedere rapidamente e assicurare liquidazioni a tutti i risparmiatori dei risarcimenti dei danni quanto prima possibile. È un problema tecnico. Oggi ci troviamo nel cdm, confidiamo di poter risolvere anche questo».Ma nelle stesse ore, con un'operazione mediatica volta a gettare benzina sul fuoco, fonti del Mef facevano trapelare altre contrarietà, difficoltà, resistenze. La pezza d'appoggio evocata da Tria per opporsi è stata un recente pronunciamento della Cassazione che obbliga le pubbliche amministrazioni a disapplicare le regole contrastanti con norme Ue. Già da una mezza giornata, si era discusso sullo «scudo» per proteggere i tecnici del Mef, ma una velina fatta circolare ieri - a poche ore dal cdm - obiettava che non ci sarebbe stata comunque protezione sufficiente davanti alla Corte dei Conti in caso di danno erariale. Di qui le ulteriori discussioni proseguite fino a sera. La verità è che da giorni erano in preparazione due testi dall'impostazione diversissima. Un testo predisposto dagli uomini di Tria (in filo diretto costante con la Commissaria Ue Margrethe Vestager), con dentro un meccanismo di arbitrato, tutto concepito per non intaccare la logica del bail in, e in ultima analisi piuttosto restrittivo sulla concessione del ristoro. I grillini, attraverso il sottosegretario Alessio Villarosa, avevano invece ipotizzato uno schema di risarcimento più automatico e generalizzato. Alcuni membri del governo, in uno sforzo di mediazione, avevano anche suggerito un doppio percorso: automatismo per una parte dei danneggiati, analisi più attenta e «filtrata» per altri casi. Sta di fatto che la questione è politicamente rovente. E non solo per la promessa fatta più volte da M5S e Lega agli sbancati. Ma anche perché l'atteggiamento ultra prudente di Tria stride con il recente clamoroso pronunciamento della Corte di giustizia dell'Ue, che ha accolto il ricorso contro la decisione della Commissione di Bruxelles che considerò aiuto di Stato l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per il salvataggio di Tercas nel 2014. Quella decisione cambia tutto, e non si capisce per quale ragione l'Italia debba continuare a giocare in difesa, anziché andare all'attacco. Se la stessa Corte di giustizia Ue attesta che - allora - ci fu contro l'Italia una decisione illegittima, contraria alle regole Ue, perché non tentare - ora - un negoziato forte per risarcire i danneggiati? Così, è rimasto fatalmente in secondo piano (e anche questo non è un successo di comunicazione del governo) il resto dei contenuti del «decreto crescita»: norme sul made in Italy, sulla finanza di impresa, sull'internazionalizzazione, più alcune misure fiscali. Tra queste ultime citiamo: il ritorno del super ammortamento (sia pure per un periodo limitato), un taglio progressivo dell'Ires, e un ulteriore aumento della deducibilità Imu degli immobili strumentali all'attività di impresa. Quanto al provvedimento sbloccac antieri, Conte ha annunciato che tra un paio di giorni sarà in Gazzetta Ufficiale. E anche in quel caso si tratterà di leggere la versione finale per capire l'effettiva portata - auspicabilmente non troppo limitata - della misura. Varato infine anche il cosiddetto disegno di legge «salva mare» per consentire ai pescatori di scaricare nei porti la plastica raccolta o rimasta impigliata nelle loro reti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/e-ancora-battaglia-sugli-sbancati-la-paura-dellue-impantana-la-norma-2633719538.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-arrivo-500-milioni-per-i-comuni" data-post-id="2633719538" data-published-at="1760639797" data-use-pagination="False"> In arrivo 500 milioni per i Comuni Nel Consiglio dei ministri che si è tenuto ieri sera a Palazzo Chigi si sono fissati i paletti per il dl Crescita, l'insieme di norme che il governo dovrà varare per far ripartire l'Italia. Nel decreto, sebbene il Consiglio fosse ancora in corso al momento in cui scriviamo, grande risalto è stato dato alla leva fiscale per le imprese. Motivo per cui è stato ripristinato il super ammortamento, anche se per un periodo limitato e con il tetto di investimento a 2,5 milioni e l'esclusione dei veicoli e degli altri mezzi di trasporto non strumentali all'attività di impresa. Su questo dunque l'esecutivo avrebbe fatto un passo indietro puntando tutto (circa 2,5 miliardi a regime) supportando le aziende attraverso una riduzione progressiva dell'imposta pagata dalle imprese sugli utili reinvestiti, indipendentemente dalla loro destinazione all'interno dell'organizzazione aziendale. Si inizia dal 2019 con un taglio dell'1,5% che fa scendere il prelievo Ires dal 24 al 22,5%, per poi proseguire con un taglio di un punto percentuale sia nel 2020 che nel 2021 per poi arrivare a una aliquota del 20% nel 2022. Il governo poi ha scelto anche di inserire nel dl Crescita anche un'altra forma di supporto alle aziende. All'interno del pacchetto ci dovrebbe essere infatti la deducibilità dall'Ires dell'Imu versata dagli imprenditori per gli immobili che servono per l'attività di impresa. Il vicepremier Luigi Di Maio puntava a uno sconto pieno, ma alla fine si è trovato un accordo con il Tesoro prevedendo invece un aumento della deducibilità dall'attuale 40% al 50% per il 2019 per poi arrivare all'80% nel triennio 2020-2022. Arriva anche la proroga al 2023 del bonus ricerca e sviluppo. Quello che prevede agevolazioni fiscali per le compagnie che investono in progetti di ricerca. C'è poi quello che è stata definita la norma Pernigotti, quella che impedirà ai turchi della Toksoz di portare via lo storico marchio di cioccolatini. Il Mise, ha spiegato ieri Di Maio, potrà iscrivere d'ufficio in un registro speciale il marchio nel caso cui l'azienda intenda chiudere il sito produttivo d'origine o quello principale se il marchio non sia mai stato registrato. Per le aziende il pacchetto di aiuto alla crescita prevede anche due bonus per le fusioni tra imprese e per la capitalizzazione, il potenziamento del regime fiscale che invoglia il rientro di lavoratori in patria come docenti e ricercatori e la cancellazione delle cartelle e degli atti di contestazione del fisco ricevuti negli ultimi mesi da un migliaio di «cervelli» rientrati in Italia. Infine è previsto un maxi sconto fiscale per la rigenerazione urbana degli edifici e la riapertura della rottamazione di multe e tributi locali. Via libera anche all'estensione del fondo di garanzia ai portafogli di finanziamenti per medie imprese e small mid cap e il fondo di sostegno agli investimenti nelle zone economiche speciali. Pollice all'insù anche per i voucher per le startup che brevettano e per le piccole e medie imprese che lanciano processi di digitalizzazione. Via anche agli incentivi per progetti di ricerca sull'economia circolare, alla riduzione dei tetti sulla Nuova Sabatini (le agevolazioni per le società che comprano nuovi macchinari) e l'estensione della misura «Nuove imprese a tasso zero» che prevede finanziamenti agevolati per giovani o donne che intendano aprire una società. All'interno del decreto si parla anche di famiglia con un fondo di 100 milioni di euro per aiutare le giovani coppie ad acquistare la prima casa. Via libera anche ad agevolazioni sul modello francese: «50% di sconto sui pannolini, 50% sulle spese per la baby sitter e coefficiente famigliare che riduce proporzionalmente l'Irpef a seconda di quanti figli si hanno. Stanziati anche 500 milioni di euro in favore dei Comuni di tutta Italia per stimolare l'avvio di opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e di sviluppo sostenibile sul territorio. Sul tavolo anche ddl «Salva mare» per la «promozione del recupero dei rifiuti in mare e per l'economia circolare». Insomma le norme discusse ieri per far ripartire l'Italia non mancano. Come ha detto ieri il premier Giuseppe Conte, in base al «documento del Mef che è stato presentato al Parlamento, si stima che il reddito disponibile procapite aumenterà di 1.621 euro da qui al 2021 grazie alle misure incluse nella nostra manovra. Mi riferisco in particolare - ha argomentato - al reddito di cittadinanza, a quota 100, al piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego, all'estensione del regime forfettario delle partite Iva e a molte altre misure», ha sottolineato Conte.
Ecco #DimmiLaVerità del 16 ottobre 2025. Ospite il deputato della Lega Davide Bergamini. L'argomento del giorno è: "La follia europea dei tagli all'agricoltura e le azioni messe in campo per scongiurarli".