2025-09-12
Pure tra i macronisti cresce il dubbio se sostenere il neo premier Lecornu
Il nuovo capo del governo, che ieri ha visto il suo ex leader Nicolas Sarkozy, rischia di perdere il sostegno perfino di alcuni parlamentari eletti nel partito del presidente. Mozione di 104 deputati contro l’inquilino dell’Eliseo.A pochi mesi dalle Regionali, il Parlamento tedesco toglie le garanzie a Maximilian Krah, accusato di aver ricevuto soldi dalla Cina: perquisiti i suoi uffici e la sua casa.Lo speciale contiene due articoli Il nuovo premier francese Sébastien Lecornu ha effettuato ieri delle visite protocollari ai presidenti dei due rami del Parlamento, ma ha anche incontrato l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Così facendo ha dato ragione a chi, un po’ malignamente, pensa che il neo primo ministro non sia destinato a cambiare i destini della Francia. In effetti viene da chiedersi come mai, oltre a vedere i vertici istituzionali come vuole la tradizione repubblicana, Lecornu abbia avuto bisogno di andare a far visita ad un ex leader che, sebbene influente, sta attraversando un periodaccio. Ad inizio anno è stato condannato in via definitiva nel processo «des écoutes» (le intercettazioni). E poi Sarkozy è in attesa della sentenza del processo sui presunti finanziamenti libici della campagna presidenziale del 2007. L’ex inquilino dell’Eliseo è stato privato recentemente anche della Legione d’onore a causa delle vicende giudiziarie. Certo, il nuovo capo del governo francese (ancora da formare) può incontrare chi vuole, ed è anche vero che la sua militanza politica è iniziata proprio nel partito fondato da Sarkozy. Ma che bisogno c’era di correre dal proprio ex «capo» quando ci si appresta a guidare un Paese? Le Figaro ha riportato le parole entusiaste usate dallo staff dell’ex presidente dopo l’incontro con Lecornu. «Nicolas Sarkozy è stato contento di questo momento» e «ha ribadito la sua amicizia e testimoniato il suo sostegno». Da segnalare che, sempre ieri, l’ex capo dello Stato francese ha incontrato l’ex premier macronista Gabriel Attal. Lasciando da parte il marito di Carla Bruni, ieri l’ex premier Dominique de Villepin ha usato il vetriolo per commentare la nomina di Lecornu. Su France info, De Villepin ha dichiarato che il neo premier «non deve essere il simpatico cagnolino del presidente» e che la deve smettere di fare il gioco «dei ragazzini che divertono il presidente, con in mano un bicchiere di whisky, raccontando storielle o prendendo in giro qualcuno» visto che «è questo che hanno fatto, l’uno e l’altro, nel corso degli anni».Tornando agli incontri istituzionali, il primo si è svolto all’Assemblea nazionale, dove Lecornu era atteso dal presidente di questo ramo del Parlamento, la macronista Yaël Braun-Pivet. Dopo il rendez-vous, Braun-Pivet ha scritto su X che «i francesi si aspettano che sappiamo unire le nostre forze invece di rimarcare le nostre differenze». Il presidente della Camera bassa transalpina ha si è anche rivolto ai suoi colleghi dicendo che spetta «ai deputati l’andare oltre le differenze per far progredire il nostro Paese». Parole interessanti quelle di Braun-Pivet, una donna al vertice di un’aula parlamentare che, quando si è trattato di eleggere i vicepresidenti e altre cariche dopo le elezioni dell’anno scorso, ha fatto di tutto per tagliare fuori i deputati del Rassemblement national di Marine Le Pen. E pazienza se questo partito avesse ottenuto un terzo degli scranni.L’incontro con Gérard Larcher, il presidente del Senato e seconda carica dello Stato, è avvenuto nel pomeriggio ma, quando questa edizione della Verità andava in stampa, non c’erano ancora aggiornamenti rilasciati dalla Camera alta del Parlamento francese. Tuttavia, già in mattinata su Bfm tv, Larcher aveva criticato la mozione per la destituzione di Macron e aperto la porta ai socialisti tentati di sostenere il governo.Nel frattempo, ieri alcuni partiti e sindacati hanno fatto delle nuove mosse e inviato segnali non proprio di pace al neo premier. In merito alla riforma delle pensioni, un portavoce del sindacato Cfdt, ha dichiarato all’agenzia di stampa France Presse che per la sua sigla «è fuori questione che si rilanci il conclave sulle pensioni». Questo nome ecclesiale era stato scelto dall’ex premier François Bayrou per battezzare le trattative tra governo, sindacati e imprenditori, che avrebbero dovuto portare ad una nuova normativa previdenziale. Ma oltre alle pensioni, il neo premier ha anche altre gatte da pelare. In primis l’ostilità di una buona fetta dell’Assemblea nazionale. È da questo emiciclo che, sempre ieri, la deputata di estrema sinistra de La France Insoumise, Mathilde Panot, ha fatto sapere via X che la mozione per la destituzione del presidente Emmanuel Macron ha già ottenuto le firme di 104 deputati di sinistra. Lecornu rischia inoltre di perdere il sostegno di alcuni deputati macronisti che sarebbero tentati da un avvicinamento con alcune posizioni del Partito socialista come la tassazione dei «ricchi» o la riduzione dei tagli di bilancio. E poi c’è il capitolo sicurezza che, come si è visto con le devastazioni provocate dall’estrema sinistra e dai black block nelle manifestazioni di mercoledì, è davvero un’emergenza nazionale con la quale Lecornu dovrà fare i conti. Alle minacce minacce alla convivenza civile, promosse dall’estrema sinistra e da disobbedienti vari, vanno aggiunte quelle provenienti dal narcotraffico, che sta rendendo la Francia sempre più simile al Messico, nonché le insidie provenienti dagli islamisti che infiltrano sempre di più la società e le istituzioni transalpine. Purtroppo per Lecornu, inoltre, oggi Fitch renderà noto il suo rating sulla Francia, mentre il 18 settembre è previsto un nuovo sciopero generale.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dubbi-tra-macronisti-premier-lecornu-2673987960.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="via-limmunita-al-deputato-di-afd" data-post-id="2673987960" data-published-at="1757665866" data-use-pagination="False"> Via l’immunità al deputato di Afd Il Bundestag, ossia il Parlamento federale tedesco, ha revocato l’immunità parlamentare di Maximilian Krah, deputato dell’Alternative für Deutschland. La decisione ha consentito agli inquirenti di procedere a una serie di perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni del politico. Al centro del procedimento vi sarebbe un’indagine per sospetto di corruzione e riciclaggio di denaro con presunti legami a fonti cinesi.Il retroterra della vicenda riguarda un’inchiesta per presunta corruzione e riciclaggio di denaro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, durante il periodo trascorso al Parlamento europeo, tra il 2019 e il 2025, Krah avrebbe ricevuto pagamenti da ambienti imprenditoriali cinesi. Le informazioni sarebbero emerse da indagini già in corso sul suo ex collaboratore a Strasburgo, Jian G., arrestato nell’aprile 2024 con l’accusa di spionaggio a favore della Repubblica popolare cinese e attualmente sotto processo a Dresda.Proprio attraverso l’analisi dei rapporti di Jian G., gli investigatori avrebbero individuato versamenti considerati sospetti a favore di due studi legali presso i quali Krah aveva lavorato in passato. Si tratterebbe, in base agli atti, di oltre 50.000 euro transitati tra il 2019 e il 2022. L’accusa ritiene che parte di queste somme provenissero da società cinesi e da aziende tedesche legate allo stesso Jian G. Una di queste società, con sede nel Rheinland e attiva formalmente nel commercio di tende da sole e arredi per ufficio, era gestita da una collaboratrice di Jian G., la cittadina cinese Min Z.Le autorità parlano di fatture sospette e di pagamenti ricorrenti che avrebbero interessato le strutture professionali collegate a Krah. Secondo gli investigatori, si sarebbe trattato di un meccanismo volto a mascherare compensi indebiti. Al momento, tuttavia, non sono state rese note prove documentali oltre ai flussi finanziari già descritti e nessuna imputazione formale è stata depositata nei confronti del deputato.Krah, incalzato nelle scorse settimane dai giornalisti, ha sempre respinto ogni addebito. Ha definito le accuse «assurde e politicamente pilotate» e ha precisato di aver svolto una «piena e normale attività legale», spiegando che ogni pagamento ricevuto dalle società citate era legato a prestazioni professionali, fatturato in maniera regolare e dichiarato al fisco. «Non è stato mai nascosto nulla», ha ribadito.La revoca dell’immunità è un provvedimento che consente azioni investigative invasive contro un deputato in carica. Afd, formazione politica già sotto pressione per altre vicende giudiziarie riguardanti suoi esponenti, vede così coinvolto uno dei suoi rappresentanti più conosciuti a livello europeo. Non mancano, tra l’altro, valutazioni critiche sulla tempistica dell’operazione, avvenuta a pochi mesi dalle elezioni regionali in Germania orientale, dove Krah gode di una base elettorale significativa.Il profilo politico del deputato contribuisce ad accrescere l’attenzione e, incidentalmente, anche il sospetto del deputato medesimo. Durante il suo mandato a Strasburgo, Krah si è distinto per posizioni considerate vicine a quelle di Pechino. Nel 2019, ad esempio, si era opposto a una risoluzione che denunciava la repressione degli uiguri in Cina, definendo le notizie sui campi di detenzione «propaganda anticinese». Nel 2022 votò contro il rapporto di un comitato che proponeva misure per limitare l’influenza cinese e russa in Europa.Anche nelle discussioni parlamentari, Krah aveva più volte sostenuto che una linea di conflitto con la Cina avrebbe condotto l’Europa «fuori strada» e che la politica europea avrebbe dovuto evitare il disaccoppiamento economico.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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