Mentre i diplomatici erano in volo per Istanbul, dove oggi si tengono i colloqui di pace, i servizi ucraini hanno distrutto con i droni 41 velivoli strategici di Mosca, a 4.000 km dal teatro delle ostilità. Poco prima avevano fatto saltare in aria alcuni ponti oltre il confine.
Mentre i diplomatici erano in volo per Istanbul, dove oggi si tengono i colloqui di pace, i servizi ucraini hanno distrutto con i droni 41 velivoli strategici di Mosca, a 4.000 km dal teatro delle ostilità. Poco prima avevano fatto saltare in aria alcuni ponti oltre il confine.Anche la Russia conosce la sua Pearl Harbor mentre Volodymyr Zelensky in vista dei colloqui di stamani a Istanbul prova a dettare le sue condizioni per la pace. C’è da augurarsi che Vladimir Putin non reagisca come fecero gli Usa alla distruzione della flotta americana alla fonda nell’isola di Oahu. Il seguito di quella incursione giapponese fu «little boy», l’atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki. Mentre le delegazioni di Russia e Ucraina erano in volo per Istanbul dove stamani alle 12 locali dovrebbero iniziare i nuovi colloqui per arrivare almeno a un cessate il fuoco, ieri l’intelligence di Kiev ha portato a termine - questo hanno dichiarato i servizi segreti di Volodymyr Zelensky - l’operazione «spider web», ragnatela. È stata preparata in oltre un anno ed è stata diretta dal capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina Vasyl Malyuk. Nelle basi aree di Olenya, Belaya, Dyagilevo droni ucraini nella più massiccia operazione di questo genere dall’inizio del conflitto hanno distrutto 41 bombardieri strategici russi delle classi Tu-95 e Tu-22, che la Russia utilizza per lanciare missili a lungo raggio contro l’Ucraina. Tra l’altro questi velivoli non sono più in produzione e sono difficilmente rimpiazzabili. L’attacco si è concentrato nella regione del circolo polare Artico e della Siberia nei pressi di Srednyi a oltre 4.000 chilometri dal teatro di guerra. Il governatore russo della regione Igor Kodzev ha parlato genericamente di un attacco dal cielo mostrando gli apparecchi in fiamme, mentre il governatore di Murmask Andrej Chibis, ha riferito di un attacco di «droni nemici» e ha aggiunto che «le difese aeree sono operative». Già quattro giorni fa i droni ucraini erano riusciti a colpire a 130 chilometri da Mosca la base strategica di Raduga. Al momento i russi si sono limitati a far sapere che hanno arrestato alcuni terroristi ucraini responsabili di aver fatto saltare alcuni ponti al confine e il ministero della Difesa ha genericamente ammesso che ci sono stati attacchi di droni ucraini a basi aeree in territorio russo. Una cosa è certa; dopo le dichiarazioni del cancelliere tedesco Friederich Merz, che ha assicurato all’Ucraina la fornitura di missili a lungo raggio, che saranno costruiti anche da Kiev, abilitati a colpire qualsiasi obiettivo in Russia, i bombardamenti sulle basi ucraine si sono intensificati. Ukrinfomr - è il servizio d’intelligenze e d’informazione di Kiev - è stata costretta ad ammettere che missili russi sono caduti su un non meglio precisato centro di addestramento di militari di Kiev provocando 12 morti e almeno 60 feriti. C’è una crescente inquietudine nei vertici militari di Kiev e un clima di diffidenza attorno a Zelensky sottoposto, solo ieri, a quasi 500 attacchi di droni russi. Con queste premesse oggi a Istanbul riprendono i colloqui tra le due delegazioni. Subito dopo questi attacchi il consigliere strategico-diplomatico del Cremlino Yury Ushakov intervistato da Rossiya 1 ha chiarito che l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin è in agenda, ma si terrà solo quando ci saranno «dei risultati apprezzabili, deve essere preparato con molta cura». Chi ostenta sicurezza - corroborato evidentemente dall’appoggio della Germania, che ha imboccato la strada del riarmo e vuole diventare in poco tempo il più forte esercito europeo come ha dichiarato Fredrich Merz, compiacente Ursula von der Leyen, e infischiandosene del progetto di difesa comune - è il presidente ucraino. Volodymyr Zelnsky ha dichiarato che oggi a Istanbul «la nostra delegazione sarà guidata da Rustem Umerov (il ministro della Difesa di Kiev, ndr) e ho delineato i compiti a breve termine e definito le nostre posizioni in vista di questo colloquio. Primo: un cessate il fuoco completo e incondizionato. Secondo: rilascio dei prigionieri. Terzo: ritorno dei bambini rapiti. E per stabilire una pace affidabile e duratura e garantire la sicurezza, la preparazione dell’incontro è al massimo livello. Le questioni chiave possono essere risolte solo dai leader». Zelensky insiste dunque per un faccia a faccia con Putin che non ha nessuna intenzione di concederlo se non dopo aver trattato direttamente con Donald Trump. Che peraltro, si apprende da Kiev, sarebbe stato informato preventivamente dell’incursione sulle basi aeree russe. L’ammissione generica della distruzione degli aerei, come detto, è venuta anche dal ministero della Difesa di Mosca, che ha anche precisato che ai colloqui di oggi a Istanbul la delegazione russa sottoporrà agli ucraini «un memorandum sul futuro trattato di pace che include tutti gli aspetti per risolvere le cause profonde del conflitto». La delegazione di Mosca sarà guidata dall’assistente di Putin, Vladimir Medinsky, dal vice capo del ministero degli Affari esteri, Mikhail Galuzin, dal capo dello Stato Maggiore, Igor Kostyukov, e dal vice ministro della Difesa, Alexander Fomin. Un modo per cominciare a parlare a condizione che tacciano i droni.
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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