2022-05-31
Docente non vaccinato: in una scuola può tenere le lezioni, in un’altra no
Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi (Ansa)
David Carrer ha un certificato di guarigione dal Covid: in un istituto può ancora insegnare, nel secondo è relegato in una stanza a fare nulla. «Ho chiesto di dare una mano in biblioteca, ma non hanno voluto».I sindacati di categoria hanno contestato i criteri della formazione, la nuova selezione in formato quiz e per il rinnovo del contratto. Alta l’adesione alla protesta.Lo speciale contiene due articoli.Professore le prime ore del mattino in una scuola di Pordenone, demansionato dalle 12 alle 15 in un altro istituto dove invece di salire in cattedra è «tenuto in castigo», a far nulla. Stiamo parlando dello stesso docente, David Carrer, 43 anni, guarito dal Covid ma non vaccinato, quindi escluso dal contatto con gli studenti fino al prossimo 15 giugno secondo la volontà del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Accade, però, che all’istituto professionale Zanussi nessuna comunicazione sia arrivata a Carrer, che continua a insegnare scienze e biologia, mentre nel tecnico superiore Kennedy, distante sei minuti a piedi, non è più giudicato idoneo a impartire le medesime materie. Una vicenda assurda, che calpesta la dignità di un insegnante, i diritti degli studenti a fine anno scolastico e che rappresenta uno spreco di soldi pubblici perché al suo posto, nella seconda scuola, c’è già un supplente. Intanto, il professore friulano da venti giorni è costretto in una stanza con altri demansionati, senza poter fare qualche cosa di utile per l’istituto. Nemmeno spolverare i libri della biblioteca o dare una mano alla segreteria. Il docente, che ha un contratto di nove ore settimanali con lo Zanussi, dove segue cinque classi per un totale di cento studenti, di otto ore con il Kennedy dove le classi sono quattro ma è uguale il numero dei ragazzi, non è mai stato sospeso. Lo scorso 15 dicembre, quando scattò l’obbligo della vaccinazione per il personale scolastico, decise di ricorrere al congedo parentale. «Abbiamo due bambine piccole, né la mia compagna né io ci eravamo astenuti dal lavoro dopo la loro nascita, quindi scelsi questa strada per non restare privo di uno stipendio irrinunciabile». Già i mesi passati a fare tre tamponi la settimana, sobbarcandosi ogni volta un’ora di auto perché non c’erano vicino a casa farmacie disponibili, avevano ridotto di parecchio le entrate. A febbraio prende il Covid, guarisce e ottiene il green pass valido fino al prossimo 3 agosto, quindi da marzo ha ripreso a insegnare. Il 10 maggio, allo scadere dei 90 giorni dalla certificazione di positività, il dirigente scolastico dello Zanussi, ottimo istituto fondato nel 1952 dall’imprenditore re degli elettrodomestici, morto in un incidente aereo in Spagna nel 1968, si è limitato a segnalare a Carrer che sul Sidi, il sistema informativo dell’Istruzione, si era acceso il bollino rosso accanto al suo nominativo. «Ho mostrato il mio green pass, che rimane valido per legge 180 giorni, e la questione si è risolta senza problemi», racconta il professore. Terminate le tre ore al professionale, come ogni mattina anche martedì 10 maggio si è recato a piedi al Kennedy e appena varcato l’ingresso gli è stato comunicato che doveva recarsi con urgenza in segreteria. «Mi hanno detto che non avendo adempiuto all’obbligo vaccinale, non potevo più fare lezioni. Senza nemmeno poter avvisare i miei studenti sono stato accompagnato nella stanza docenti, dove sono rimasto inoccupato fino al suono della campanella». Da quel giorno, nulla è cambiato, anzi sono raddoppiate le ore a fissare le pareti della stanza. I docenti inidonei all’insegnamento devono farsi carico del doppio delle ore settimanali, che così per Carrer da otto sono diventate sedici. «Ogni mattina faccio lezione da una parte, poi smetto i panni del professore e vado in un altro istituto a occupare una sedia in una stanza. Una situazione grottesca», esclama il professore. «È aumentato pure il numero dei prof demansionati, adesso siamo in sei perché si sono aggiunti quelli con seconda dose scaduta e senza richiamo. Nessuno viene a controllarci, nessuno ci ha assegnato qualche mansione. Leggiamo, chi ha un altro incarico si porta dietro i compiti da correggere, ma non siamo di utilità a quella scuola». Eppure la circolare ministeriale precisava che il personale docente non vaccinato poteva essere impiegato «per il servizio di biblioteca e documentazione, l’organizzazione di laboratori, il supporto nell’utilizzo degli audiovisivi, delle nuove tecnologie informatiche», e ogni altra attività «deliberata nell’ambito del progetto d’istituto». Al Kennedy non hanno alcuna di queste necessità, evidentemente. «Non vogliono farci fare nulla, questa è la verità. Solo infliggere una punizione. Infatti un collega, che si era prestato a occupare le ore per sistemare il software di macchinario costoso ma non funzionante, si è sentito rispondere che nel laboratorio ci sono troppi studenti, il contatto è inevitabile e quindi non se ne fa nulla», spiega il professore friulano. «Non firmiamo nemmeno il registro elettronico, perché non facciamo lezioni. Ho chiesto di firmare almeno un registro presenze in segreteria, mi hanno detto che non si può. Siamo dei fantasmi». Una situazione frustrante, mentre si avvicina il termine dell’anno scolastico e gli studenti hanno più bisogno di essere seguiti dai loro prof. «Venerdì è arrivato il supplente, ha chiesto di parlare con me perché ovviamente non sa nulla dei miei allievi. Ma al ministro Bianchi tutto ciò sembra serio?», chiede Carrer. Con scrutini ormai prossimi, il caos è assicurato perché cresce il numero dei prof con green pass da guarigione scaduto e che non possono più stare con gli allievi. Siamo a giugno ed è una scelta sconsiderata interrompere il rapporto docente alunno proprio nei giorni delle ultime verifiche. «Ci tengono chiusi in una stanza, perché sarebbe un terribile esempio per gli studenti vedere che non abbiamo osservato l’obbligo vaccinale. Invece di pensare al loro diritto di concludere senza altri traumi un altro anno scolastico disastrato», conclude Carrer.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/docente-non-vaccinato-scuola-2657414047.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prof-in-sciopero-contro-bianchi" data-post-id="2657414047" data-published-at="1653959513" data-use-pagination="False"> Prof in sciopero contro Bianchi La scuola, a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico si ferma, ed è caos. Ieri a piazza Santi apostoli, a Roma, sono scesi in piazza Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief nel primo sciopero unitario del settore dal 2015 a oggi. È uno scontro a tre, tra sindacati, ministero e presidi, ognuno con le sue ragioni. Lo sciopero è stato indetto contro il governo che, secondo i manifestanti «sceglie di costruire una formazione per pochi, finanziata con il taglio degli organici». Infatti solo il 40% di chi parteciperà alla formazione riceverà soldi in più e i fondi per questo incentivo saranno presi grazie ad un probabile taglio di 9.600 cattedre. Lo sciopero nasce come protesta contro il decreto-legge del governo sulla riforma della scuola. Oltre alla formazione ad essere contestati sono i contratti di lavoro e il reclutamento insegnanti. I sindacati e i docenti vogliono il rinnovo del contratto collettivo scaduto ormai da tre anni e protestano contro il metodo di selezione degli insegnanti che prevederà, dopo la riforma, quattro step di selezione in forma di quiz. Per i sindacati si tratta di un percorso ad ostacoli che in ogni caso non risolve il problema dei precari. Secondo Maurizio Landini, segretario Cgil: «Quando un governo fa un decreto lo fa per non discutere, è un grave errore e una riduzione della democrazia. I cambiamenti si devono fare con chi lavora nella scuola altrimenti è supponenza. Poi c’è un problema che riguarda l’aumento dei salari: è venuto il momento di aumentarli, iniziando da una riforma fiscale». I dirigenti scolastici si dicono contrari allo sciopero: «Il ritornello è il solito: stabilizzare i precari, non considerando per nulla il diritto degli alunni ad avere insegnanti migliori, più preparati, più aggiornati», osserva Cristina Costarelli dell’Associazione nazionale presidi Lazio. «E si vuole evidentemente la distribuzione a pioggia di soldi per tutti. Non si vuol sentire parlare di merito e differenziazioni. Più soldi per tutti ha un sapore populista senza utilizzare gli aumenti per restituire efficienza e premialità», aggiunge Mario Rusconi di Anp Roma. Non solo docenti, i temi della scuola sono molti: dalle classi pollaio al problema degli insegnanti che ci sono, ma non accettano le posizioni assegnate, per continuare con l’edilizia. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è intervenuto dicendo di aver stanziato per il rinnovo degli edifici scolastici: «10 miliardi con il Pnrr. Abbiamo messo poi 4 miliardi per asili nido e scuola infanzia e 2 miliardi per la digitalizzazione». Per quest’ultima, aveva speso lo stesso anche l’anno precedente producendo però un caos incredibile con la piattaforma Myis per l’assegnazione delle cattedre che aveva portato migliaia di alunni a rimanere senza insegnanti per mesi. Il sospetto è che ancora una volta si spenda poco e male, il ministro non ha mai avuto le idee chiare e non ha mai aperto al confronto, dalla pandemia alle riforme. Passa poi alle velate minacce: «Il governo ha scelto di non tagliare: dal 2021 al 2032 avremo un milione e 400.000 bambini in meno, che avrebbe potuto significare 130.000 insegnanti in meno, ma fino al 2026 il numero dei docenti rimarrà inalterato e tutte le risorse rimarranno nella scuola». Una cosa è certa: il mondo della scuola oggi è diviso più che mai. La partecipazione allo sciopero è stata alta: molte scuole sono rimaste chiuse o aperte per poche ore a causa dell’assenza dei docenti e del personale.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)