2023-03-08
«Dobbiamo mettere paura per imporre le restrizioni»
Roberto Speranza (Getty images)
Il ministro istruì il capo dell’Iss prima di una conferenza: «Così possiamo confermare le restrizioni». E il tecnico gli obbedì: «Allora non mostro i dati che ti ho mandato».Eugenia Tognotti è una degli esperti che il Partito democratico ha chiesto di audire in Commissione affari sociali a proposito dell’opportunità di istituire una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia. Non l’hanno indicata a caso: sulla Stampa, di cui è editorialista, settimane fa aveva preso la parola per opporsi all’indagine, la quale con tutta evidenza non è gradita agli amici dem. Ieri, sullo stesso giornale, la signora è tornata alla carica, deprecando il «pessimo processo postumo» che a suo dire sta andando in scena attorno all’inchiesta della Procura di Bergamo sulla prima ondata. La Tognotti se la prende con chi «senza averne mai visto uno» discute di piani pandemici, con chi pubblica le chat dei medici e dei politici, addirittura con Andrea Crisanti, definito «non proprio un indipendente» (ma pensa: adesso se ne rende conto?).La conclusione del suo ragionamento è perfino condivisibile: bisogna fare chiarezza su quanto accaduto negli anni del Covid, ma la via giudiziaria non è quella giusta da seguire. «Come ho avuto modo di dire nell’audizione alla Commissione affari sociali qualche giorno fa», prosegue l’editorialista, «solo una commissione veramente indipendente, svincolata dalla politica, formata da esperti, anche internazionali, selezionati in base a competenze scientifiche, capacità, integrità, genere può dare risposte». Che cosa c’entri il genere non è chiaro, ma il resto è cristallino. La Tognotti – come supponiamo vari suoi colleghi – vorrebbe che a indagare su quanto accaduto non fossero politici, ma tecnici.Sulla carta, dicevamo, potrebbe sembrare una bella idea. Peccato che l’idea sulla indipendenza degli esperti è una piacevole favoletta sgretolata proprio dalle carte emerse dalla Procura bergamasca. Quali fossero i rapporti tra alcuni scienziati e i ministri del governo giallorosso lo abbiamo raccontato ieri, e non c’è bisogno di chissà quale lavoro investigativo per rendersi conto di come la stragrande maggioranza delle presunte «autorità scientifiche» non abbia fatto altro – negli ultimi tre anni – che sostenere e alimentare il discorso dominante imposto dai governi e dalle autorità sovranazionali.Dice la Tognotti: «Serve una ricostruzione precisa, non una caccia al capro espiatorio». Ma, di grazia, che cosa hanno fatto gli illustri virologi e gli illuminati dottori per tutta la durata dell’emergenza se non cercare capri espiatori per occultare la propria incompetenza e la propria sudditanza al potere politico? «C’è da chiedersi», aggiunge la stimata editorialista, «cosa resterà della fiducia nella scienza e nell’affidabilità di protezione civile, apparati, organismi, istituzioni, agenzie». Beh, di fiducia ne resta ben poca, ma non per colpa di chi sta portando a galla i retroscena di una gestione disastrosa. La responsabilità grava tutta sui politici, sugli scienziati e sugli esperti che prima si sono mostrati totalmente impreparati (e non avrebbero dovuto esserlo, perché la legge e le norme europee li obbligavano), poi hanno mentito per pararsi il sedere e dopo ancora hanno imposto misure restrittive e spesso discriminatorie fingendo che fossero basate su evidenze scientifiche (e invece erano il frutto della loro totale insipienza).Certo, può darsi – e lo abbiamo scritto per primi – che dall’inchiesta di Bergamo non arrivino condanne. Proprio per questo sarà fondamentale il lavoro della commissione d’inchiesta, una azione che deve essere anche politica, perché politica è stata l’intera gestione dell’emergenza. Lo dimostra senza ombra di dubbio proprio il contenuto delle carte bergamasche, la cui lettura è molto istruttiva. Anche se non porteranno a chissà quale clamorosa verità giudiziaria, esse svelano con chiarezza i meccanismi del potere che agivano in quei giorni.Un piccolo esempio. Il 6 aprile del 2020 il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il ministro Roberto Speranza stanno tenendo una delle loro frequentissime conversazioni. Già l’idea che il super esperto membro del Cts e il ministro si sentano per concordare la linea è molto sgradevole, dato che dovrebbero muoversi in maniera indipendente, senza pressioni o influenze. Ma ancora più sconcertante è ciò che si dicono. Stanno iniziando a valutare l’idea di riaprire qualcosa, anche se il lockdown sarebbe finito soltanto un mese dopo. Il presidente dell’Iss invia a Speranza un documento che, a quanto si capisce, è tutto sommato ottimistico sull’andamento dell’epidemia. Poi gli scrive: «Ho appena finito tic con Inail e Merler. Riusciremo a fare un modello ancora più preciso sul tipo di attività industriale da aprire ed il suo possibile impatto. Non sarà pronta domani... perché appena esplorata ma nei prox giorni. Ti tengo informato, domani sera dopo incontro con voi ti aggiorno. Per domani presentiamo quello che già conosci».Ed ecco la risposta di Speranza: «Domani tieniti sulle curve all’inizio. Poi vediamo domande. Due avvertimenti: 1) tutto quello che direte può finire fuori alla stampa. 2) se vogliamo mantenere misure restrittive conviene non dare troppe aspettative positive». Reazione di Brusaferro: «Ok Quindi niente modelli come quello che ti ho mandato Ci raccordiamo domani Buona notte».Il pomeriggio seguente, quando evidentemente Brusaferro ha eseguito il suo compito attendendosi alle indicazioni ministeriali, la conversazione riprende.Speranza: «Ottimo. Tenete duro ora».Brusaferro: «Sufficiente?».Speranza: «Ottimo».Brusaferro: «Glielo diciamo? Che prevediamo sempre la chiusura?».Speranza: «Si. Chiaramente».Brusaferro: «Siamo stati tranchant!». Speranza: «Perfetto».Riepilogando. Il ministro detta la linea politica e comunicativa al capo dell’Iss e membro del Cts, il quale ovviamente obbedisce, con tanti complimenti del suo referente governativo. Dunque, di nuovo, la politica decide fingendo di obbedire all’autorità scientifica. In più, il senso delle frasi di Speranza è: visto che dobbiamo restare chiusi, non bisogna presentare modelli ottimistici, non bisogna creare aspettative. Anzi, si deve iniziare parlando di curve dei contagi, e se possibile evocare scenari peggiori, non lasciare alcuno spiraglio aperto. Brusaferro esegue.Già: sulle chiusure e le restrizioni non avevano dubbi, erano «tranchant». Eppure su tutto il resto – come si evince dalle chat – non avevano certezza alcuna. Si muovevano alla cieca, e senza prestare troppa attenzione all’evidenza. La ricostruzione che emerge dal lavoro investigativo svolto a Bergamo ci consegna un bel pacchetto di certezze, una in particolare: governanti e presunti esperti (proprio perché non avevano seguito il piano pandemico che sarebbero stati tenuti a osservare) non hanno fatto nulla di ciò che avrebbero dovuto fare nella fase iniziale. Lo sappiamo perché i piani li abbiamo letti eccome, e ne abbiamo parlato su queste pagine anni fa, ben prima che gli illuminati in stile Tognotti si degnassero di occuparsi della faccenda. Per altro, se non avessimo iniziato a occuparcene noi, Report, un paio di altri quotidiani, i famigliari delle vittime di Bergamo, un paio di politici di FdI e l’esperto di comunicazione Robert Lingard, la storia non sarebbe mai emersa, sarebbe stata oscurata come è stato oscurato il povero e coraggioso Francesco Zambon.Poiché si erano mossi al buio nei momenti iniziali, i nostri politici e i loro consulenti hanno provato a recuperare. Come? Applicando dopo e male le misure che avrebbero dovuto applicare all’inizio. Hanno chiuso l’Italia, indiscriminatamente, provocando danni economici, sociali, psicologici... E per di più hanno fatto tutto con arroganza, comportandosi come signorotti, calpestando il Parlamento e la dignità dei cittadini, evitando di rispondere alle domande dei cronisti (le poche che venivano poste), raccontando bugie e accusando i critici di essere «nemici della scienza». È per tutti questi motivi e in base a tutte queste evidenze ormai venute alla luce che servono inchieste serie e approfondite: non soltanto giudiziarie, ma soprattutto politiche.Dalle indagini finora condotte è emerso un «pessimo processo» come dice la Tognotti? Può darsi. Ma ciascuno ha il processo che si merita, e visti gli imputati sta andando fin troppo bene.
L’evento, intitolato Verità e libertà, nasce dall’idea di dare spazio a interviste, interventi e commenti che possano alimentare un dibattito autentico, lontano dalle distorsioni e dalle semplificazioni tipiche del clima politico attuale. La maratona è pensata anche come un omaggio a Charlie Kirk, il giovane leader e fondatore di Turning Point Usa, recentemente ucciso negli Stati Uniti, che ha incarnato con forza la libertà di espressione e dei valori tradizionali.
Nel corso della diretta interverranno giornalisti, intellettuali, politici e personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. Sarà l’occasione per ascoltare punti di vista diversi, approfondire temi cruciali per la nostra società e ribadire la centralità della libertà come fondamento di ogni democrazia. Tra gli ospiti: Mario Giordano, Paolo Del Debbio, Giuseppe Cruciani, Antonio Padellaro, Marco Rizzo, Giuseppe Culicchia, Roy De Vita, Francesco Giubilei, Boni Castellane, Simone Pillon, Enrico Ruggeri, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Fabio Dragoni e Dino Giarrusso. La conclusione sarà affidata al direttore Maurizio Belpietro.
La maratona sarà visibile in streaming su www.laverita.info e su tutti i canali social ufficiali de La Verità. Un appuntamento da non perdere per chi crede nella forza delle idee, nella necessità di un confronto aperto e nella libertà di pensiero.
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