
Lo spot dell’Esselunga ha portato alla luce il grande rimosso: il dolore dei figli di genitori separati e la loro legittima speranza in una riconciliazione tra mamma e papà. E pensare che molti psicologi invitano i piccoli che soffrono a non essere «egoisti».Infiniti ringraziamenti all’Esselunga. Il suo spot ha permesso di mettere a fuoco una delle grandi tragedie della nostra epoca, l’obbligo di negazione. Il video mostra una bambina che fa la spesa con la madre in un supermercato Esselunga e chiede di comprare una pesca, poi quando va dal padre che non vive con loro, la bambina gli dona il frutto dicendo che è un regalo della mamma. Gli occhi del papà brillano mentre dice alla piccola che allora telefonerà alla mamma per ringraziarla. Finalmente qualcuno parla del dolore dei bambini figli di genitori separati. La separazione, il divorzio sono una tragedia per i nostri figli che hanno perfettamente ragione quando pensano: «Se papà e mamma mi avessero voluto veramente bene non si sarebbero lasciati». Se li amate veramente, sacrificate il vostro ego. Il matrimonio non è basato sull’amore scintillante né sul desiderio. Il matrimonio è basato sul rispetto ed è un’alleanza formidabile per uno scopo comune: allevare i figli e portarli alla vita adulta. Anche se non vi amate più. Della psicologia, della vera psicologia, della vera capacità di conoscere la psiche umana e grazie a questa conoscenza diminuire il dolore, è la frase: molto più importante delle cose e il senso che diamo le cose. Ci sono persone che mentre muoiono di leucemia, per esempio il beato Carlo Acutis, riescono a essere felici perché donano la loro sofferenza a Dio e aspettano l’incontro con lui. Ci sono persone perfettamente sane che sperperano la loro vita in scontenti e angosce terribili per problematiche molto marginali come il peso o i brufoli. Le principali cause del divorzio sono lo scontento e il vittimismo lagnoso. Sono pochissimi i divorzi basati su tragedie vere, come brutalità, violenza, sadismo. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta invece di banalissimo scontento, vittimismo lagnoso: tutti esacerbati dalle narrazioni in cui siamo immersi: romanzi, film, serie tv, vite di attori o regnanti raccontate da riviste di gossip. Tutti spingono alla sessualità usa e getta, a un’affettività basata sull’impulso e scollegata dalla ragione. Il problema nasce dalla psicologia, o meglio dalla sua attuale deformazione. Il magnifico libro del dottor Roberto Marchesini, Le vie della Psicologia, spiega come questa sia stata creata da individui, Freud e altri, con deviazioni sessuali importanti, con un disequilibrio importante nelle loro vite, nelle loro anime e nelle loro famiglie. Freud, colui che ha definito il bambino un «perverso polimorfo», era molto problematico, fuggì dall’Austria pagando il proprio espatrio. Pagò solo il suo, le sorelle morirono nei campi di sterminio. Siete certi di volere che le vostre vite siano alterate dal pensiero deforme di questo individuo? Prima di separarsi molte persone fanno l’errore di andare dallo psicologo, il quale di norma esorta a non sacrificare la propria felicità ai figli. Come se la separazione fosse garanzia che dopo si sarà felici. Il matrimonio è difficile, è uno scontro tra ego diversi, c’è la tentazione di andarsene. Anche la gravidanza è difficile, c’è lo scontro di un’altra entità con il tuo ego. Devi ammaccare il tuo e fare spazio all’altro. Nel matrimonio c’è un infinito numero di istanti in cui si dice: «Basta, io questo non lo voglio!». Non è vero che il divorzio esiste perché la gente litiga. La gente litiga perché c’è il divorzio. Quando il divorzio non esisteva, uno prendeva il suo ego, lo ammaccava un po’ per fare in modo che l’ego dell’altro ci stesse e si arrivava a un maggior quantitativo di compromessi. L’infedeltà non è un motivo sufficiente per distruggere un matrimonio, soprattutto dove ci siano dei figli. Uno dei due coniugi ha tradito il giuramento. L’altro coniuge ha la scelta se sacrificare il suo ego e perdonare, o sacrificare l’ego dei figli spaccando tutto. Si può anche perdonare. Se non lo fate state dicendo i vostri figli che la vostra letizia a voi importa molto più della loro. Per inciso, molti miei pazienti separati o divorziati mi hanno rivelato di essersi separati perché lo psicologo, da cui erano andati o loro o il coniuge, aveva consigliato la separazione. Uno psicologo non può consigliare qualcosa. Deve stare un passo dietro al paziente. Per lo stesso motivo i medici non dovrebbero mai suggerire l’aborto e invece lo fanno. Quindi ribadire che il divorzio è doloroso per i figli è molto opportuno. Un paio di mie pazienti, figlie di divorziati, sono andate ragazzine dalla psicologa. Le psicologhe in entrambi i casi hanno spiegato che era sbagliato che loro fossero infelici. Grazie alla separazione la mamma e il papà erano finalmente felici e quindi dovevano essere felici anche le bambine, altrimenti erano egoiste. Cioè, lo psicologo spiega al paziente quali sono i sentimenti giusti, quali sono sbagliati, quali sono quelli a cui ha diritto, quali sono quelli per cui è meglio che si senta in colpa. Questo lo fa tutta la società. La separazione è un diritto, come l’aborto. E un diritto non può far soffrire un altro. Quindi la vulgata attuale è che il bambino figlio di separati non soffra e il feto nell’aborto nemmeno. I tuoi genitori si separano e tu devi continuare a sorridere. I figli sono sbattuti fra due case, con il libro di storia e le scarpe da ginnastica sempre nella casa sbagliata. Se avete fatto l’idiozia di separarvi, lasciate i bambini a casa e ruotate voi. Se vi separate aumentate il rischio dei vostri figli di diventare tossicodipendenti, aumentate il rischio di malattie psicologiche, forse anche psichiatriche. Aumentate il loro rischio di insuccesso scolastico e affettivo. Si sono levate le solite voci, la maggior parte psicologi, che hanno detto che non è compito del bambino sanare i conflitti tra i genitori. Qual è il compito del bambino? Soffrire e basta perché loro hanno sentenziato che è meglio una separazione di un brutto matrimonio e altre idiozie del genere? Il bambino ha il diritto di fare il possibile per cercare di aggiustare la sua vita, ossia cercare di rimettere insieme mamma e papà. Tutte le volte che il bambino vede mamma e papà insieme, per esempio per andare a prendere la sua pagella o assistere al saggio, il suo cuore comincia a sperare. Inoltre, nel momento in cui il bambino sente la mamma dire al marito che lo ama tanto, il bambino percepisce di essere il figlio dell’uomo più importante del mondo per mamma e mamma è la persona più importante per lui, quindi di essere il figlio del re e della regina. Lui è il principe. Come nelle fiabe. Nel momento in cui la madre lascia il marito perché per lei non va bene, il figlio si trova ad essere figlio di uno che mamma non ha considerato un granché. La sua fede in sé stesso non può che vacillare. Poi c’è il problema del secondo compagno di mamma. Attenzione all’uomo che è di fianco a mamma e non è fisicamente il padre del bambino perché nel 80% dei casi le aggressioni fisiche ai figli arrivano dal secondo compagno di mamma. Quindi onore a Esselunga che finalmente ha detto la verità. La verità è aspra, brutta e cattiva. La verità è che il divorzio fa male ai figli, esattamente come l’aborto uccide un innocente. Siete proprio certi che chi ha reso un vostro diritto fare del male ai figli sia una persona perbene? Questo diritto non usatelo. Se state litigando, approfittate di questa meravigliosa pubblicità e fermatevi. L’importante non è fatto dalle cose, ma dal senso che diamo alle cose. Potete decidere che tutti gli screzi non sono così importanti. Se anche solo una coppia sarà fermata da questa meravigliosa pubblicità, questa meravigliosa pubblicità merita il Nobel.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





