2023-08-27
La doppia tenaglia della censura Ue: niente più soldi ai portali sgraditi
Il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton (Ansa)
Il Digital services act non solo permette di oscurare le opinioni sgradite e bollate come bufale, ma crea anche un meccanismo per bloccare la monetizzazione dei siti non allineati e impedirgli di finanziarsi.L’entrata in vigore del Dsa, che non è solo l’acronimo di disturbo specifico dell’apprendimento, ma anche di Digital services act, ovvero il nuovo insieme di regole volute dall’Unione europea per i contenuti online, crea una doppia morsa contro chi viene accusato di diffondere fake news. Se da un lato le opinioni sgradite all’establishment potrebbero essere rimosse dalla rete, dall’altro i siti accusati di pubblicare bufale potrebbero essere privati degli introiti che gli permettono di sopravvivere. Nelle intenzioni annunciate da Bruxelles, il provvedimento dovrebbe ridurre la diffusione in rete di tutti i contenuti giudicati fuorvianti, la vendita di prodotti contraffatti, tutelare i minori e fornire agli utenti informazioni più accurate sul trattamento dei propri dati personali. Come? Anche valorizzando ancor di più segnalatori «attendibili». Molto ne ha scritto La Verità in questi ultimi due giorni spiegando come rimuovere i contenuti «fuorvianti» sia una definizione aleatoria che potrà essere applicata arbitrariamente. A far scattare la tenaglia non saranno solo le istituzioni preposte, ma anche i cosiddetti fact checker, i valutatori «indipendenti». Gli organi preposti potranno dunque chiedere la rimozione di contenuti informativi «non corretti» in occasione di crisi che «potrebbero derivare da conflitti armati o atti di terrorismo, catastrofi naturali quali terremoti e uragani, nonché pandemie e altre gravi minacce per la salute pubblica a carattere transfrontaliero». In pratica, decidere che cosa potrà essere scritto e che cosa no. E soprattutto che livello di visibilità avrà. Ma il punto è anche un altro. La novità introdotta dall’Ue avrà un impatto pure sulla pubblicità online perché sarà vietato alle piattaforme vendere pubblicità personalizzate in base ai dati personali sensibili, come per esempio l’etnia, le opinioni politiche o l’orientamento sessuale. Il regolamento disciplina la monetizzazione dei dati sotto due profili: in positivo, come argomento dei futuri codici di condotta sulla pubblicità online. Ma anche in negativo, con il divieto di monetizzazione come misura nei confronti di chi carica in rete contenuti illegali o contrari alle condizioni di utilizzo delle piattaforme. Non solo. Nel regolamento si legge anche che «la monetizzazione - grazie agli introiti pubblicitari - delle informazioni fornite dal destinatario del servizio può essere limitata mediante la sospensione o la soppressione del pagamento in denaro o degli introiti connessi a tali informazioni». La demonetizzazione, quindi, rientra tra le attività, automatizzate o meno, svolte dai prestatori di servizi intermediari. Il Dsa impone alle piattaforme online di istituire meccanismi di reclamo contro le decisioni che indicano se sospendere, cessare o limitare in altro modo la capacità di monetizzare le informazioni fornite dai destinatari. Il nuovo regolamento Ue si applica a tutti gli intermediari online, siano essi social network, motori di ricerca, marketplace, servizi di hosting. La Commissione Ue ha stilato un elenco di 19 tra Vlop (Very large online platforms) e Vlose (Very large online search engines), ovvero quelle piattaforme e motori di ricerca che superano i 45 milioni di utenti mensili attivi in Europa. Si dovranno adeguare per primi alle regole del Dsa, poi il regolamento si applicherà anche alle piattaforme più piccole. Per sorvegliare la rete degli algoritmi, Bruxelles conta sull’aiuto del Centro europeo per lo studio degli algoritmi (Ecat) avviato ad aprile a Siviglia, sull’Europol (l’agenzia di polizia comunitaria), sul ruolo delle autorità locali come l’Agcom e poi su una rete di professionisti, ricercatori e centri studi. Che serviranno appunto da metà febbraio, quando entreranno in vigore le regole sui trusted flagger - le personalità «affidabili» (ma affidabili secondo chi?) con il potere di segnalare contenuti illeciti - e quelle sulla condivisione dei dati per la ricerca. Attenzione ai tempi, febbraio. In piena campagna per le elezioni europee che si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno. Non è un caso se, come abbiamo scritto ieri, il commissario Ue Thierry Breton, responsabile del Mercato interno, in un’intervista concessa al francese Le Figaro ha parlato di un controllo della Commissione di Bruxelles sulla rete durante i periodi elettorali. «Saremo molto attenti durante le elezioni europee» visto che «il Dsa ci aiuterà a controllare meglio questo punto», ha detto Breton sottolineando che «possiamo rallegrarci che (il Dsa) entri in vigore il 25 agosto 2023. Ossia praticamente un anno prima delle elezioni europee». Più chiaro di così.