2022-08-28
Disco rotto Speranza: «4ª dose e zitti»
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Silenzio totale dopo la pubblicazione dello studio sull’efficacia degli antinfiammatori nel prevenire le ospedalizzazioni (cosa già evidente a chi curava i malati): il capo di Articolo 1 tira dritto sulla litania dei vaccini. Dopo quel che è successo, come si fa a fidarsi? Il ministro è capolista al collegio Napoli 1: ecco cosa deve succedere perché rimanga a casa.Nemmeno una parola. Ieri gran parte della stampa ha deciso di ignorare lo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet sull’efficacia dei farmaci antinfiammatori contro il Covid. Di solito basta una qualsiasi ricerca messa a punto in un laboratorio italiano per eccitare gli animi dei cronisti. Ma questa volta no. Sebbene il rapporto fosse opera del più importante centro di ricerca nazionale, l’Istituto Mario Negri, i giornali non sono riusciti a trovare neppure un piccolo spazio per pubblicare la notizia.Paginate intere dedicate alle «vacanze infinite» dovute a un’estate che sembra non concludersi mai, altre riservate alla «moda africana», per celebrare l’estetica del continente, ma neppure una breve per dire che con una semplice pillola di Brufen o di Aulin si possono ridurre le ospedalizzazioni del 90 per cento. E dire che da oltre due anni viviamo con l’incubo di essere contagiati e di finire al pronto soccorso o, addirittura, in terapia intensiva. Soprattutto, ci sono 175.000 motivi, tali infatti sono i morti per coronavirus da marzo 2020 a oggi, per ritenere che la «scoperta» di farmaci che possono curare l’infezione sia argomento da prima pagina, che interessa tutti. Invece, al contrario di quello che ci saremmo aspettati, sulla pubblicazione di Lancet è calato il silenzio. C’è chi, come Repubblica, ha deciso di dare conto dello studio sul proprio sito online, senza commenti e senza scuse, dimenticando che due anni prima, sullo stesso sito, aveva pubblicato un perentorio invito «a non prendere antinfiammatori per proteggersi dal coronavirus» anche se il suggerimento non veniva certo da una ricerca documentata come quella dell’Istituto Mario Negri. Sì, è sorprendente l’atteggiamento con cui gran parte della stampa ha accolto la notizia. Qualcuno ha commentato dicendo che «si sapeva». Peccato che per oltre due anni, la sola certezza propalata da tutti gli organi d’informazione è che contro il Covid non c’era alcuna cura e al massimo toccava farsi il segno della croce, prendendo compresse di paracetamolo e sperando di farla franca. Da gennaio del 2021 poi, così come prima il dogma prevedeva Tachipirina e vigile attesa, si è passati al dogma del vaccino. Ora, intendiamoci, l’immunizzazione ha aiutato centinaia di migliaia di persone, evitando probabilmente a molti contagiati di finire in ospedale. Tuttavia, è la demonizzazione di chi ha scelto di non sottoporsi all’iniezione che ha poco senso. Così come si evitò di dire che un’adeguata cura con gli antinfiammatori riusciva a evitare nella stragrande maggioranza dei casi di finire intubati, si è lasciato credere che bastasse una puntura per «non contagiarsi e non contagiare». Una bugia, accompagnata da un obbligo vaccinale introdotto surrettiziamente, con il green pass, lasciapassare discriminatorio che non ha certo impedito al virus di circolare, ma ha negato la libertà di accedere a mezzi e locali pubblici solo a coloro che avevano esercitato un loro diritto. Oggi, nonostante sia in scadenza, Roberto Speranza si fa portabandiera di una nuova campagna vaccinale, la quarta, ma forse, visto ciò che è accaduto, con gli errori di comunicazione e di informazione commessi durante la prima ondata di coronavirus, farebbe meglio ad astenersi. Del resto, il silenzio è quanto hanno deciso molti di coloro che fino all’altro ieri, con i loro giornali, lo sostenevano, bollando con il marchio dell’infamia chiunque la pensasse in modo diverso.