2021-03-10
«Dimenticare lo sport significa minare la salute degli italiani»
Il presidente veneto di Federnuoto, Roberto Cognonato: «Il 15% degli impianti chiuderà, un grande danno per giovani, anziani e disabili».Una ragione culturale ha determinato il lassismo della politica sullo sport, martoriato da un'epidemia che non si esaurisce nel Covid-19. «Siamo una nazione in cui lo sport è attività di complemento, subordinata ad altre. Mancano gli investimenti. Il settore è lasciato all'autogestione, senza alcun percorso formativo strutturato. Ci costringono all'estemporaneità, ma noi abbiano bisogno di struttura», ha lamentato Roberto Cognonato, presidente veneto di Federnuoto, direttore del centro federale di Verona, lo stesso in cui si allena Federica Pellegrini, e parte del consiglio direttivo di Assopiscine. «Permane l'idea che lo sport sia un'attività accessoria, di tipo ludico, ricreativo. Dovrebbe, invece, essere considerato un'attività primaria, formativa, utile per il benessere psicofisico e il mantenimento della buona salute, specie se in età adulta e avanzata». Eppure, nella formazione del governo Draghi non c'è stata alcuna delega allo sport. «Al momento, la formazione del nuovo governo non ha prodotto alcun cambio di passo. Siamo in attesa del decreto atto a sostituire Ristori 5. Stiamo cercando di capire se sarà in grado di dare sostegno economico ad attività che ne hanno bisogno. I costi di mantenimento sono importanti anche per gli impianti chiusi». Di che cifre si parla? «Un impianto chiuso ha spese fisse per 10-20.000 euro al mese. Sono costi necessari al mantenimento, perché la struttura non sia compromessa. È necessario pagare quei soldi, ma non ci sono più le risorse per farlo. Il rischio è che non si riapra». Quanti impianti rischiano la chiusura definitiva? «In questo momento, si parla di un 10-15%. Sarà da vedere, poi, se e cosa faranno le amministrazioni comunali per evitare i fallimenti. Sarebbe bene ricordare che la maggior parte degli impianti è pubblica, in regime di concessione. Gli impianti, in nome e per conto delle amministrazioni comunali, erogano un servizio pubblico primario, per il benessere e la comunità». Inoltre, vi è stato chiesto di investire cifre ingenti nella messa in sicurezza degli impianti. «Di media, i protocolli attuati per la ripartenza sono costati un minimo di 20.000 euro ad impianto. Abbiamo garantito dei servizi che poi si sono rivelati inutili: più docce, più personale, sistemi di controllo informatizzati. Ci hanno chiusi lo stesso, eppure da maggio ad ottobre non c'è stato un solo caso di contagio negli impianti sportivi». Cosa comporta, in termini sociali, il divieto di fare attività fisica? «Siamo un Paese che invecchia. Lo sport dovrebbe aiutare a combattere la passività, a tenere acceso il fuoco della vita. I disabili lamentano regressioni, come gli anziani, che non riescono più a prendere in braccio i nipotini, a fare le scale, la spesa in autonomia. Tra gli adolescenti, c'è stato un incremento esponenziale nei casi di giovani a rischio suicidio o apatia». E se lo sport fosse visto come prevenzione? «Dovrebbe, dovrebbe essere prescritto dal medico di base. Un piccolo investimento a sostegno dell'attività fisica garantirebbe un enorme risparmio in termini di assistenza sanitaria. Chi è sportivo, cura di più l'alimentazione e ha una migliore salute mentale, meno ansie e depressione. Quel che non si capisce è se ci sia la volontà di favorire il consumo di farmaci o quello di strutture sanitarie che, inevitabilmente, finiscono per collassare». Tanti potenziali campioni, poi, sono stati costretti a rinunciare allo sport. Perderemo la prossima Federica Pellegrini? «Il rischio è elevato, non nell'immediato futuro, ma un pochino più avanti. Ci sono ragazzi fermi in attività di base. Avrebbero potuto crescere, ma sono stati costretti a fermarsi e non riprenderanno. Avremo dei buchi in termini di ricambio generazionale, anche perché gli impianti in sofferenza sacrificheranno per prime le attività agonistiche, che hanno un costo elevato. Viviamo in un limbo che non consente di pianificare. Siamo zombie, fantasmi che non esistono. Dimenticati, come se lo sport fosse solo una parola, di cui ricordarsi quando una Pellegrini fa un risultato eclatante».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)