2020-08-29
Dopo la Campania si ribella l’Abruzzo. «Valutare slittamento dell’apertura»
Vincenzo De Luca (Getty images)
L'assessore all'Istruzione, Fioretti: «Brancoliamo nel buio, il governo tace: forse riapriamo gli istituti il 24» De Luca cannoneggia ancora il «suo» esecutivo: «Ricominciare il 14 settembre è un atto irresponsabile».Dopo la pausa estiva, il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, torna a rivolgersi ai suoi follower attraverso la consueta diretta del venerdì su Facebook, e per il governo guidato da Giuseppi Conte sono dolori. De Luca è in campagna elettorale, ma il suo stile è sempre lo stesso: bordate al centrodestra (ovviamente) ma bilanciate da legnate terribili nei confronti di quello che dovrebbe essere il «suo» governo. Sullo sfondo, due preoccupazioni: la risalita dei contagi ma anche e soprattutto il caos totale che sta caratterizzando i pochi giorni che ci separano alla (sempre più eventuale) riapertura delle scuole. Già l'altro ieri De Luca aveva detto chiaramente che in Campania il via all'anno scolastico, potrebbe slittare rispetto alla data del 14 settembre prevista dal governo. La spiegazione è una vera e propria randellata verso l'esecutivo: «La settimana prossima», dice De Luca, «vedremo i numeri del personale scolastico che ha fatto il test per il Covid 19. Verifichiamo la percentuale poi valutiamo sull'apertura, penso sia impossibile riaprire la scuola il 14 avendo un'alta percentuale del personale che non si è sottoposta a test. È inaccettabile», aggiunge il governatore della Campania, «la decisione del governo sullo screening facoltativo per il personale scolastico. Faccio un appello al personale che per mesi ha lavorato per non perdere il contatto con gli alunni, ora chiedo loro di sottoporsi al controllo sierologico». «La decisione di aprire il 14 settembre la scuola», incalza De Luca, «è stata un atto di totale irresponsabilità. Noi pensavamo che andava fatto dopo le elezioni. Non me la sento di dire a tutte le famiglie: state tranquilli, perché non è questa la situazione della scuola ora. Potremmo riaprire anche in fretta e furia, ma rischieremmo di chiudere dopo 24 ore. È stata una scelta irresponsabile per il governo centrale scegliere di aprire il 14 le scuole e richiuderle di lì a poco per le elezioni e i ballottaggi».Parliamoci chiaro: tra i presidenti di Regione, e tra loro e i sindaci delle grandi città, il dialogo è continuo, al di là degli schieramenti politici. A quanto risulta alla Verità, infatti, le preoccupazioni espresse da De Luca sono condivise da «colleghi» di diverse regioni italiane, che nelle prossime ore con ogni probabilità esterneranno pubblicamente quello che pensano sull'operato del governo relativamente alla riapertura delle scuole, e ipotizzeranno altri slittamenti. «Stiamo ancora brancolando nel buio», dice ad esempio l'assessore all'Istruzione della regione Abruzzo, Piero Fioretti della Lega, «il governo non ha dato indicazioni sui trasporti e sul personale, in questi giorni faremo valutazioni con il presidente Marsilio e non è escluso che apriremo le scuole il 24 settembre, dopo le elezioni, come vogliono fare altre regioni. C'è grande incertezza», aggiunge Fioretti, «i banchi arriveranno ad ottobre. Non si sa poi come si rimpiazzeranno i professori che non rientreranno e coloro che saranno postivi ai test. È una situazione che il governo ha affrontato con leggerezza dilatando i tempi nel tentativo di scaricare le responsabilità sui territori». Sibillino ma preoccupato il presidente del Veneto, Luca Zaia: «Mancano soltanto 10 giorni», dice Zaia al Corriere della Sera, «se togliamo quelli non lavorativi». Concetti meno espliciti ma assai preoccupati anche quelli vengono espressi anche dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, altro esponente della maggioranza che sostiene il governo: «Lo dico alla stampa», sottolinea la Raggi, «e metto le mani avanti. Sicuramente la riapertura dell'anno scolastico creerà criticità, abbiamo su Roma 1.200 scuole. Stiamo tutti lavorando sulla concretezza per prevenirle. Siate tutti un po' più clementi», implora la Raggi, «perché la volontà è reagire. Se ci saranno delle criticità si affronteranno».L'azione del governo in vista della riapertura delle scuole non convince neanche i big della maggioranza giallorossa in parlamento. Clamorosa a dir poco la presa di posizione del capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci: «Siamo ancora nella fase», dice Marcucci alla Stampa, «in cui bisogna fare di tutto affinché l'inizio della scuola non sia un dramma, certo è che il tema è stato affrontato in ritardo e con qualche incertezza di troppo. Adesso dobbiamo fare di tutto affinché l'inizio delle lezioni non sia un dramma: i problemi vanno affrontati e se possibile risolti. E in tal senso», affonda i colpi Marcucci, «mi pare insufficiente il contributo che sta portando la ministra Azzolina. Spero migliori di qui a settembre. È da marzo che sappiamo che questa era la priorità, si doveva lavorare tutti a testa bassa per creare le migliori condizioni a settembre. La ministra purtroppo è sembrata a tratti più interessata a trovare un capro espiatorio, da ultimo persino i sindacati».A proposito di sindacati, si fanno sentire quelli fiorentini: «L'anno scolastico segnato dall'emergenza Covid», denunciano in una nota Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda, Unams Firenze, «a Firenze partirà con 822 classi scoperte tra Medie e Superiori (tra cui, tanto per fare un esempio, la maggior parte saranno Italiano e Matematica) numero che è destinato fisiologicamente ad aumentare, visto anche il contingente aggiuntivo di docenti promesso da tempo dal ministero e ancora però non quantificato».