2024-09-05
Via Kuleba, ora Zelensky è solo al comando
Volodymyr Zelensky e Dmytro Kuleba (Ansa)
Nell’ultima purga salta anche il ministro degli Esteri: dopo aver fatto fuori le opposizioni, il leader ucraino caccia dall’esecutivo tutti gli esponenti «scomodi». Secondo Mosca, nel bombardamento di Leopoli sarebbero stati colpiti istruttori occidentali.Più che foglie cadenti e rami spogli, a Kiev è più opportuno parlare di nodi che cominciano ad arrivare al pettine, con il rimpasto di governo messo in atto dal presidente Volodymyr Zelensky. Un cambiamento che coinvolge più della metà dei ministri e che lascia, al momento, scoperte dieci delle 21 deleghe ministeriali, tra cui quella per la produzione delle armi. A farne le spese, su tutti, è stato l’ormai ex ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che ieri ha rassegnato le dimissioni attraverso una lettera consegnata al Parlamento ucraino, la Verkhovna Rada, ed è ora pronto, stando alle indiscrezioni riportate da Rbc Ukraina, a essere spedito a Bruxelles per ricoprire il ruolo di ambasciatore. La notizia è stata accolta da Mosca con estrema ironia, con la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha commentato: «È autunno, cadono le foglie e i rami si mostrano nudi». Secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, invece, il rimpasto di Kiev non influenzerà in alcun modo un’eventuale ripresa dei negoziati.Oltre a Kuleba, hanno lasciato il proprio ministero anche Denys Maliuska, titolare della Giustizia, Ruslan Strilets dell’Ambiente, Oleksandr Kamyshin delle Industrie strategiche, Iryna Vereshchuk della Reintegrazione dei territori occupati e Olha Stefanishyna dell’Integrazione europea ed euroatlantica. Queste ultime due, che erano anche vice primi ministri, dovrebbero però restare al governo trovando impiego in altri ministeri. «Abbiamo bisogno di nuova energia. L’autunno sarà estremamente importante per l’Ucraina. E le nostre istituzioni statali devono essere pronte», ha spiegato in conferenza stampa Zelensky, «sono molto grato ai ministri e a tutto il gabinetto per aver lavorato per l’Ucraina e il bene degli ucraini per quattro anni e mezzo». Il presidente ucraino ha parlato di normale avvicendamento, ma sta di fatto che l’ex comico si trova ora sempre più al centro e al comando delle scelte strategiche del Paese. A fare più clamore è ovviamente il siluramento che riguarda Kuleba, ancor di più dopo che l’ormai ex ministro era vicino a finalizzare gli accordi con Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia, volti a ottenere la revoca dei divieti di utilizzo delle armi occidentali per colpire in profondità sul suolo russo. Neanche i numerosi successi registrati nell’ambito degli aiuti internazionali ottenuti dall’Ucraina negli ultimi due anni sono bastati. Dietro la rottura tra Zelensky e i ministri che hanno rassegnato le dimissioni potrebbe esserci, tra le altre cose, il contrasto sorto in seguito alla rimozione di Volodymyr Kudrytskyi dalla presidenza della Ukrenergo, la società statale che si occupa della gestione degli impianti energetici ucraini, accusato dal premier di «mancata attuazione degli ordini arrivati da Kiev» e «di una scarsa protezione delle strutture dell’azienda dagli attacchi russi». A Kuleba e agli altri ministri sembra dunque toccata la stessa sorte di chi in questi oltre due anni di conflitto non ha condiviso o si è dimostrato contrario ad alcune scelte presidenziali. Lo scorso anno fu il generale Valerij Zaluzhny, ritenuto il responsabile del fallimento della controffensiva ucraina del 2023 e poi esiliato a Londra. In precedenza i partiti politici esautorati dalla legge marziale. Ora è più di metà governo a essere messo alla porta. Situazioni che inducono a pensare che il tanto democratico Zelensky non sia poi così tanto democratico e stia decidendo pian piano di allontanare dai palazzi di comando personalità concorrenti - il gradimento popolare di Kuleba, così come quello di Zaluzhny, sono in grande ascesa - e accentrare il più possibile il potere. Si potrebbe dire quasi un uomo solo al comando: a oggi, gli ultimi fedelissimi a resistere alle purghe sono il capo dei consiglieri Mykhailo Podolyak e il responsabile dell’amministrazione presidenziale Andriy Yermak. Il premier, per scongiurare il rischio di una frattura interna al suo governo, ha detto che c’è bisogno di energia nuova, ma se tiene così tanto a legittimare un nuovo corso ucraino, perché non sceglie la strada delle nuove elezioni? La scusa della solidarietà di guerra non può più reggere. Nel frattempo, i combattimenti proseguono feroci. L’attacco russo con missili ipersonici Kinzhal su Leopoli nella notte tra martedì e mercoledì ha provocato sette morti e almeno 40 feriti. A Poltava, invece, dove il raid russo del 3 settembre al centro di addestramento delle forze armate ucraine ha causato 51 vittime e 271 feriti. Tra questi, stando a quanto comunicato dal ministero della Difesa russo, sono stati colpiti addestratori occidentali.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.