2022-04-28
Armi, il gigante cinese dei droni blocca le vendite a Mosca e Kiev

Imagoeconomica
Il gigante cinese delle armi
La motivazione ufficiale l’ha data un portavoce della compagnia. «Come Dji detestiamo qualsiasi uso dei nostri droni per causare danni e stiamo temporaneamente sospendendo le vendite in Russia e in Ucraina per garantire che nessuno usi i nostri droni in scenari di guerra».
Ma tra le ragioni che hanno portato il gigante cinese delle armi a bloccare le forniture nel teatro di guerra ci sarebbe anche il timore di ritorsioni e boicottaggi da parte di americani ed europei. Fatto sta che ieri l’azienda fondata a Shenzen nel 2006 ha annunciato di aver «temporaneamente sospeso» la presenza commerciale a Mosca e a Kiev. A marzo, Dji era stata messa (metaforicamente) nel mirino dal vicepremier ucraino Mykhailo Fedorov, che si era lamentato del fatto che «l’esercito russo impiega i droni di Dji per guidare i suoi missili sul nostro territorio e uccidere civili». In realtà anche l’esercito ucraino dispone degli senza pilota prodotti dall’azienda cinese, anche se il grosso delle forniture cinesi era indirizzato alla Russia. «solo usi civili» Adam Lisberg, capo della comunicazione di Dji nel Nord America parlando con Al Jazeera ha denunciato con forza un uso improprio dei suoi prodotti, che nascono per un uso civile.
«Dji è contraria a qualsiasi uso dei nostri droni per causare danni e stiamo temporaneamente sospendendo le vendite in questi paesi per garantire che nessuno usi i nostri droni in combattimento», ha affermato. «Non accetteremo mai che i nostri prodotti vengano utilizzati per causare danni e continueremo a impegnarci per migliorare il mondo con il nostro lavoro», si poteva poi leggere in un comunicato ufficiale pubblicato dall’azienda. La decisione di fare un passo indietro dal teatro di guerra è però anche molto probabilmente commerciale. Il gruppo cinese è infatti il primo produttore mondiale di droni per uso civile e a questo punto teme che le «sanzioni secondarie» minacciate da Stati Uniti e Unione europea contro le aziende che fanno affari con la Russia in settori ritenuti «sensibili» possano nuocere al suo business. boicottaggi.
L’azienda tecnologica di Shenzen è il primo gruppo cinese ad avere annunciato formalmente il passo indietro dal mercato russo. Una decisione arrivata dopo una serie di piccoli boicottaggi poi rientrati. Alla fine di marzo, per esempio, la catena di elettronica MediaWorld aveva rimosso i prodotto di Dji dal catalogo «fino a nuovo avviso». La decisione era stata presa da Mediamarkt, la multinazionale tedesca dell’elettronica, che è proprietaria del marchio. All’epoca Dji aveva reagito dicendo che le affermazioni nei suoi confronti erano «assolutamente false». Il bando era durato una ventina di giorni, poi i prodotti Dji erano tornati disponibili nel catalogo di MediaWorld.
Ma un campanello d’allarme era suonato, considerando la centralità del mercato europeo per l’azienda cinese. Anche negli Stati Uniti il clima non è dei migliori. L’azienda è stata inserita nella Entity List, che proibisce di avere rapporti commerciali con aziende statunitensi: vietato, cioè, comprare prodotti o importare prodotti e tecnologie americane. Le vendite invece sono ancora permesse. Il motivo formale è aver facilitato le violazioni dei diritti umani contro i musulmani uiguri cinesi nello Xinjiang e contro altre minoranze etniche e religiose.
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