2024-03-20
Dopo 80 anni il Comune di Roma onora i civili uccisi in via Rasella
La giunta Gualtieri vuole commemorare con una targa gli italiani morti nell’attentato partigiano. Vittime dimenticate, definite «danni collaterali», la cui memoria è stata finora liquidata come propaganda nazifascista.Ci sono voluti 80 anni dal 23 marzo 1944. Verrebbe da dire: era ora. Ma nulla in questa vicenda è scontato. La giunta del sindaco Gualtieri, per iniziativa dell’assessore alla Cultura di Roma, Miguel Gotor, ha l’intenzione di ricordare con una targa a Via Rasella le vittime civili, morte nell’attentato o successivamente per le ferite riportate, «danni collaterali» dell’azione dei Gap, le formazioni armate del Partito comunista, cui seguì la rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine. Una circostanza, quella delle vittime civili provocate dall’esplosione, sempre smentita o meglio nascosta per tutti questi anni. Tant’è che a Via Rasella tuttora non c’è neppure una targa che ricordi una delle azioni più celebri e discusse della Resistenza. A porre fine a questa macroscopica amnesia è la giunta di sinistra del sindaco Gualtieri, il che rende la cosa ancora più meritoria. L’iniziativa, o meglio l’intenzione, in occasione dell’ottantesimo anniversario, di ricordare per la prima volta le vittime civili, è stata comunicata dall’assessore Miguel Gotor ad alcuni dei famigliari. Da anni i parenti chiedono un gesto di semplice civiltà. In particolare Carlo Ciambella, nipote di Orfeo Ciambella, custode del magazzino della Croce Rossa, ferito nell’esplosione e che morì dopo diversi anni di atroci sofferenze, si è rivolto a tutte le istituzioni. «Dal Comune ho ricevuto finalmente una risposta», dice Carlo Ciambella: «Credo che sia assolutamente ingiusto non ricordare le vittime dirette e indirette».In Via Rasella non morirono subito solo 32 soldati del «Bozen» (altri morirono nella notte e nei giorni successivi), reparto di polizia territoriale tedesca, che stavano terminando l’addestramento per essere impiegati come piantoni degli edifici pubblici. La prima vittima dimenticata è Piero Zuccheretti, il bambino di 12 anni falciato dalla bomba. Solo dal 1996 e dopo la scioccante intervista del fratello gemello Giovanni, e dopo gli inconfutabili documenti emersi dall’anagrafe capitolina («morto per scoppio di bomba»), anche Rosario Bentivegna, il gappista che accese la miccia, ha ammesso la sua morte.L’altro cadavere imbarazzante è quello di Antonio Chiaretti, capo partigiano di Bandiera Rossa, l’organizzazione che nella logica stalinista dell’epoca il Pci vedeva come un avversario. Secondo le testimonianze dei parenti, in particolare il nipote Luigi Iaquinti, morì a Via Rasella; anche lui secondo l’anagrafe indiscutibilmente «per scoppio di bomba» il 23 marzo 1944. Ma anche dell’unico partigiano morto a Via Rasella è stata cancellata ogni memoria.Secondo i comunicati ufficiali dell’epoca i morti civili nell’attentato furono dai sei ai dieci. Ma la cosa è stata finora liquidata come propaganda «nazifascista».Ora l’assessore Miguel Gotor vorrebbe girare pagina, a nome evidentemente dell’amministrazione comunale. Il sindaco Gualtieri ne è stato informato. Gotor vorrebbe «ricordare tutti i protagonisti di quella vicenda, comprese le vittime civili», «con una targa su uno degli edifici della strada». Mette però le mani avanti, l’assessore: senza il consenso dei proprietari degli immobili il gesto del Comune resterà tale. Una pia intenzione.C’è infatti un precedente. Nel 2010 Il sindaco di An, Gianni Alemanno, era seriamente intenzionato, su sollecitazione della famiglia, ad apporre una targa per Piero Zuccheretti a Via Rasella. Per il putiferio sollevato non se ne fece nulla, ufficialmente per indisponibilità dei proprietari degli immobili che «temevano attentati». È finita che una targa è stata sì messa, non a Via Rasella ma a Via Quattro Fontane, con i nomi dei dieci, fra gli abitanti rastrellati, finiti alle Ardeatine. Di Piero Zuccheretti, del bambino fatto a pezzi dalla bomba, nessuna traccia. Staremo a vedere. Ps: nel primo capitolo dell’ultima edizione di Via Rasella, 80 anni di menzogne auspicavo che il sindaco Gualtieri portasse un mazzo di fiori sulla tomba di Piero, seminascosta al Verano (è sepolto sotto il cognome del nonno materno Anello, il cognome Zuccheretti non compare mai). Non so se l’abbia letto e non ha nessuna importanza. Se lo farà, farà un gesto che dovrebbe essere di umana pietas ma che la pavidità di chi lo ha preceduto a destra e a manca ha trasformato in un gesto straordinario. Lo faccia, sindaco.
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