2021-03-13
«Dimenticato per un anno dall'Inps»
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La storia di Giuseppe, 52enne milanese a cui nel 2019 era stata riconosciuta la pensione di invalidità ordinaria, ma incredibilmente sospesa e che al momento del 730 si è visto recapitare dall'ente previdenziale un ravvedimento fiscale di 1.500 euro per doppio reddito: «Un'odissea per ottenere i miei diritti. Alle visite trattato come un mendicante».Ascolta qui l'intervento di Giuseppe ai microfoni di Rpl.Inps, Istituto nazionale previdenza sociale, ossia - oltre a gestire la liquidazione e il pagamento delle pensioni e delle indennità di natura previdenziale e assistenziale - ente istituito per garantire a persone con disabilità provata prestazioni che rappresentano diritti costituzionali e quindi un mezzo di sussistenza economica per riempire un vuoto causato dall'impossibilità a svolgere il proprio lavoro. A volte, però, accade quasi il contrario. Come nel caso di Giuseppe, un uomo di 52 anni che da sette anni lotta con le unghie e con i denti contro un tumore e da tre contro gli inghippi burocratici dell'Inps per vedersi riconoscere due diritti essenziali per andare avanti: la pensione di invalidità ordinaria e la 104.Cosa sono? La pensione di invalidità ordinaria viene concessa a chi ha lavorato almeno cinque anni, di cui almeno tre negli ultimi cinque, e ha subito durante il rapporto di lavoro un calo della capacità lavorativa superiore ai due terzi. La 104, invece, è una legge che riconosce ai lavoratori dipendenti con disabilità grave e ai lavoratori dipendenti che prestano assistenza ai loro familiari con disabilità grave, permessi e periodi di congedo straordinario retribuiti. Requisiti che, suo malgrado, Giuseppe possiede in piena regola, ma per qualche arcano motivo non sono sufficienti per evitargli una vera e propria odissea burocratica tra ore passate al telefono in attesa di poter parlare con qualche operatore, visite su visite di revisione, viaggi, alcuni a vuoto, negli uffici Inps e al patronato, e cause legali per ottenere quel che gli spetta.Il calvario di Giuseppe, comincia nel 2012, quando durante un intervento di routine all'ernia inguinale gli esami pre operazione evidenziano un timoma, ossia un tumore raro che colpisce i polmoni. Comincia un iter di visite e cure a base di chemio che dura sei anni, fino al 2018. Sei anni di controlli oncologici stretti impostati ogni sei mesi per tenere sotto controllo l'evoluzione della patologia e alla fine dei quali, nella maggior parte dei casi si guarisce e si torna ad avere una vita normale, ma proprio sul traguardo di questa lunga corsa contro il tumore si è presentata una recidiva ed è ricominciata un'altra trafila di controlli che ha portato Giuseppe a un intervento nel mese di settembre del 2018. «Mi hanno operato tagliando due costole per poter resettare il tumore, ma così facendo hanno dovuto togliere la pleura al polmone destro e per questo motivo faccio tuttora fatica a respirare». Dopo questo intervento Giuseppe si sposta dal reparto di degenza post operatoria a quello di medicina di urgenza per tenere a bada una brutta infezione causata probabilmente da un batterio presente in sala operatoria che gli ha fatto accusare sintomi di pielonefrite, una fortissima infezione renale che può portare a necrosi. Altre terapie antidolorifiche con farmaci e scrambler elettrico, un macchinario che cura il dolore attraverso degli elettrodi. Terminata questa cura entra in oncologia per iniziare il ciclo di chemioterapia molto pesante, tanto che al termine del primo ciclo subisce un infarto dal quale è stato molto difficile venir fuori, specialmente a livello emotivo. Ma Giuseppe non si arrende, e si riprende anche questa volta. Ed è alla fine di questa fase, dopo l'accertarsi della recidività del tumore nel 2018, che chiede all'Inps un aggravamento della sua disabilità, che nel 2012 era stata calcolata con un 75%, e dopo questo ulteriore intoppo portata all'85%. A febbraio del 2019, conscio che l'assenza dal lavoro sarebbe stata molto prolungata - si occupava del flusso merci e del controllo qualità/quantità presso un supermercato - gli è stata concessa la percentuale più alta di invalidità ordinaria e quindi il 100% e la 104, che in caso di rientro al lavoro sarebbe stata fondamentale per la gestione della patologia.Quando nel 2020 Giuseppe ha dovuto presentare il modello 730 è venuto fuori che con le quote della pensione stessa avrebbe dovuto pagare le tasse prodotte dal doppio reddito in quanto fino al mese di giugno del 2019 aveva percepito lo stipendio del lavoro in stato di malattia, ma da giugno in poi, essendo entrato in regime di aspettativa retribuita, è venuto meno quel reddito. Oltretutto, l'Inps aveva stabilito, in virtù del reddito percepito nei primi sei mesi dell'anno da Giuseppe, una decurtazione della pensione da 980 euro a 490, la metà. «Quando l'Inps è venuta a conoscenza dell'interruzione dello stipendio avrebbe dovuto intervenire dandomi la quota intera, cosa che non è avvenuta» spiega Giuseppe. «Avrebbe dovuto trattenere queste quote dalla concessione della pensione, ma non dandomela più nel 2020 non ha potuto trattenere le quote sulle tasse del 2019. Quindi il 27 gennaio mi è arrivato il ravvedimento fiscale di 1.500 euro da pagare entro il 31, senza sapere il perché. È cominciata un'altra trafila, un viaggio omerico, dove nemmeno gli impiegati dell'Inps e il responsabile di sezione sapevano darmi risposte. Dopo una verifica è stato finalmente accertato che la pensione era stata sospesa a febbraio del 2020 in odore della revisione per il rinnovo della 104 e dell'invalidità, che mi avevano tolto nonostante tutte le aggravanti che ho documentato sulla mia salute. Ho aperto poi una causa legale, infruttuosa, per poter riottenere se non tutto almeno una parte, perché la 104 è indispensabile se voglio pensare a un rientro al lavoro».Tutto ciò ha smosso le acque ma ha scaturito l'ennesima richiesta di revisione medica dello scorso 10 marzo per riottenere almeno la pensione. Un messaggio sul telefonino con luogo, giorno, orario e numero di protocollo Inps, a cui è seguita una telefonata dall'ufficio delle visite mediche: «L'addetta, con tono perentorio e un approccio arrogante, mi ha intimato di essere presente alla visita» racconta Giuseppe. «Per provocazione ho detto che sono stato inserito nelle categorie a rischio contagio Covid. A quel punto mi ha minacciato dicendomi che se non fossi andato mi avrebbero tolto la pensione. Ci sono andato perché avevo comunque intenzione di andarci e perché avevo dovuto chiedere informazioni sul perché mi era stata bloccata la pensione. Non so cosa sia successo nel sistema informatico, so solo che per un anno sono stato dimenticato». Dal racconto di Giuseppe colpisce come un ente che dovrebbe tutelare e proteggere i soggetti più deboli, non solo ostacoli con la burocrazia la concessione dei diritti fondamentali per la sussistenza economica, ma si approcci con gli utenti in maniera quantomeno rivedibile. «All'atto della visita mi sono sentito umiliato. Dover andare a parlare con delle persone portandosi tutto il bagaglio di problematiche fisiche a cui si aggiungono quelle emotive, non è facile e ci si trova in forte inferiorità emotiva nei confronti di queste persone che sono poste lì a giudicare chi hanno di fronte, partendo dal presupposto che se un'azienda può risparmiare, risparmia, e con questa metodologia d'ufficio ti tolgono le cose. Mi sono sentito trattare come un mendicante. È umiliante, sembra quasi chiedere la carità anche se sono diritti costituzionali e questo ti pone in una condizione emotiva subalterna. Vai lì quasi da sconfitto».Nonostante lo sconforto e le mille difficoltà, però, Giuseppe non ha nessuna intenzione di mollare: «Ho dovuto, voluto e potuto combattere ogni volta trovando le energie per andare avanti, pur avendo delle limitazioni, perché ho una famiglia con una moglie e due figli a cui pensare». La prima conquista è stata il ripristino della pensione, finalmente sbloccata proprio nel mese di marzo. La battaglia ora prosegue per riavere la 104 e ottenere l'inabilità lavorativa per poter arrivare alla pensione.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)