2023-02-25
Prossimo disastro Ue: armi come i vaccini
Ursula von der Leyen e Josep Borrell (Getty Images)
Le metafore militari abusate in pandemia si mostrano azzeccate: Ursula Von der Leyen e Josep Borrell ora citano il modello (costoso e poco trasparente) degli acquisti comuni di farmaci. Vogliono usare la stessa formula per finanziare armamenti da mandare in Ucraina.Facciamo con le armi come con i vaccini. Cosa potrebbe andare storto? I contratti con Big pharma sono stati così limpidi, che c’è davvero da augurarsi un bis con i produttori di mezzi militari.L’ideona l’aveva lanciata, pochi giorni fa, il premier estone, Kaja Kallas. Alla Conferenza di Monaco, l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, l’ha sposata con entusiasmo: usiamo l’industria della Difesa europea (cioè francese e tedesca) per aumentare la produzione di munizioni e organizzare le spedizioni in Ucraina. Una procedura centralizzata affine a quella degli acquisiti congiunti dei farmaci anti Covid, come ha confermato ieri Ursula von der Leyen. A essere precisi, la trovata di tirare in ballo la pandemia l’aveva avuta per primo, a giugno 2022, Volodymyr Zelensky. Il leader del Paese invaso aveva descritto le armi spedite a Kiev e le sanzioni ai danni di Mosca come «un vaccino contro il Covid-22 portato dalla Russia». Tu guarda i miracoli della retorica: la metafora bellica che tanto era andata di moda a partire dal 2020 - «Siamo in guerra con il virus» - è stata catapultata nella realtà. Se un tempo il Covid era come la guerra, adesso la guerra è diventata come il Covid. I progetti di Bruxelles, anzi, vanno persino oltre i migliori auspici espressi dal presidente ucraino: perché se cannoni, obici, razzi e tank sono l’equivalente militare del vaccino, appare sensato comprarli come se fossero dosi di Comirnaty.Vogliamo riconoscere che c’è qualche sensato motivo per essere scettici? Proviamo a riepilogare com’è andata con le fiale per il coronavirus. La funzionaria italiana della Commissione, Sandra Gallina, fu messa a capo delle trattative con i colossi del farmaco. All’inizio, l’Ue si fece surclassare da Uk, Usa e Israele. Quando, a primavera 2021, si crearono problemi con le consegne del vaccino Pfizer, von der Leyen scese in campo personalmente. Lo sblocco della situazione avvenne dopo una fitta corrispondenza via smartphone con l’ad dell’azienda, Albert Bourla. Di quei messaggini non c’è più traccia: la presidente ha condotto un negoziato per miliardi di euro senza ritenere che dovesse esservi traccia di quanto s’era detta con il ceo della multinazionale. Anche il difensore civico europeo, Emily O’Reilly, chiede di vederci chiaro. E il New York Times ha addirittura fatto causa all’esecutivo Ue, per il rifiuto ostinato di tirare fuori le conversazioni. Non finisce qui. Secondo la commissione d’inchiesta dell’Europarlamento, nel terzo contratto con Pfizer, frutto di quell’intervento diretto di Ursula, ci sarebbero palesi irregolarità. Intervistata dalla Verità, la numero uno del comitato, la socialista belga Kathleen Van Brempt, ha spiegato che, su quella stipula, «la Corte dei conti Ue non ha ricevuto alcuna informazione», benché abbia diritto d’accesso agli atti. Naturale: se gli atti sono spariti… A settembre, peraltro, i revisori avevano bocciato esplicitamente il «sistema centralizzato di appalto per i vaccini», avviato «in ritardo rispetto a Regno Unito e Stati Uniti» e privo di «disposizioni specifiche» per far fronte a eventuali «carenze di approvvigionamento». Proprio la circostanza che ha poi spinto la von der Leyen ha metterci una buona parola con Bourla. Alla fine, secondo i magistrati contabili, da parte di Bruxelles «è mancata un’adeguata valutazione della performance del procedimento di appalto». In virtù di quale logica un sistema che ha fallito con i medicinali dovrebbe funzionare con i proiettili? Gli eurodeputati si lamentano di aver ricevuto soltanto copie dei contratti piene di omissis. Bisognerà aspettarsi altrettanta trasparenza con gli affidamenti alle industrie belliche? Combinando le rivelazioni che pubblicò il quotidiano catalano La Vanguardia e le rimostranze del nostro ministro, Orazio Schillaci, apprendiamo che Pfizer era stata esentata da qualsiasi responsabilità per i danni da vaccino e che, nell’eventualità di un procedimento legale, le spese sarebbero state in capo agli Stati membri. Come dovrebbe andare a finire con le munizioni? Se ce le vendono difettose, versiamo un risarcimento a Zelensky? E i soldi per gli acquisti comuni chi li mette? Borrell aveva suggerito, con involontario effetto orwelliano, di attingere al «fondo per la pace», Epf, visto che non si può impiegare il budget Ue «per comprare armi letali». Parliamo di un plafond da 3,6 miliardi. Da espandere? Con quali garanzie? A quali condizioni? E sotto la vigilanza di chi, visto che si tratta di sicurezza, una materia ben più delicata dei segreti industriali che Big pharma custodisce gelosamente?Un aforisma attribuito ad Albert Einstein recita: follia è il ripetere la stessa azione aspettandosi dei risultati diversi. Sicuri sia un affarone, comprare le armi come fossero i vaccini?
Chuck Schumer (Getty Images)