2025-02-05
        Il divo trans casca sull’islamofobia
    
 
        Karla Sofía Gascón, protagonista del musical «Emilia Pérez» (Getty Images)
    
Netflix esclude Gascón dalla promozione di «Emilia Pérez». Galeotti alcuni tweet tacciati di razzismo che affossano il candidato all’Oscar in chiave anti Trump.«Vogliono applicare a me la cultura della cancellazione». È questo il grido di dolore che Karla Sofía Gascón ha affidato a un lungo post su Instagram. Per chi non la conoscesse, Gascón è la protagonista di Emilia Pérez, un musical poliziottesco che tratta di un narcotrafficante trans. Solo nell’epoca dell’ideologia woke, in effetti, poteva venire in mente a qualcuno una trama del genere. Eppure, malgrado le quotazioni del wokismo siano attualmente in ribasso, il film ha riscosso una valanga di premi, oltre alla bellezza di 13 nomination agli Oscar. Tra le statuette contese da Emilia Pérez c’è anche quella per la migliore attrice protagonista. Che, in caso, andrebbe proprio a Gascón. C’è solo un problema: l’attrice spagnola, in realtà, è un lui. Nato Carlos, Karla Sofía ha deciso di iniziare il percorso di transizione all’età di 46 anni. Tradotto: il premio di miglior attrice rischia di finire nelle mani di un uomo. Miracoli dello star system di Hollywood (che non vede l’ora di fare un dispetto a Donald Trump). Malgrado fosse tutto apparecchiato per il primo trans della storia che si aggiudica la tanto ambita statuetta per un ruolo femminile, ecco che qualcosa è andato storto. Tanto che Netflix, sempre attenta a non urtare la sensibilità delle minoranze, ha di fatto «eliminato» Gascón dalle campagne promozionali del film su suolo americano. La rivelazione arriva dall’Hollywood reporter, che spiega come sia stato cancellato il viaggio in aereo con cui l’attore trans si sarebbe dovuto recare a Los Angeles, dove in settimana sono previsti diversi eventi per far pubblicità alla pellicola. Ma che cos’è successo di tanto grave da far precipitare Gascón dalle stelle alle stalle? Negli scorsi giorni sono ritornati a galla alcuni tweet - risalenti al 2020 e al 2021 - in cui il candidato all’Oscar si esprimeva con toni politicamente scorrettissimi su temi assai sensibili: islam, George Floyd, vaccini anti Covid. «È solo una mia impressione o ci sono più musulmani in Spagna?», si chiedeva Gascón in un post del 2020. «Ogni volta che vado a prendere mia figlia a scuola», proseguiva, «ci sono sempre più donne con i capelli coperti e con le gonne lunghe fino ai talloni. Il prossimo anno invece dell’inglese dovremo insegnare l’arabo». In un altro tweet, invece, l’attore trans si abbandonava al sarcasmo: «L’islam è meraviglioso, senza alcun machismo. Le donne sono rispettate e, quando sono così rispettate, viene loro lasciato un piccolo foro quadrato sul viso perché siano visibili gli occhi e la bocca. Che profondo disgusto per l’umanità». Oltre ai suoi post controversi sull’islam, Gascón ha ricevuto diverse critiche anche per un commento sul martire di Black lives matter: «Penso davvero che a pochissime persone sia mai importato di George Floyd, un truffatore tossicodipendente, ma la sua morte è servita a dimostrare ancora una volta che ci sono persone che considerano i neri come scimmie senza diritti e considerano i poliziotti degli assassini. Hanno tutti torto». Ai tempi della pandemia, invece, il candidato all’Oscar se l’era presa con Pechino: «Il vaccino cinese, oltre al chip obbligatorio, viene fornito con due involtini primavera, un gatto che muove la mano, due fiori di plastica, una lanterna pop-up, tre linee telefoniche e un euro per il tuo primo acquisto controllato. Non c’è nessuno che possa mettersi in riga con questa merda cinese». E la lista degli scivoloni non è neanche finita.Una volta che si è alzato il polverone, Gascón ha provato a metterci una pezza: post strappalacrime su Instagram e intervista con il cuore in mano alla Cnn, in cui assicura di non essere razzista e lamenta di essere una vittima della «cancel culture». Ovviamente non è bastato. Funziona così, del resto, nel mondo patinato di Hollywood: una transizione ti può valere onore e gloria, ma una parola sbagliata rischia di scaraventarti nel baratro. E nell’inferno degli improbi, si sa, non c’è pietà né assoluzione.
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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        Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)