2021-09-19
Doppio allarme sui vaccini ai piccoli. Ma in Italia vogliono tirare dritto
Ci sono notizie riguardanti il Covid e i vaccini che i giornaloni si guardano bene dal pubblicare. Così, alcuni personaggi dalla dubbia reputazione scientifica possono raccontare in tv e sui giornali qualsiasi cosa, spacciandola all'opinione pubblica per oro colato. In realtà, qui di colato c'è soltanto la bava alla bocca di alcuni politici, che non esitano ad attaccare La Verità perché non nasconde ciò che altri omettono (cito fra tutti l'onorevole Andrea Romano, il cui nome basta e avanza, in quanto è notoriamente esperto di niente, ma pronto a tutto quando appare davanti a una telecamera), e la saliva che alcuni colleghi usano in abbondanza di fronte a presunti esperti. Fatta la debita premessa che spiega perché spesso solo il nostro giornale pubblichi alcune notizie, veniamo al dunque. La Food and drug administration, cioè l'organismo che negli Stati Uniti vigila sui farmaci e ha il potere di bloccare alcune cure, ha frenato la cosiddetta terza dose, autorizzandola solo per persone fragili o che abbiano più di 65 anni. Fin qui potrebbe sembrare una precauzione dovuta al fatto che, nonostante le rassicurazioni, nessuno in realtà sia in grado di dire quali effetti provochi un richiamo a distanza ravvicinata dopo la somministrazione di due dosi. Si sa che i vaccini coprono dalla malattia e dal contagio fino a un certo punto, ossia che non proteggono al 100%; e si comincia a sospettare che dopo un certo periodo perdano efficacia. Tuttavia, nessuno sa dire se per recuperare lo scudo perduto dal siero serva una terza dose, né che cosa provochi la nuova iniezione. L'ente federale americano però non ha soltanto negato il consenso all'uso a manetta della terza dose del vaccino (come qualcuno vorrebbe fare in Italia, perché l'80% e probabilmente neppure il 90% di immunizzati è ritenuto sufficiente per sconfiggere la pandemia), ma ha anche segnalato il fenomeno delle miocarditi nei giovani di sesso maschile. Gli esperti consultati dall'ente parlano chiaramente di un fenomeno da non sottovalutare, non solo negli adolescenti, dove il rischio di avere serie conseguenze in caso si sia contratto il Covid è ridotto al minimo, ma anche in persone al di sotto dei 30 anni. I pediatri interpellati manifestano i loro dubbi, dicendosi preoccupati per i giovani di età compresa fra i 16 e i 29 anni anni, per il rischio che le persone più giovani hanno di contrarre miocarditi. In pratica, secondo gli operatori, i pericoli potrebbero essere superiori ai benefici. Secondo alcuni, addirittura, varare un nuovo piano di vaccinazione potrebbe non portare a significativi contributi a controllare la malattia. Tutti matti questi funzionari americani? Tutti no vax, come si vorrebbe far credere e come si dipinge in tv o sui giornali chiunque si permetta di manifestare qualche perplessità pur non essendo contrario al vaccino e nonostante sia egli stesso vaccinato? Beh, se non vi fidate della Food and drug administration, basta leggere che cosa ha scritto in un suo rapporto l'equivalente a stelle e strisce del nostro Comitato tecnico scientifico. Ad agosto, il report del Cdc parlava di una o due ospedalizzazioni da Covid ogni 1.000 minorenni, su un campione di circa 130.000 ragazzi. E il problema sono ancora (anche) le miocarditi. Matti pure gli esperti del comitato americano, oltre a quelli della Fda? E allora, invece di leggervi un esperto che sul Corriere della Sera fa spallucce a chi gli chiede se sia giusto estendere a tutti la vaccinazione, allargandola se del caso alla terza dose, provate a scorrere che cosa dice un recente studio inglese, in cui si spiega che i rischi a lungo termine per i giovani e giovanissimi in seguito al Covid sono praticamente pari a zero, cioè il contrario di ciò che raccontano in televisione - ovviamente in Italia - gli scienziati del Cts, i quali, senza lo straccio di uno studio, di un'analisi documentata, non esitano a parlare di long Covid (cioè di conseguenze serie a lungo termine dovute al contagio) anche per i bambini, con problemi al cuore, ai reni e ad altri organi importanti. È giusto parlare su giornali e tv dell'epidemia e dei modi per contenerla, ma non è giusto prenderla per il naso (l'espressione non è mia, ma di un tipo molto più serio come Luca Ricolfi, che di professione guarda i numeri e li mette insieme senza alcun furore ideologico). Quel che sta accadendo, con una campagna martellante che mischia faziosità e disinformazione, invece di contribuire a convincere gli scettici a vaccinarsi, sta producendo l'effetto contrario. E a rifiutarsi di sottoporsi all'iniezione non sono gli analfabeti, gli zotici e gli ignoranti, come si vorrebbe far credere, ma persone che pretendono di capire e che, ricevendo in cambio delle richieste una risata irridente, non vogliono saperne. Quando si capirà che il muro contro muro, la guerra di religione in nome del vaccino, rischia di fare più male che bene? Il green pass è stato un passo falso. Ma ora può diventarlo anche la pretesa di compensare il rifiuto del vaccino da parte dei cinquantenni con una sorta di obbligo vaccinale per i minori. Il ministro Orlando l'altro giorno ha detto di non voler tracciare un solco che divida il Paese, ma se la linea del governo è questa, il solco è già tracciato.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)