2024-09-17
Dramma sociale alla Volkswagen: pronti oltre 15.000 licenziamenti
I dirigenti del gruppo hanno annunciato l’intenzione di chiudere almeno due stabilimenti in Germania prima della fine dell’anno. Decisione finora impensabile. Gli operai dell’Audi manifestano a Bruxelles.Dopo gli annunci sono arrivate le cifre dei tagli. I tempi sembrerebbero più veloci del previsto, addirittura entro l’anno. Secondo gli analisti della banca d’investimento Usa, Jefferies, che hanno riferito di colloqui con il management, come riportato dall’agenzia Bloomberg, la Volkswagen, già quest’anno, potrebbe decidere la chiusura di due o tre stabilimenti in Germania. Sarebbero stati analizzati cinque siti diversi, aprendo la strada a oltre 15.000 tagli oltre il 2% dell’organico globale. Il ridimensionamento ridurrebbe di 500-750.000 vetture la capacità produttiva in Europa. La situazione è talmente grave che la casa automobilistica avrebbe intenzione di attuare il piano senza nemmeno richiedere l’approvazione del consiglio che in passato ha bloccato i piani di ristrutturazione, quindi forzando la mano anche a costo dello scontro con i sindacati. Sarebbe un fatto unico nella storia dell’automotive tedesco. Il prezzo da pagare per gli esuberi e gli oneri di dimissione delle fabbriche, richiederebbe alla casa di Wolfsburg accantonamenti per circa 4 miliardi di euro (4,4 miliardi di dollari) nel quarto trimestre. Gli analisti della banca, che hanno parlato con i dirigenti, sostengono che la casa automobilistica intende anche mettere sotto pressione i sindacati per raggiungere un accordo. «Esiste il rischio di interruzione degli impianti, ma i sindacati possono scioperare solo sulle retribuzioni, non sulla chiusura degli stabilimenti o sui licenziamenti se questi ultimi non sono protetti contrattualmente» ricordano gli analisti. All’inizio di questo mese, la casa automobilistica ha abolito le tutele sul lavoro, in vigore da tre decenni in Germania, per sei dei suoi stabilimenti tedeschi, a seguito dell’avvertimento che avrebbe potuto dover interrompere la produzione. «Durante i tre giorni di viaggio in Nord America il management ci ha convinto che non esiste un piano B che escluda la riduzione della capacità produttiva. Il piano di ridimensionamento non è nuovo ma questa volta c’è una maggiore determinazione» hanno precisato gli analisti di Jefferies. La partita si preannuncia in salita. Il sindacato infatti si è già fatto sentire in modo esplicito. La metà dei seggi nel consiglio di sorveglianza sono occupati da rappresentanti dei lavoratori, e lo Stato tedesco della Bassa Sassonia - che possiede una quota del 20% della casa automobilistica - ha il diritto, secondo il regolamento, di porre il veto su tutte le decisioni importanti e spesso si schiera con gli organismi sindacali. In quel Land si trovano numerosi stabilimenti, tra cui le sedi centrali di Wolfsburg, Hannover, Braunschweig, Emden, Salzgitter.Un paio di settimane fa, il potente sindacato Ig Metall, tramite il presidente nazionale Thorsten Groeger, aveva lanciato l’avvertimento a non andare oltre con un piano «irresponsabile» da lacrime e sangue, sottolineando che un «taglio netto sarebbe inaccettabile e incontrerà una resistenza determinata».D’altronde gli sforzi per ridurre la forza lavoro attraverso modelli di pensionamento anticipato e incentivi per facilitare le uscite volontarie non sembrano aver prodotto risultati tali da centrare gli obiettivi di abbattimento dei costi. La rivista Wolfsburger Allgemeine Zeitung aveva scritto che la VW, tra aprile e giugno, stava offrendo al personale in esubero incentivi generosi per lasciare l’azienda. Nel mirino dei sindacati c’è la politica contraddittoria dell’azienda che, mentre in Germania vuole imporre un piano di tagli, in Cina fa grossi affari. VW ha avviato diverse joint venture, come la Volkswagen Anhui Automotive con il gruppo cinese Jac Automobile (dopo quelle storiche con Saic Motor e Faw), con quartier generale a Hefei, che, nelle intenzioni dei vertici aziendali, dovrebbe diventare uno dei centri di competenza globali del gruppo per la mobilità elettrica. Sulla questione è intervenuto anche il governo tedesco. Il cancelliere Olaf Scholz ha detto che la priorità è «garantire i posti di lavoro e gli stabilimenti». I nodi sono venuti al pettine. Ieri circa 5.500 manifestanti (secondo la polizia) o più di 10.000 secondo i sindacati, sono scesi in piazza a Bruxelles per esprimere la loro solidarietà ai lavoratori e ai subappaltatori di Audi il cui futuro rimane incerto dopo l'annuncio della ristrutturazione all’inizio di luglio. Nonostante la manifestazione sia stata punteggiata da frequenti scoppi di petardi, la polizia non ha segnalato alcun incidente.
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Dario Franceschini (Imagoeconomica)